Capitolo 9

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Il giorno seguente, Isaac, Noah e me stavamo aspettando in palestra, guardandoci l'un l'altro senza dire una parola.
Quando le porte si aprirono ed entrò Khavo, l'aria per quanto possibile, divenne ancora più tesa.
< Ed ecco i miei campioni > commentò Khavo soddisfatto.
Noah stava dritto, con le braccia conserte, le gambe divaricate, lo sguardo attento e con una ruga di espressione che gli solcava la fronte, non si capiva se fosse arrabbiato o teso.
< Abbiamo poco tempo per prepararci, per l'esattezza tra due giorni avrà luogo il gala, quindi non voglio perdere tempo e voglio da subito dare le direttive .Te sei la sua nuova compagna, il tuo nome sarà Rose, tipico nome della destra, danno nome di un fiore profumato a qualcosa che in realtà è della merda, te Isaac, sarai suo cugino, ospitato dal nostro capitano per assistere alla vita militare e te... te dovrai assicurarti che tutto va nello giusto modo, dovrai guidarli e aiutarli a prendere ciò che voglio >concluse indicando Noah.
< Non lo farà mai, potrà tradirci da un momento all'altro, persino io lo farei > disse Isaac contrariato.
Khavo sorrise e guardò con sfida Noah, fece un paio di passi nella mia direzione e tirò fuori dalla tasca un qualche cosa.
< Potrá provarci... ma bisogna vedere quanto può resistere a una cosa del genere >
Aprì la mano e mi mostrò cosa aveva... un bracciale d'acciaio.
Venne dalla mia parte e mi diede un piccolo telecomando con un pulsante, poi andò verso Noah e gli chiese di mostrargli il braccio.
Non lo fece.
< Dammi il braccio, non te lo dirò un'altra volta>
Non si mosse.
Isaac che si trovava poco dietro Noah, gli tirò un calcio al polpaccio facendolo cadere in ginocchio
Khavo velocemente gli prese il braccio e fece scattare il bracciale intorno al suo polso.
Realizzai a cosa sarebbe servito quel telecomando .
< Premi il tasto centrale > disse Khavo.
Ero paralizzata, perché aveva dato a me questo incarico? Non poteva dare il telecomando a Isaac?Lui sarebbe stato ben disposto a procurare dolore a Noah.
Guardai il telecomando che stava cominciando a diventare scivoloso a causa del sudore delle mie mani.
Tutti mi stavano guardando, anche Noah, lui nonostante il dolore procuratogli dal calcio, mi stava sfidando con gli occhi, convinto che non avrei avuto il coraggio di fare nulla.
Strinsi il telecomando e spinsi quel tasto.
Non si sentì nessun suono, ma vidi Noah raggomitolarsi per terra tremante.
Mi avvicinai a lui ma Khavo mi prese per un braccio, bloccandomi.
< Se lo tocchi... cadrai a terra anche tu >
< Quanto dura l'effetto? > chiedi
< Non troppo... dagli due minuti e si rialzerà in piedi >
Dopo pochi secondi il suo corpo smise di tremare, ma continuava a stare con gli occhi chiusi.
< Non vogliamo che ciò possa ricapitare, vero Noah? > chiese Khavo inginocchiandosi.
Noah non rispose.
< Bene, allora fai come dico io... Isaac accompagnami fuori >
Isaac e Khavo se ne andarono, lasciando me e un Noah stramazzato a terra nella stessa stanza.
Stringevo ancora il telecomando nella mia mano, indecisa se restare ancora un po' lì o andare via.
< Sarà tutto inutile > le sue parole erano poco chiare, stava soffrendo, stringeva i denti dal dolore.
Mi avvicinai a lui e gli presi un braccio cercando di tirarlo su.
Pesava troppo per me, ma facendo leva sulle mie gambe, riuscii a farlo sedere.
Per evitare che ricadesse al suolo, continuai a tenerlo per le spalle.
< Cosa stai facendo? > mi chiese.
Non risposi, non volevo dirgli che stavo cercando di aiutarlo.
< Te non potrai mai controllarmi > mi disse.
Lo guardai negli occhi, i suoi erano glaciali, i miei ... probabilmente spalancati.
< Nessuno potrà mai controllarmi >
Il suo braccio si alzò e mi spinse via da lui.
Caddi sbattendo la schiena, ma continuai a guardarlo.
Lo vidi alzarsi senza un minimo lamento e andare via senza girarsi.
Quello non era umano... era una macchina da guerra.

2 giorni dopo
Bussai alla sua porta.
Entrai senza aspettare risposta.
Mio padre stava seduto sul tavolino a studiare le sue carte.
Alzò lo sguardo e mi fissò allibito.
< Sei bellissima >
Avevo passato le ultime due ore a prepararmi... o meglio a farmi preparare.
Indossavo un lungo vestito rosso, era aderente, mi mancava il fiato per quanto stringeva, ma era davvero bellissimo. Non era volgare, ma poteva attirare attenzioni, oltre per il suo colore acceso, anche per il fatto che lasciava la mia schiena totalmente nuda. Inoltre aveva una spaccatura che partiva a metà coscia e ogni volta che facevo un passo la mia gamba veniva mostrata per intero. Per mettere in risalto la mia schiena, mi avevano legato i capelli in una treccia morbida, semplice e aggraziata. Non volevo truccarmi ma capivo che con un vestito del genere sarebbe stato inevitabile un minimo di trucco. Mi tracciarono una linea nera con l'eye-liner e applicarono un rossetto del medesimo colore del mio vestito sulle mie labbra . Avevo imposto solo una condizione ... scarpe comode.  Sarei rimasta bassa, ma con un paio di sandali, potevo correre senza rischiare di rompermi qualche osso.
Guardai mio padre negli occhi.
Le lacrime salirono ma non potevo piangere, avrei rovinato tutto il trucco.
< Ti prego perdonami > sussurrai.
< Non c'è da stupirsi... sei sempre stata così > si alzò in piedi e si avvicinò a me.
< Ti prego solo di stare attenta, attirerai molto l'attenzione e non voglio che ti facciano del male > arrossii.
< Nessuno mi toccherà papà >
Mi abbracciò così tanto da farmi mancare il fiato.
< Sei la mia vita > mi diede una carezza e si andò a risedere sulla sua sedia.
< Papà... mamma sarà fiera di noi > i suoi occhi divennero umidi.
Girai per un altro po' in quella camera e poi mi decisi ad andare.
Camminavo distratta, pensavo a tutto quello che avrei fatto da lì a poche ore.
Sotto il vestito portavo le calze, pochi centimetri sopra lo spacco avevo legato il telecomando e qualcos'altro che poteva salvarmi la vita se fossi stata in pericolo.
Mi sentii applaudire.
Alzai lo sguardo e vidi Isaac.
Ero ancora arrabbiato con lui.
< Sei meravigliosa Claire >
< Grazie > continuai a camminare.
< Non ce la faccio più ad essere ignorato >
Mi fermai, mi girai e mi avvicinai a lui, fino ad essere a un palmo dal suo viso.
< Ci potevi pensare prima > e me ne andai.
Khavo mi aveva detto di andare a bussare alla porta di Noah per avvertirlo che tra poca era ora di andare.
Arrivai fino alla sua porta e feci un lungo respiro prima di bussare.
Sentii un "avanti"ed entrai.
Vidi la sua figura di spalle, era ... era perfetta, a partire dai capelli, alle sue spalle, fino ad arrivare alle sue gambe.
La parte più bella erano proprio le sue gambe muscolose strette da un paio di pantaloni che le risaltava ancora di più.
Lo vidi voltarsi mentre si aggiustava le maniche della sua giacca.
Appena mi vide, si mise a ridere.
Il mio cuore si fermò per qualche istante.
Non capivo cosa ci fosse di tanto divertente.
< Ho detto una battuta e non me ne sono resa conto? > dissi scocciata.
< Ma che ti sei messa addosso? >
Mi guardai.
< Corri, vallo a rimettere dentro l'armadio di tua madre che se no si incazza >
Se fino a quel momento ero scocciata ... dopo quella frase ero incazzata nera.
< Menomale che è morta allora > mi rigirai e sbattei la porta talmente forte da far uscire dalle camere adiacenti delle persone per vedere chi avesse provocato tutto quel baccano.
Chiesi scusa e mi incamminai verso l'uscita.
Dopo scale e corridoi arrivai all'uscita.
Fuori c'era Khavo e Isaac che stavano fumando una sigaretta.
Appena mi avvicinai a loro Khavo mi chiese se ne volessi una ma io rifiutai.
Ci mettemmo a parlare, a ripetere il piano, fino a quando vedemmo Noah uscire.
< Ed eccoli qui, il coglione e la mocciosa > disse Noah avvicinandosi.
< Vedo che siamo di buon umore > disse Khavo sogghignando.
< Cla, hai preso il telecomando vero? > mi chiese Isaac.
< Certo, ma non sono sicura se funziona, perché non proviamo? >
< Smettetela voi due > disse Khavo.
Noah ricominciò a ridere e presa dalla rabbia mi avvicinai a lui cercando di colpirlo.
<Mi hai rotto con tutte queste risate > gli urlai contro.
Le mie braccia vennero bloccate e mi ritrovai a respirare il suo fiato.
< Se lo rifai ti rompo io > mi sussurrò.
Girai la testa per non guardalo e notai gli occhi scandalizzati di Isaac.
Strattonai le mie mani e mi allontanai da lui
<È ora di andare no? > senza attendere risposta mi andai a sedere in macchina.
Dopo poco sentii le portiere sbattere e Isaac accanto a me che stringeva il volante.
< Andiamo > disse.
Annuii e partimmo...
non potevo immaginare a cosa stavo andando incontro.

🍇spazio autrice🍇
Credo che il periodo più brutto della vita è quando non si sa cosa si farà il giorno seguente. Ho chiuso un mega volume della mia vita... addio banchi di scuola, addio solita routine. Sto per iniziare (spero di iniziare) un nuovo capitolo della mia vita. Quanto sarebbe bello poter scrivere la nostra vita, cancellare ciò che non ci piace e creare ciò che vogliamo. Non sono riuscita a scrivere in questi mesi, oltre per la testa impegnate sui libri anche per problemi di cuore. Scrivere non è testa, ma soprattutto cuore, mesi e mesi a studiare il cervello e quale area del cervello controlla le emozioni ... ma poi si sa che ciò che fa male quando si soffre non è il cervello... ma il cuore. Mi stanno succedendo così tante cose che riuscire a scrivere non facendomi controllare da tutto ciò che mi sta accadendo è difficile. La mia intenzione è quella di scrivere una storia che non rispecchia la realtà, cadrò magari nei solite cliché, ma voglio scrivere e leggere come se la stessi vivendo io una storia così assurda .
Voglio dare solo un consiglio, innamoratevi di una persona che vi faccia vivere le stesse emozioni di quando leggete il vostro libro preferito, di una persona che non vi spinga a saltare capitoli  o che vi fa strappare pagine che fanno troppo male, ma persone come libri di cui si ha sempre voglia di avere in mano, di sottolineare le cose più belle.
Detto ciò "buona fine di agosto", grazie per il supporto❤️ scusate gli errori, quando posso correggo

Ciò che ci divide ~Noah Centineo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora