Capitolo 3

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Ho iniziato a giocare a calcetto all'età di 7 anni, andavo abbastanza bene negli allenamenti, proprio questo mi dicevano gli allenatori. Ma nelle partite, non mi facevano entrare quasi mai in campo. In poche parole forse erano solo complimenti per assecondare ciò che facevo negli allenamenti. Ero piccolo ma già qualcosa l'avevo capito quando non giocavo quasi mai. Ma l'amara scoperta fu quando dopo qualche allenamento ascoltai il mister dire "fatica molto in questi giorni. Ha 7 anni ma poi è troppo magro, altri ragazzi sono un po' più robusti".  Io avevo quell'età ma già qualcosa lo capivo perché i mister mi guardavano con aria diversa.
[...]
Infatti per qualche anno ho smesso di frequentare la scuola calcio, e infatti facevo sempre capricci. Poi un giorno i miei genitori mi spiegarono tutto:  "Dobbiamo parlarti. Non abbiamo voluto farti frequentare per qualche anno il calcetto perché i mister hanno detto che non sei adatto, ci dispiace". Mi sentivo malissimo perché amavo molto il calcio e mi faceva sentire libero di tutto.  Avevo 12-13 anni, e l'unica cosa che potevo fare era giocare con i miei amici. Era questo ogni volta. Ma un giorno come tanti, c'era un uomo che mi fece i complimenti. Ero molto soddisfatto e poi mi disse "Sai? Sono un osservatore e prelevo ragazzini che mi impressionano per portarli nella mia scuola calcio. Che ne dici di partecipare?" Io pensai subito "sarà un'occasione per riscattarmi".
[...]
Questo mister parlò con i miei genitori e loro gli dissero la mia situazione precedente ma il mister non si preoccupò e i miei genitori, che sapevano quanto amavo il calcio, accettarono, ma ciò ci comportava allontanarmi da casa e studiare in un'altra regione, cioè in Lombardia. E quindi senza pensarci subito preparai il borsone per il mio viaggio. E lì iniziò il mio percorso per un lungo viaggio per sperare di realizzare il mio sogno.

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