Capitolo 10

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I fanali illuminavano una stradina stretta e sterrata, più che una villa di lusso sembrava un posto dimenticato da Dio. La macchina procedeva a passo d'uomo, ma pian piano la strada si allargò sempre di più, diventando più agevole, l'illuminazione anche cominciò ad essere più presente e lo stupore prese il posto dell'angoscia; poco dopo di fronte a noi si  presentò una reggia, altro che una semplice villa.
C'erano macchine parcheggiate ovunque,  non avevo mai visto così tanta gente in una sola volta, ovunque c'erano uomini in completi per lo più scuri e donne che esibivano vestiti sgargianti di ogni colore, tutti erano diretti verso la festa.
Isaac per non destare sospetti decise di lasciare la macchina distante, quando sentii il rumore del motore spegnersi guardai dallo specchietto di retrovisore e sorpresi Noah a guardarmi, abbassai gli occhi d'istinto.
<Non perdiamo tempo e andiamo> disse Isaac aprendo lo sportello e venendo dalla mia parte.
Feci fatica ad uscire dalla macchina in modo fluido, il vestito si arrotolava intorno alle gambe.
Noah non sembrava per nulla agitato, anzi uscì dall'auto e cominciò ad incamminarsi verso il gala senza fare un fiato.
C'era talmente tanta gente che facilmente avrei potuto perdere di vista i miei accompagnatori. Sin da subito notai occhiatine lanciate al nostro capitano, evidentemente tutti  lo conoscevano.
All'entrata, un'elegante signora con i capelli castani e vestita con un elettamente ma a mio gusto troppo stretto vestito color blu, stringeva le mani di chiunque stava per entrare, probabilmente era la padrona di casa che accoglieva tutti gli invitati.
Ci mettemmo in fila, aspettando il nostro turno di entrare, io vicino a Noah e isaac alle nostre spalle, poco prima di arrivare di fronte alle porte, Noah con un sorriso mi prese la mano, mi gelai sul posto ma non la tolsi, non volevo destare sospetti.
<Noah, che gran piacere> mi resi conto che da vicino la signora non aveva capelli castani
, ma biondi, e anche se aveva un sorriso molto tirato, le rughe intorno ai suoi occhi, rivelano un'età più matura di quella che voleva far sembrare.
< Adeline, ogni volta che ti vedo sei sempre più bella, lasciami presentare la mia signora, Rose e suo cugino> notai come non avesse neanche nominato per nome Isaac, non dandogli importanza. La donna, che evidentemente si chiamava Adeline, rimase di stucco e con occhi sgranati mi prese debolmente la mano, una stretta di mano degna di una signora abituata a usare le mani solo per farsi mettere lo smalto, al contrario delle mie che avevano parecchi calli.
<Beh spero più avanti di poter scambiare qualche parola  con voi, buona serata ragazzi e comandante>
Appena varcai la soglia sentii musica, una musica a cui non ero abituata, delicata ed elegante, ci incamminammo in un corridoio, dove alla fine si scorgeva una  grande sala, però era visibile a noi solo un enorme lampadario, di fatti il corridoio che stavamo percorrendo, giungeva alla sala, ma dall'alto, per scendere a terra bisognava percorrere una scalinata che accompagnava tutta una parete circolare della sala. Giunti praticamente alla sala, mi si presentò di fronte  una visione spettacolare, padroneggiavano l'oro e il blu, il lampadario era tempestato di diademi ed era al centro di un soffitto blu scuro con schizzi bianchi che dovevano dare l'illusione di una notte stellata. La scala che portava all'effettivo pavimento era talmente grande da permettere a me, Noah e isaac di percorrerla uno accanto all'altro in modo agevole, la cosa più bella comunque erano i colori  di tutte le persone presenti che davano l'impressione di una una piccola città in festa, cercai di memorizzare ogni piccolo dettaglio.
Quando arrivammo alla base della scala, vidi un bambino venire dalla nostra parte e correre ai piedi di Noah.
<Comandante, la prego, può farmi un autografo?Spero un giorno di essere come lei>
Noah come se nulla fosse prese il foglio che gli stava porgendo il bambino e fece una firma frettolosa per poi ridarglielo sorridendogli in modo tirato.
Sghignazzai di nascosto attirando la sua attenzione
<Qualcosa da dire mia signora?> mi chiese Noah prendendomi in giro.
<Ammiro solo la sua persona, comandante, tutto pensavo ma non di essere fidanzata con un paladino>
< Prova forse invidia?>
< Direi più disgusto>
Lo vidi sogghignare e poi mi sentii afferrami il braccio, subito dopo vidi il suo sguardo spostarsi alle mie spalle e chiamare con una mano qualcuno
< Giulia, ti presento... non importa, intrattenilo> una ragazza con delle curve formose si presentò di fronte e subito dopo le parole di Noah la vidi dirigersi verso Isaac e prenderlo per mani.
< Ma? Cosa sta succedendo? > non ci stavo capendo nulla.
< Non mi ricordavo il suo nome finto, ora vieni con me, voglio ballare > la sua presa si fece anche più forte di prima e mi strattonò in pista.
