Capitolo 8

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<Non so nulla> risposi.
Mio padre si andò a sedere sulla sua poltrona.
<Ma esiste un modo per sapere se quello è il suo nome?>chiesi.
<Certo che c'è, Noah Centineo è una leggenda, probabilmente più volte è stato sulle prime pagine dei quotidiani, ma sai quanto sia difficile per noi riuscire a trovare i loro giornali>
La destra era piuttosto scrupolosa su questo fatto, sapevano che quando si conosce il volto del proprio nemico è più semplice trovarlo e ucciderlo.
<Probabilmente Khavo ha già un piano per cercare di capire chi è>continuò.
Mio padre aveva lo sguardo perso, stava riflettendo su qualcosa e quasi sicuramente questo qualcosa era Noah.
<Ci dobbiamo muovere, stiamo sprecando del tempo prezioso, tra meno di tre giorni ci sarà il grande gala>
Cosa?
<Che gala?> chiesi.
Mio padre si riscosse dai suoi pensieri e girò la testa verso di me.

POV NOAH
Mi ero stancato di aspettare, giorni interi a trattenermi, sottomettendo il desiderio di uccidere tutti quelli che mi si erano presentati di fronte.
La porta della stanza si aprì di botto e due soldati entrarono velocemente.
<Voltati> mi disse uno di loro . Nella mia testa mi ripetevo "stai calmo Noah, stai calmo". Mi girai e i miei polsi vennero bloccati con delle manette.
Mi fecero sedere sul bordo del letto.
Nella stanza entrò un uomo che già avevo visto in precedenza.
<Bene, bene, bene> disse lui avvicinandosi.
<Tana per Noah> sussurrò al mio orecchio.
Cercai di mantenere la calma, rimasi impassibile difronte a lui. Il mio pensiero andò su quella mocciosa, aveva subito rivelato il mio nome, sapevo di non potermi fidare di lei, ma aveva superato le mie aspettative, non era passato nemmeno un giorno e già era andata a dire a tutti il mio nome.
Non risposi.
Mi fissava, cercando nella mia espressione qualcosa che confermasse quello che aveva detto.
Ma rimasi impassibile.
<Sappiamo che tra pochi giorni ci sarà il gala>
Non risposi.
<E sappiamo che Noah Centineo è invitato al gala>
Non risposi.
<E ci andrai>.
Da quel momento in poi le cose sarebbero cambiate, da quel momento in poi avrei cambiato le carte in tavola.
Lo so che ci andrò,lo so da tempo.
<È vero, sono io Noah Centineo>
Sul suo volto spuntò un sorriso di vittoria.
Probabilmente non era sicuro al cento per certo, prima della mia conferma che io fossi Noah.
<Perché mi lasciate andare al gala?>chiesi.
<Non ti devo nessuna spiegazione, quando sarà il momento saprai quello che devi fare, vedi Noah, ormai sei una marionetta>strinsi le mani a pugno.
<Il vero problema è chi verrà con te> cominciò a passeggiare per la stanza, strofinandosi il mento.
<Ho notato un certo feeling con una determinata ragazzina, vero Noah?>
Non risposi, rimasi impassibile.
<Claire sarà ben disposta a fingersi la tua adorata fidanzata>
La ragazzina sarebbe dovuta venire con me, era un qualche cosa che non avevo previsto. Con lei tra i piedi sarebbe stato forse tutto più difficile.
<Ma se dovessi decidere di fare qualche cazzata, lei non sarebbe abbastanza forte da ucciderti, dovrò chiedere a mio figlio>
Come se esistesse qualcuno lì dentro capace di uccidermi.
<Poi dovremo cercare un modo per tenerti sotto controllo... e ho già qualche idea in mente>
Non dissi nulla, lo guardai negli occhi per fargli capire che non avevo paura.
Mi diede un'ultima occhiata e se ne andò.

POV CLAIRE
<Ogni anno la destra organizza un gala, ci sono le persone più importanti e si svolge al grande palazzo, ballano, mangiano... si divertono>
<Non capisco come questo può interessarci> dissi a mio padre.
<Le persone bevono, si divertono... la guardia si abbassa. Noah Centineo è invitato al ballo, se noi abbiamo Centineo, lo possiamo obbligare durante il gala ad andare nell'archivio e prendere dei documenti>
Questo era di sicuro un'idea di papà, un piano fine e ben pensato.
<Sarebbe la nostra opportunità di arrivare ai loro piani>
Mio padrè annuì.
La porta si spalancò di botto
<É lui!> Khavo urlò.
Mio padre senza dar segno di sorpresa lo guardò e annuì di nuovo.
<Dobbiamo cominciare a pensare a un piano> disse mio padre.
<Stavolta vecchio ci penso io>
Khavo era troppo euforico, troppo sicuro di avere vinto una battaglia.
<Khavo...>
<Voglio i nuovi apparecchi di controllo, voglio tua figlia e voglio una pianta del palazzo>
Mio padre non si mosse dalla poltrona.
<Khavo, io non approvo>
Seguirono attimi di silenzio, l'aria era tesa.
<Voglio partecipare> sussurrai.
Khavo sogghignando guardò mio padre.
<Ora vado a prendermi ciò che mi manca>
Mio padre si coprì gli occhi con le mani.
<Papà> feci un passo verso di lui.
<Vattene> sussurrò.
<Mi dispiace>
<Ho detto vattene> si alzò in piedi urlando e indicando la porta.
Il suo sguardo non era arrabbiato, ma deluso.
Khavo che si trovava sulla porta, ad origliare il nostro discorso mi chiamò.
<Claire meglio se andiamo>
Guardai per l'ultima volta mio padre ed uscii dalla stanza.
Khavo appoggiò una mano sulla mia schiena
<Vieni con me cara> e mi condusse nella stanza di Isaac.
Isaac stava studiando e quando ci vide entrare chiuse i libri.
<Ragazzi miei, è ora di dimostrare di che stoffa siete fatti>
Io e Isaac ci guardammo negli occhi.
<Cosa significa?> chiese il mio amico che ancora non sapeva cosa fosse successo.
<Il ragazzo ha finalmente parlato, è Centineo>
Isaac si mise sull'attenti, evidentemente suo padre gli aveva accennato in precedenza qualcosa su quell'argomento e questo significava che lui non mi aveva detto niente.
<E ora cosa dobbiamo fare?>
<Beh balleremo> sogghignò Khavo.
<Cosa vuol dire?>
<Che ci infiltreremo al gala... o meglio voi due vi infiltrerete>
Isaac si alzò dalla sedia, quando era agitato aveva il vizio di camminare.
<Quando ci sarà?> chiese.
<Molto presto e dobbiamo cominciare a prepararci>
<Papà lei non è pronta per una missione del genere, porterò con me qualcun altro>
<Oh si, grande idea, non darà sospetti due accompagnatori, penseranno senz'altro che Centineo abbia gusti stravaganti in campo sessuale... Isaac, lei deve venire con voi, sarà la sua fidanzata>
I lineamenti di Isaac si indurirono.
<Non sono d'accordo>
<Non mi interessa, in questo momento non sono tuo padre, ma il tuo comandante e il tuo comandante ti sta dando un ordine>
Isaac con un calcio fece cadere la sedia sul quale era seduto pochi minuti prima.
<Bene, detto ciò, vi farò sapere al più presto come procedere> ci salutò e se ne andò.
<Perché non mi hai detto niente?> gli chiesi
Non rispose.
<Te sapevi che LUI poteva essere un generale>
<Non ne ero sicuro> non mi stava guardando.
Mi avvicinai velocemente a lui e gli diedi uno schiaffo sulla guancia.
Si toccò la guancia con la mano.
<E comunque non provare mai più a dire che non sono in grado di fare qualcosa... io parteciperò alla missione e nessuno mi fermerà>
Isaac non rispose, non disse nulla, si limitò a guardarmi.
Ero un fascio di nervi, avevo le mani che mi tremavano per la rabbia e decisi di scaricare tutta quella adrenalina che avevo accumulato nelle vene.
Corsi verso la palestra e spalancai la porta.

Lo guardai e lui guardò me.
<Ecco la chiacchierona>
<Come?>
Si stava allenando, la sua maglietta aderiva al suo petto, aveva i capelli bagnati di sudore.
<Dalle mie parti c'è un detto, chi non riesce a tenere la bocca chiusa finirà per non aprirla mai più>
Le sue parole erano fredde, non trasmettevano emozioni.
<Bel detto, ma non capisco dove vuoi andare a parare>
Mi avvicinai verso di lui e lui si avvicinò a me.
Quando si trovò a un passo da me, mi prese per la vita e avvicinò la sua bocca al mio orecchio
<Non puoi capire quanto desidero zittirti per sempre>
Mi spinse facendomi quasi cadere per terra e andò verso la porta senza guardarsi indietro... mi aveva appena minacciato di uccidermi?

🕸SPAZIO AUTRICE🕸
In ritardissimo un nuovo capitolo.
Scusate gli errori, prima o poi li correggerò.
Baci Ely

Ciò che ci divide ~Noah Centineo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora