Capitolo 2

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~pov Claire~
E voi come la pensate? Da che parte state? Il mondo va avanti così, diviso a metà tra chi è di qua e chi è di là, tra chi pensa prima al noi e chi pensa prima al tutti, tra chi vuole tracciare una linea e costruire un muro e tra chi vuole smantellare mattone dopo mattone quei muri, tra chi è di destra e chi di sinistra.
E io sono di sinistra, ci sono nata e lotto per quello in cui credo.
Venti anni fa, un anno prima che nascessi, la destra prese il controllo del governo, ha ammesso come unica ideologia di stato quella di destra e ha dato alla vita una sorta di "caccia alle streghe" dove le streghe siamo noi, la sinistra. E infondo non è andata sempre così nella storia? Non vi sono sempre state lotte tra fazioni? Ma la storia si ripete ed è venuto il nostro momento di ribaltare la situazione.

Ero pronta, capelli legati, scarpe ben allacciate, la pistola al suo posto.
Sentii bussare alla porta ed andai ad aprire.
<Mi fa orrore vederti con quella cosa addosso>
Guardai la divisa che aveva un colore differente da quella che ho sempre indossato.
Isaac Khavo, figlio del comandante Khavo, era da sempre il mio migliore amico, avevamo la stessa tecnica di combattere, lo stesso modo di pensare, eravamo come fratelli.
<Isa, non scherzare>.
<Sai quello che devi fare?>
<Alle ore undici e venti entrerò nel quartiere generale, nonché dormitorio di comandanti e generali, inserito il codice di accesso, entrerò nella stanza di sicurezza e disattivo l'impianto di sicurezza, a quel punto entrerete voi e ...tutto sarà finito>
Mi misi seduta sul mio letto accanto ad Isaac e presi la sua mano.
<Se qualcosa non dev'esse andare nel verso giusto e dovessi fare una brutta fine ...vai avanti e porta a termine la missione>
Mi tirò per la mano e mi prese in braccio. Il mio orologio cominciò a lampeggiare. Isaac mi guardò negli occhi.
<È ora>
Eravamo in cinquanta, cinquanta soldati pronti a fare un'insurrezione.
Io e altri tre ragazzi avevamo il compito di disattivare le telecamere.
Uscimmo dal portone dei dormitori. Fuori fiocchi di neve scendevano lentamente.
<Tutti nelle macchine>
Andai in auto con Isaac, suo padre e altri due uomini.
<Claire, tuo padre mi ha detto di dirti che sta meglio> mi disse il comandante.
Papà soffriva di asma e non partecipava mai alle missioni, lui era la mente, lui organizzava i piani ed ero felice di questo, significava che era al sicuro.
< Bene, sono pronta>.

A un centinaio di metri dalla prima telecamera di sicurezza parcheggiammo le auto,e io, la prima a dover entrare mi avvicinai lentamente al piccolo cancello secondario della struttura.
Nascosi il mio viso sotto la visiera del cappello e digitai velocemente il codice che mi era stato detto, "47756", la piccola lucetta che si trovava sulla tastiera divenne verde e il cancello fece un leggero clic.
Avevo studiato per ore tutti i corridoi dei dormitori, e senza destare sospetti alle poche guardie che si aggiravano nel grande cortile mi avvicinai ad essi.
<Hey tu> mi si gelò il sangue.
Mi voltai e con espressione impassibile feci il saluto militare
<Chi sei?> mi venne chiesto da una guardia che aveva impugnato il fucile con entrambe le mani.
<Sono la gavetta 1672, sono stata incaricata di portare una lettera al sergente Commodi>
<Fammi vedere la lettera>
Estrassi il pezzo di carta dalla tasca posteriore dei pantaloni e lo diedi nelle mani della guardia.
<Okay, fai veloce> mi ridiede la lettera.
Mi voltai e mi incamminai verso l'ala est: i dormitori. Aperto il cancello dei dormitori, girai verso le scale antincendio e salii fino sul tetto. Al centro del tetto, come mi aspettavo di vedere, c'era una grande finestra. Guardai attraverso il vetro e vidi due uomini che stavano facendo attenzione a un televisore. Uno dei due stava facendo un numero su un telefono fisso...c'era qualcosa che non andava.
Velocemente estrassi il taglierino dai pantaloni e scavai nel silicone che sigillava la finestra. Con le unghie sollevai la linguetta che teneva chiuso il vetro e lo alzai quanto bastava per far sgusciare dentro il mio corpo.
<Generale, ci sono degli ...>
Con l'impugnatura della pistola colpii la testa del soldato, presi il telefono e lo scollegai dalla corrente. L'altro uomo stava digitando qualcosa al computer.
Presi il filo del telefono e lo strinsi intorno al collo dell'uomo.
< Non voglio ucciderti, ma non posso permetterti di rovinare tutto >.
La porta si aprì di botto ed entrarono i tre ragazzi incaricati di scollegare le telecamere. Uno di loro, Dallas, puntò la pistola con il silenziatore all'uomo che avevo tra le braccia e sparò.
<Che cazzo fai? C'era bisogno di ucciderlo?> feci cadere il corpo dell'uomo ormai morto a terra.
<Stai zitta e fai quello che devi fare>
Ci mettemmo all'opera, entrammo nel sistema operativo e disattivammo tutto.
Dallas prese il walkie-talkie.
<Via libera> e lo rimise a posto.
<Usciamo di qui> disse ancora.
Uscimmo dalla porta ma fuori qualcuno ci stava aspettando.
Tre contro otto... eravamo fottuti.
<Chi siete?> mi sentii prudere la gola, non avevo mai visto un ragazzo tanto bello, perfetto se non fosse per quella piccola cicatrice accanto alla bocca che rendeva la sua bellezza ancora più particolare. Ci stava puntando insieme ai suoi compagni delle pistole.
<Non è qui, missione fallita> sentimmo dire dal walkie-talkie.
<Buttate le vostre armi a terra> disse ancora quest'ultimo, non sembrava tranquillo, sembrava preoccupato.
<IMMEDIATAMENTE> urlò.
Presi la pistola e la buttai per terra, dandogli un calcio per allontanarla da me.
Gli altri fecero lo stesso.
E accadde tutto in un attimo.
Dal corridoio si sentirono passi che si avvicinavano e il ragazzo che fino a quel momento non mi aveva degnato di una sguardo mi prese per un braccio e mi sbattè addosso al suo petto.
Ero diventata uno scudo umano.
Tirai un calcio dietro di me, cercando di puntare allo stinco ma il contatto con una pistola alla mia tempia mi immobilizzò.
Davanti a noi si presentarono tutti i nostri uomini.
Cominciarono a sparare e i sette uomini caddero a terra, tutti tranne il soldato che mi stava puntando la pistola.
<Allontana la ragazza>
Disse il comandante Khavo, avvicinandosi a noi.
<Mi pensare talmente stupido, se muoio io lei muore con me>
<Non credo proprio stronzo> e mi feci scivolare dalla manica della giacca il piccolo ago che conficcai nella sua coscia.
<Stronza>sussuró e cadde a terra.
<Veloci, portiamolo via e puliamo tutto, Claire te esci>
Tutto si mosse intorno a me, i corpi degli uomini morti vennero messi dentro dei sacchi, mentre due uomini sollevarono di peso il ragazzo che avevo fatto svenire e lo portarono via
<Ci sei riuscita> mi disse Isaac mettendomi una mano sulla spalla.
Cosa stava succedendo? Perché stavamo rapendo quel ragazzo?

🐝spazio autrice🐝
Dallas

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Isaac

Isaac

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