Si fermò di botto e mise una sua mano dietro la mia schiena, spostando l'altra, incrociandola con la mia mano
< Giuro che ora mi metto ad urlare>
< Fallo e vediamo se ti conviene>
Cominciò a muoversi, trascinandomi con lui
< Che cosa stai facendo? Devi sentirmi, questo non va bene, dobbiamo andare alla ricerca dei documenti>
< Un ballo e poi  andiamo dove vuoi, zitta e balla>
Rimasi allibita, non capivo il suo comportamento, ma sapevo che non avrei mai più vissuto un'esperienza del genere, e anche se  mi trovavo tra le braccia del nemico, l'atmosfera, il posto, la musica erano unici, feci finta che tutto quello era giusto, che almeno  una  volta in vita mia meritavo una cosa del genere, sentii il mio corpo sciogliersi, non sapevo ballare, ma evidentemente Noah sì, e non feci altro che farmi guidare.
Molto presto la musica si interruppe cosi come il momento, Noah si distaccò e mi guardò negli occhi
<Andiamo, so dove dobbiamo andare>
Ero perplessa, mi girai intorno per chiamare Isaac, ma non c'era,  sapevo di essere bassa ma anche sulle punte dei piedi non riuscivo scorgere qualcosa che mi facesse riconoscere la sua persona, quindi decisi di andare da sola, tanto sarebbe stato casa di pochi minuti.
Annuii a Noah e seguii i suo passi. Andammo dalla parte opposto della scala di entrata e mi resi conto che dall'altra parte c'era in effetti un'uscita secondaria, arrivammo di fronte ad essa e Noah mi disse che era una zona off-limit, di fatti a sorvegliare l'entrata c'era una guardia. Appena la guardia riconobbe Noah si fece da parte e riuscimmo ad entrare nel corridoio buio.
Lo seguii e sentii la porta dietro di me chiudersi. Ero in un buio pesto, tranne che per dei piccoli LED sul soffitto, neanche dopo aver fatto un passo, vidi quei LED spostarsi e venirmi addosso.
<Sorpresa>
La luce si accese di botto, e mi ritrovai di fronte quattro soldati con vicino Noah.
Mi si gelò il sangue ma non riuscì neanche a respirare che sentii qualcuno bloccarmi e spostarmi il mio vestito.
<Ottimo lavoro ragazzi>
Vidi qualcosa volare nelle mani di Noah, il telecomando.
<Scaccomatto> disse Noah per poi distruggere tra le mani il telecomando.
Non sapevo cosa dire, in realtà non sapevo cosa pensare, avevo il terrore che mi bloccava i movimenti e la mente.
<Il nostro uccellino ha perso il dono della parola?> per la prima volta vidi un'espressione nuova sul volto di Noah, una gioia sadica.
<Ragazzi, ottimo lavoro, è ora di tornare a casa, a voi l'onore>
Noah si girò di spalle, e in un attimo due soldati mi presero per le braccia e cominciarono a strattonare.
Non riuscii a fiatare che mi venne messo in testa un sacco, mi era difficile respirare.
< Lasciatemi > cominciai a scalciare, a dimenarmi e sentii una fitta sulle costole.
<Ci servi viva, ma attenta a te, vai bene anche non tutta intera>
Non so per quanto camminai, però non molto, quando sentii un terreno dissestato sotto i piedi e il suono delle portiere di un auto che venivano aperte.
Fui sollevata di peso e gettata da qualche parte.
Libera dalle mani di quei soldati mi sfilai il sacco che avevo in testa.
Mi trovavo nel retro di un furgone, con due soldati seduti su una panca che vedevano divertiti la mia espressione terrorizzata.
Non ero stanca, avevo l'adrenalina che mi scioglieva ogni singolo muscolo. Mi alzai in piedi e corsi verso la portiera del furgone cercando una maniglia
<E' inutile, si apre solo da fuori> la rabbia aumentò e cominciai a prendere a pugni l'acciaio della portiera, provocandomi solo del dolore alle mani
< Voglio uscire, fatemi uscire> cominciai ad urlare nella speranza che qualcuno fuori mi sentisse.
Una mano si posò sulle mie spalle e mi arrivò un calcio dritto nello stomaco che mi fece inginocchiare.
<Sporca ragazza, non farmi ripetere una seconda volta ciò che ti sto per dire, siediti e stai zitta>
<Sporco qui ci sei tu e i tuoi cazzo di amici malati> ribattei, il soldato infuriato fece per lanciarsi su di me ma la porta del furgone si aprì.
<Cosa sta succedendo qui dentro?> disse Noah guardandomi.
<Questa puttana non vuole fare la brava>
Non ero mai stata una ragazza violenta, ma cavolo, avrei ucciso quell'uomo senza avere sensi di colpa.
<Cosa hai d...>
<Zitta, ora te ti metti buona lì oppure vengo io qui dentro e ti assicuro che non uscirai da questo furgone senza un trauma> mi si gelò il sangue, aveva detto quella minaccia guardandomi negli occhi, ma aveva utilizzato la stessa calma che si usa per rassicurare un bambino che ha fatto un brutto sogno.
Non venne aggiunto altro, la portiera venne chiusa e poco dopo si sentì il motore del furgone.
Ero rimasta lì impalata, l'adrenalina piano piano si stava smorzando e l'unica cosa che mi era rimasta erano i mille pensieri che affollavano la mia testa. Isaac starà bene? Cosa penserà papà? Dove mi portano?
Domande che non avevano risposta, o meglio potevo provare a chiedere a uno di quei soldati quale fosse la destinazione ma considerando il modo in cui mi stavano guardando sapevo che non avrei fatto una buona fine. L'unica cosa che potevo fare era stare seduta e aspettare.
Non sapevo quanto sarebbe durato il viaggio e inoltre non avevo un orologio,  quando sentii le gambe intorbidirsi mi sdraiai sul pavimento, accovacciandomi a un angolo, e in  subito mi addormentai. Sentii delle mani sfiorarmi i capelli e mi svegliai di botto, girandomi vidi il soldato che mi aveva dato della puttana  a un passo dal mio volto.
Di colpo mi mise una mano sulla bocca e salì a cavalcioni su di me, il panico prese il sopravvento.
D'istinto tirai un calcio e  per fortuna andò a buon fine.
Il soldato cominciò ad urlare, in tutto ciò non mi ero resa conto che il furgone si era fermato e le porte del furgone erano aperte.
Mi alzai in piedi e andai verso l'uscita, quando uscii mi resi conto che era quasi l'alba e vidi a pochi metri di me i soldati incluso Noah che stavano facendo colazione.
Non potevo scappare, vedevo le pistole che portavano addosso, ma non potevo rimanere bloccata davanti l'entrata del furgone aspettando che il soldato uscisse e mi attaccasse di nuovo.
<Vuoi davvero farmi arrabbiare?> questa volta Noah non era calmo come prima.
<Fottiti> non sapevo dove avevo preso tutto quel coraggio, ma ero al limite della sopportazione.
A grandi passi si avvicinò a me e mi ritrovai per terra con una guancia intorbidita, mi aveva dato uno schiaffo.
<Ripetilo,dai> mi esortò sfidandomi.
<Fottiti> dissi guardandolo negli occhi.
La stessa guancia, colpì alla stessa guancia, delle lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi.
< Vai, ancora, mi sa che ti piace> questa volta era divertito, quasi desideroso che continuassi quella tortura.
<Ti farò passare la voglia di parlarmi così, ci puoi contare>continuò.
Si sentirono dei passi pesanti provenire dal furgone e il soldato di prima uscì.
<Io l'ammazzo questa>
<Cosa ha fatto ?> chiese Noah più arrabbiato di prima, vidi le sue mani stringersi a pugno e la sua mascella irriggidirsi.
<Mi ha tirato un calcio questa sporca > e si avvicinò a me.
<Hai cercato di violentarla questa sporca> ribattei.
Vidi Noah spostare il suo sguardo da me al soldato, si alzò in piedi e si avvicinò a lui.
<E' vero? Hai provato a violentarla?
<Mi annoiavo>
Vidi Noah abbassare per un secondo lo sguardo e quello dopo le sue mani erano al suo collo incollandolo al furgone.
<Non ti fai schifo al solo pensiero di volerti fare una come questa? Non merita di essere viva figurati avere uno come noi>
In una frase aveva detto talmente tante cose che mi servirono diversi secondi per metabolizzare tutto.
Lo odiavo, mi faceva schifo, mi facevo pena per aver avuto a tempo debito compassione per lui.
<Guida tu, così ti distrai, io salgo dietro>
Noah salì dietro al furgone lasciandoci lì.
Avevo gli occhi lucidi, mi sentivo un idiota.
<Andiamo, dobbiamo ripartire>disse uno dei soldati, non volevo le mani di nessuno addosso quindi velocemente risalii sul furgone.
Non volevo parlargli, non volevo guardarlo, quindi salii e mi andai a mettere seduta per terra all'angolo di prima giocherellando con le dita con il tessuto del mio vestito.
Di nuovo sentii l'auto muoversi ma non feci caso al tempo che passava, mi sentivo distrutta, arrabbiata e triste allo stesso tempo.
<Strano, non hai ancora chiesto dove siamo diretti> la sua voce ruppe il silenzio.
<Non me lo diresti> sussurrai.
<Touchè>
Vidi con la coda dell'occhio Noah alzarsi e spostarsi, mettendosi seduto dall'altra parte per terra di fronte a me.
Mi girai di lato notando che gli altri due soldati si erano addormentati.
Continuai a non guardarlo in viso.
<Non mi piacerà vero?> sussurrai di nuovo
<Penso proprio di no> e il mio cuore saltò un battito.

Spazio autrice 🧬
Non sono morta, però ho cambiato totalmente strada nella mia vita è mi sono distaccata da questo mondo, rimane il fatto che amo scrivere anche se probabilmente non sono all'altezza, ma proverò comunque a continuare la storia. Baci Ely
(Comunque questo capitolo è un po' un nuovo inizio, un colpo di scena non indifferente)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2020 ⏰

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