Capitolo 4

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~pov Claire~
<Lo hanno portato giù> sentii dire da una ragazza mentre camminavo per i corridoi.
<Lo hanno torturato, dicono che è svenuto per il dolore> stavano girando molte voci su quel ragazzo, d'altronde era da un secolo che non succedeva niente di nuovo e la missione di ieri sarebbe stata sulla bocca di tutti ancora per molto tempo.
Ma anch'io volevo sapere cosa gli fosse successo, forse davvero era stato torturato... mi rimaneva solo una cosa da fare per scoprirlo...dare un'occhiata.
Andai nella grande cucina e presi una bottiglietta d'acqua.
Per arrivare nei sotterranei, dovevo prendere l'unico ascensore che si trovava in tutto l'edificio. La nostra 'casa' si trovava praticamente quasi del tutto sottoterra, al piano più alto c'era 'il salotto', un'immensa area comune dove si poteva passare del tempo con gli altri, una sorta di area relax, che in vista delle grandi feste diventava una grande sala da pranzo, al secondo piano vi era la cucina, la palestra, le aule e gli uffici. Al terzo piano c'erano i dormitori e l'ultimo piano, era quello che noi chiamavamo ironicamente 'i sotterranei' . Lì c'erano ciò che si possono definire delle 'prigioni', erano rinchiusi infatti lì, i criminali e i traditori; non tutti vi potevano accedere, ma io ero pur sempre la figlia di Bluer e in quanto tale non avevo alcune limitazioni.
Andai nell'ascensore e digitai il codice per farlo muovere.
Scesa giù incontrai una guardia che si chiamava Dorian, non lo conoscevo molto bene, ma sapevo che era di qualche anno più grande di me.
<Che ci fai qui?> mi chiese diretto.
<Mi hanno detto di portare questa a quello nuovo> e feci volteggiare in aria la boccetta d'acqua.
<Fai veloce, non voglio guai, quarta porta a destra> e mi voltò le spalle.
Passo dopo passo mi avvicinai  alla porta che Dorian mi aveva appena indicato.
Quando entrai, non solo vidi che il ragazzo si era svegliato, ma si era anche riuscito a togliere le manette dalle mani.
<Bene, bene, bene, cosa abbiamo qua? Complimenti penso che tu abbia appena superato il record di tentata fuga>
Per fortuna aveva i piedi ancora incatenati.
<Prova ad avvicinarti se hai il coraggio>disse in modo intimidatorio.
<Tranquillo che di coraggio ne ho abbastanza> e lentamente estrassi dai pantaloni la pistola e la caricai.
<Ciò che hai appena fatto potrebbe sembrare molto sensuale, devo ammettere che potrebbe rientrare nei miei pensieri perversi, una bella ragazza che mi punta una pistola addosso....ma il fatto che a farlo sia stata te, ti fa sembrare solo una bambina che cerca di essere grande, mi fai quasi pena>
Sparai.
Sfiorai il suo bel faccino, conficcando la pallottola nel muro.
<Vedi, potrò sembrare una bambina, ma ti rivelo un segreto, questa bambina non ha paura di uccidere il proprio nemico>
<E allora uccidimi, coraggio, probabilmente se io fossi al tuo posto, ti avrei già conficcato un paio di pallottole nel cranio>
<Voltati>
<Che c'è, hai paura di vedermi negli occhi mentre mi spari?> e mi guardò in un modo da farmi tremare  le ginocchia.
<Ho detto voltati e metti le mani in alto> questa volta non ribatté e fece come gli avevo ordinato.
Era molto più alto di me, la mia testa non superava la sua spalla.
E mentre tirai le sue braccia indietro, la situazione si ribaltò e mi ritrovai con le mie braccia contorte dietro la schiena.
Avevo preso in considerazione questa eventualità, mio padre sin da quando sono nata mi ha sempre allenata ad essere sempre sulla difensiva, a pensare a tutte le mosse che il proprio nemico potrebbe compiere.
<Se stai cercando la pistola, l'ho appoggiata lì infondo>
<Non mi serve una pistola per ucciderti> e strinse ancora di più le mie braccia.
Mandai la testa indietro e come sperato colpii il suo naso, le sue braccia si allentarono dal mio corpo e io ne approfittai per mettergli le manette, più strette di prima.
Mi misi seduta a terra e cercai di riprendere le forze, pensavo davvero che sarebbe riuscito ad uccidermi.
<Troia>
<Cosa hai detto?> e come una furia mi avventai su di lui, ma dalla fretta non mi accorsi che stavo facendo proprio quello che lui voleva.Infatti lui tirò il piede facendo tendere la catena, che legava il suo piede alla sbarra del letto e mi fece uno sgambetto. Caddi a terra e sbattei il ginocchio al letto, urlai dal dolore.
Mi rialzai e notai gocce di sangue sgocciolare sul pavimento.
<Sei uno stronzo, ti avevo portato dell'acqua ma per quanto me ne riguarda puoi anche morire disidratato> presi la boccetta e la misi a qualche metro di distanza da lui, dove sarebbe riuscito solo a sfiorarla senza però prenderla.

Quando uscii dalla porta Dorian mi venne incontro.
<Cosa hai fatto al ginocchio?>
<Controlla quello nuovo più spesso>
E me ne andai.
Quando salii al piano dei dormitori andai verso la mia stanza. Entrai e andai nel bagno.Presi la cassetta del pronto soccorso, cercai dell'acqua ossigenata e delle garze.
I miei leggings si erano bucati e del sangue stava continuando ad uscire dalla ferita. Disinfettai tutta la zona e mi cambiai i pantaloni. La notte precedente non avevo dormito e l'adrenalina che da due giorni ininterrottamente, mi scorreva nel corpo, aveva sfiancato il mio corpo e la mia mente. Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi, prima di cadere in un sonno profondo ripensai a un paio di occhi scuri.

<Apri la porta Claire> un vociare mi svegliò.
<Claire butto giù la porta se non vieni immediatamente ad aprire> riconobbi la voce autoritaria di mio padre.
Mi svegliai velocemente ed andai ad aprire.
Davanti mi si presentarono il comandante Khavo e mio padre.
<Cosa hai fatto Claire?>mi chiese il comandante.
<Stavo dormendo> mi difesi.
<Non fare la stupida e dicci che cosa sei andata a fare nei sotterranei>gridò mio padre.
<Volevo...vederlo>
<Claire ti rendi conto di quanto...>continuò mio padre.
<E ti ha parlato?> lo interruppe il comandante.
<Parlato è una parola grossa, ci siamo per di più scontrati>
Il comandante Khavo sembrò quasi felice di sentire quelle parole.
<Torna li giù>.
<Cosa?> dicemmo insieme mio padre e me.
<Non voglio sentire discutere, tornerai lì sotto>
<Ma Khavo...>si lamentò mio padre.
<Bluer la devi smettere, tua figlia ormai è grande e non puoi più rinchiuderla nella tua gabbia, anche mio figlio rischia tutti i giorni la morte, ma sono orgoglioso di lui...lasciala andare>
<Non la lascerò morire> e voltandosi andò via.
<Claire vestiti bene e andiamo>disse Khavo.
<In che senso bene?>
<Non so, intendo più femminile, più sensuale> rabbrividii.
<Perchè dovrei farlo?>
<Vedi Claire, lui è il nostro nemico...ma rimane pur sempre un uomo>
<E io cosa centro con il fatto che lui è un uomo?>
<Claire, Claire, Claire, lo sai cosa preferisce un uomo al suo posto, alla sua famiglia o ai suoi ideali?>
Mi ammutolii, sentii una sua mano sfiorarmi il fianco e un respiro caldo dietro il collo.
E poi il nulla, la batte sbatté, rimasi sola.
🦄spazio autrice🦄
JAMES BLUER PADRE DI CLAIRE

🦄spazio autrice🦄JAMES BLUER PADRE DI CLAIRE

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