Capitolo 7

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Quando uscii di corsa dalla palestra, tutti mi stavano fissando. Non mi piaceva stare al centro dell'attenzione, odiavo sentirmi gli occhi di qualcuno addosso.
Lui era riuscito a placcarmi senza nemmeno un minimo di fatica, non mi aveva neanche guardato. Era innegabile la sua bravura, dalle poche mosse che aveva fatto, si poteva capire quanti anni avesse trascorso ad allenarsi, quanto la sua tecnica si fosse affinata fino a diventare perfetta.
La porta sbatté dietro di me, ma subito dopo qualcuno la riaprí. Sentii il rimbombo di passi e una voce familiare che mi chiamava.
"Claire, Claire aspettami" mi girai e vidi Isaac corrermi incontro.
Non lo aspettai, accelerai il mio passo, non volevo fargli vedere il mio sguardo perso, le mie guance arrossite e  le mie mani tremanti.
"Vai via Is, per favore torna dentro"
"Fermati un attimo, ascoltami un secondo e poi giuro che me ne vado" sentii la sua mano prendermi il mio braccio delicatamente.
"Cosa c'è?" domandai alterata.
"Non fare così, lo ha fatto apposta per farti uscire"
"E allora ci è riuscito, io lì dentro non ci entro più".
Il suo sguardo divenne duro.
"Eh così che fai sempre, quando c'è un ostacolo, anche minimo, cerchi di aggirarlo... cresci Cla" e mi lasciò il braccio, rigirandosi e tornando indietro.
Le parole che mi aveva detto, mi avevano fatto lo stesso effetto di una secchiata d'acqua in faccia.
Mi fermai un attimo e mi appoggiai al muro cercando di calmarmi.
Non mi ero mai ritenuta una persona fragile, anzi...
Ma forse sbagliavo, forse dall'esterno sembravo solo una bambina che cercava di sembrare più grande
Provai a riavvicinarmi alla porta della palestra, ma guardando dentro vidi il ragazzo misterioso che teneva bloccato per terra Isaac con solo una mano, se fossi rientrata mi riavrebbe umiliata, Isaac era mille volte più bravo di me e se persino lui si stava trovando nella mia stessa situazione era meglio togliere il disturbo.

POV. Noah
*flashback: pochi giorni prima del rapimento*
Vedevo gocce d'acqua scivolare dalla punta dei miei capelli e cadere dentro il lavandino.
Non sono un tipo che si stupisce facilmente, ma in quel momento ero scioccato. Spostai lo sguardo su quella cartellina di carta con sopra il mio nome.
Involontariamente avevo bagnato alcuni punti della carta e prima che l'acqua arrivasse ai fogli dentro la cartellina, li tirai fuori.
Rilessi le numerose informazioni, fino a impararle a memoria.
Sfoglia le pagine fino ad giungere all'ultima, dove, vi era scritta una sola frase.
"Tutto è nelle tue mani Noah, non fallire".
Non avevo più paura di morire, più volte il mio cuore aveva rischiato di non battere più, mi era capitato di avere un coltello puntato alla gola ma ogni volta sono stato io a infilare quel coltello nelle gole dei miei nemici.
Ma quella volta era differente, sarei dovuto andare incontro alla morte volontariamente, senza opporre resistenza. Ma se questo sarebbe stato il mio destino, lo avrei fatto a testa alta.

*fine flashback*
"Questo è il livello della vostra preparazione? Questo è il massimo che sapete fare?" dissi schiacciando ancora di più la testa di quel coglione a terra.
Il mio corpo era posseduto da una rabbia irrazionale, avrei ucciso senza pensarci due volte ogni singola persona presente in quella stanza.
Vidi del sangue fuoriuscire dalla guancia del coglione, voleva dire qualcosa, ma non glielo permisi, spinsi la sua mascella verso terra non permettendogli di dire nessuna parola.
Quando vidi i suoi lineamenti rilassarsi mi alzai e feci un gesto verso gli altri, autorizzandoli ad avvicinarsi a lui per soccorrerlo.
Alcuni cominciarono a schiaffeggiarlo sulla faccia cercando di fargli riprendere i sensi.
"Isaac, Isaac svegliati"
"Isaac"
"Qualcuno vada a chiamare Claire"
Tutti cominciarono a gridare qualcosa.
Guardai l'orologio che si trovava sopra la porta e vidi che la mia ora di lezione era finita.
Con calma uscii dalla palestra e mi diressi verso la mia stanza per farmi una doccia.

Pov. Claire
"Claire vieni con noi, Isaac non sta bene"
Neanche dieci minuti dopo essermi ripromessa di non rientrare in quella palestra, mi ritrovai lì dentro.
Fui contenta di vedere che Isaac era sveglio, si era ripreso.
Ma aveva del sangue che gli usciva dalla bocca e una brutta contusione sulla guancia che anch'essa sanguinava.
Corsi verso di lui e mi ci inginocchiai di fronte.
"Is, come stai?"
La sua espressione dolorante mi fece capire la risposta.
"È stato lui?" chiesi dolcemente.
Annuí.
Mi alzai e come se nulla fosse mi incamminai.
Aprii la porta della palestra, percorsi il corridoio, feci le scale e continuai per la strada fino ad arrivare a destinazione.
La sua porta non era chiusa a chiave, non poteva chiuderla, non era uno di noi e chiunque sarebbe potuto entrare nella sua stanza per controllarlo.
Girai la maniglia ed entrai.
Sentii il getto dell'acqua della doccia in azione.
Mi misi seduta sul letto e aspettai.
Non avevo fretta.

Dopo neanche cinque minuti non sentii più il rumore dell'acqua e sentii il vetro della doccia aprirsi.
Mi misi comoda e fissai il mio sguardo sulla porta del bagno.
Essa, poco dopo, si aprì di colpo e lui mi si presentò di fronte con solo un asciugamano legato sulla vita.
Subito il suo sguardo si fissò nel mio.
"Cosa ci fai qui dentro?"
Non risposi.
Cominciò a ridere.
"Ah, penso di sapere il perché. Hai visto il tuo fidanzatino"
Non reagii alla sua provocazione.
Ma con tutta la calma possibile mi alzai in piedi e mi misi le mani in tasca.
"Hai sbagliato, ti ho dato una possibilità, ma non te lo sei meritato.  Non ti aiuterò più " e feci un passo verso la porta.
Sentii una morsa sulla mia vita e un respiro caldo sul mio collo.
"Questo è il mio modo di fare"
"Non è un modo che io approvo, Is è svenuto e hai fatto male anche a me"
La sua mano dalla vita si spostò,fino a scendere al punto dove poco prima mi aveva stretto e cominciò a messaggiare la zona.
Sentii le guance andarmi a fuoco e mi immobilizzai.
"Togliti"
Non si fermò.
Cercai di muovere le gambe per allontanarmi,ma la sua stretta si fece più forte.
La sua testa era appoggiata sulla mia ed entrambe le sue braccia mi stavano stringendo, una per la vita e l'altra mano era impegnata ad accarezzarmi la coscia.
"Lo hai voluto te tutto questo"mi sussurrò all'orecchio. Non capivo se intendesse il fatto di stramazzarmi al suolo o la posizione di noi in quel momento.
"Non intendevo questo"
Sentii una leggera umidità dietro la schiena e realizzai che lui era nudo dietro di me.
Sentivo tutto il suo corpo a contatto con il mio e lui si accorse dell'andamento dei miei pensieri.
Sentii il suo petto muoversi per una risata che stava cercando di trattenere.
"Ti imbarazzi per un uomo nudo?Dovresti essere abituata"
"Cosa vorresti dire?"
"Avrai visto il tuo fidanzatino, se non altri"
"A parte che Is e me non stiamo insieme... questo non ti riguarda e non ti deve interessare "
Non mi resi conto che fino a quel momento la sua mano stava continuando ad accarezzarmi.
Rimase in silenzio per alcuni secondi.
"La settimana sta per finire"
"Già..." risposi secca.
"Sono curioso di vedere cosa accadrà"
I sensi di colpa cominciarono a farsi sentire.
"Devo andare" e tolsi malamente le sue braccia dal mio corpo.
Quando mi girai verso di lui notai il suo asciugamano essere sceso sui suoi fianchi e alzai subito lo sguardo verso l'alto.
Non gli dissi nulla, mi avvicinai alla porta.
"Claire?"
Mi girai.
"Si?"
"Noah"
Non capii.
"Non ho capito"
"Noah... mi chiamo Noah"
Rimasi di stucco.
"Perchè me lo stai dicendo?"
"Perchè te lo devo" e con sguardo cupo e senza aggiungere altro tornò in bagno.
Noah, bel nome.

Non sapevo come comportarmi. Avevo bisogno di parlare con mio padre.
Andai nel suo ufficio, dove all'interno c'era  anche il capitano Khavo.
Alzai gli occhi al cielo.
"Ciao Claire" mi salutò lui.
"Ho bisogno di parlare con mio padre"
"Claire, non essere maleducata" mi rimproverò papà.
"Non ti preoccupare... tolgo il disturbo" e se ne andò.
"Mi hanno riferito cosa ha fatto il ragazzo... come stai?"
"Sto bene, sto bene. Noah un po' meno. Papà sono venuta qui per farti una domanda. La settima sta per finire... cosa ne faranno di lui?"
"Khavo mi ha oggi parlato di questo. Ora non posso dirti cosa mi ha riferito, ma... abbiamo dei sospetti"
"Riguardo a cosa?"
"Se lui è ciò che noi pensiamo che è, dobbiamo immediatamente sfruttare l'occasione prima che diventi troppo tardi"
"Chi pensate che sia?"
"Non ne siamo certi... ma forse è un importante generale"
"Ma sapete come si potrebbe chiamare?"
"Noah... Noah Centineo"
Raggelai.
"E se fosse lui... cosa accadrebbe?"
Si alzò dalla sua sedia.
"Cosa sai Claire?"

🐌Spazio autrice🐌
Scusate per il ritardo, ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere. Spero che vi piaccia il capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate
Baci Ely

Ciò che ci divide ~Noah Centineo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora