È la bacchetta a scegliere... la strega

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Nelle due ore successive, il loro piccolo gruppo fece tappa negli altri negozi elencati sulla lista, tranne Olivander.
D'un tratto, però, Rosie si rese conto che Sherlock era stato estremamente taciturno per tutta la giornata; anzi, quando si voltò per farglielo notare, lui non c'era: era sparito!
-Ma... Era dietro di me, un attimo fa!-esclamò, rivolta al padre; che, però, si limitò a scuotere la testa, esasperato ma non preoccupato.
-Credo che ce lo siamo persi nel negozio di pozioni... Aveva tra le mani almeno una ventina di boccette... E anche altra roba strana... Tremo al pensiero di ciò che combinerà una volta a casa!
-Ricordi il mese scorso?-rise Mary, carica di sporte, tra cui il calderone di peltro, la bilancina d'ottone, un piccolo telescopio e svariati libri di testo acquistati al Ghirigoro.- Quella gelatina verde...
John la fulminò con un'occhiataccia.
-Non ricordarmela! L'ha testata su uno dei miei maglioni... Ho dovuto buttarlo. Ed era pure il mio preferito!

Mary e Rosie risero, accomodandosi poi per qualche istante su una panchina, mentre il medico si impensieriva, e Rosie sfogliava avidamente uno dei tanti libri acquistati.
- L'ho visto più distante e silenzioso del solito, oggi. Credo che non lo convinca la scomparsa di quei...- gettò uno sguardo alla figlia, apparentemente catturata dalle pagine.- Sai, no, di quei... C-a-d-a...
- ... Papà, so compitare-lo interruppe però lei, con una smorfia divertita, senza neppure alzare lo sguardo dal Manuale degli Incantesimi.- E comunque vi ho sentito che ne parlavate ieri sera...
John sbuffò, rassegnato.
-Credo, allora, che sia molto meglio cambiare discorso-sentenziò, gettandosi poi uno sguardo alle spalle, ma senza neppure scorgere l'ombra della figura longilinea del detective, nonostante le strade andassero man mano a svuotarsi con l'approssimarsi del tramonto.
-Magari potrei fermarmi al Paiolo Magico, come avevamo progettato, e aspettarlo lì, mentre voi andate da Olivander- propose Mary, con un sorriso.- Così intanto potrò posare tutti i nostri acquisti.
-Mi sembra un'ottima idea- approvò il medico, alzandosi dalla panchina.
Rosie si affrettò a chiudere il libro; non stava più nella pelle: finalmente, avrebbe avuto la sua bacchetta magica!

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La bottega di Olivander era palesemente diversa dalle altre di Diagon Alley, nelle cui vetrine i commercianti esponevano la loro mercanzia valorizzando al meglio ogni singolo oggetto, che fosse un cappello da mago all'ultimo grido o un calderone d'oro massiccio.
Nella vetrina del fabbricante di bacchette, invece, vi era esposta solo una bacchetta, adagiata su un un polveroso cuscino di velluto porpora, per di più stinto.
-Papà, sei sicuro che questo sia il  negozio giusto?-domandò Rosie, con una smorfia dubbiosa, sebbene l'insegna lettere d'oro e consumate dal tempo affissa sopra la porta recitasse proprio: "Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C".
- Non farti ingannare dalle apparenze- lo ammonì lui, con un sorriso. - Olivander è il miglior fabbricante di bacchette.
Rosie gettò ancora un'occhiata dubbiosa alla vetrina sporca e poco illuminata: ma non appena ebbe varcato la soglia, i suoi dubbi si spensero in un istante.
Quel luogo irradiava, letteralmente, magia. Non quella chiassosa ed evidente di un incantesimo, ma una magia antica, potente, che pareva avvolgere lei stessa.
Nonostante il negozio fosse piccolo e angusto, con nient'altro che uno sgabello e un bancone, irradiava più potere magico di quanto Rosie ne avesse percepito in tutti gli altri negozi in cui era stata.

Il tintinnio causato dal campanello appeso alla porta si spense nel silenzio della piccola stanza all'apparenza deserta.
Fece vagare lo sguardo sulle migliaia di scatolette allungate che, su innumerevoli ripiani, riempivano la bottega sino al soffitto.
-Papá, è vero che Olivander una volta è stato fatto prigioniero dal... Signore Oscuro?- bisbigliò sottovoce, timorosa anche solo di rompere non solo con la voce quella sorta di atmosfera, ma anche pronunciando il nome del mago che, dopo anni, incuteva terrore in coloro che lo udivano.
John agrottò la fronte.
- Chi te l'ha detto?
Rosie fece spallucce, ma con aria colpevole, mentre passava delicatamente le dita su una delle scatole.
- Credo me l'abbia raccontato lo zio Sherlock... Una sera in cui non riuscivo a prendere sonno...
-Non dovrebbe raccontarti quel genere di storie!-borbottò il medico, contrariato.- Non poteva leggerti le favole di Beda il Bardo, come tutte le persone normali?? Dimenticavo... Sherlock Holmes è tutto fuorché normale!- sbuffò, esasperato, mentre Rosie rideva sommessamente.
D'improvviso, però, trasalìrono entrambi, quando una voce sommessa si levò.
- Ricordo, quella bacchetta.

Rosie si voltò: da una stanza poco dietro il bancone si era appena palesato un uomo anziano, con gli occhi di un grigio talmente chiaro da sembrare luminosi nella penombra.
-Sherlock Holmes. Legno d'ebano e peli di Manticora, dieci pollici, rigida-proseguì Olivander, puntando su di loro quegli occhi così particolari.-Me la ricordo bene. Come saprete, le Manticore non sono creature molto pacifiche, nè si fanno avvicinare facilmente. Sono comunque, a mio avviso, estremamente affascinanti.
D'improvviso, iniziò ad armeggiare con le scatole delle bacchette, mentre sia John che Rosie si scambiavano un'occhiata dubbiosa.
- Naturalmente ricordo anche la sua, signor Watson-aggiunse il fabbricante di bacchette, smettendo per un istante la sua "ricerca".- Legno di quercia, corda di cuore di drago. Undici pollici, abbastanza flessibile. Leggo sempre il suo blog-aggiunse, con un leggero sorriso, mentre lui lo fissava stupito.
- Ehm... grazie. Comunque... sì. La bacchetta è proprio quella. Che memoria!-si complimentò, mentre con la mano, d'istinto, andava a sfiorare la tasca interna del cappotto dove la teneva. Ricordò, con un certo stupore, quel breve momento della sua vita in cui aveva addirittura pensato che non gli sarebbe mai più servita: aveva persino perduto la voglia e il piacere di praticare la magia. Questo, certo, prima che incontrasse un certo consulente investigativo...
- Io ricordo tutte le bacchette che ho venduto, signor Watson-replicò Olivander, con grande serietà. -Una per una.

Rosie, intanto, ascoltava quella conversazione, affascinata e forse, in parte, intimorita, da quell'uomo e dalle storie che giravano intorno a lui.
Che, d'improvviso, si rivolse proprio a lei, facendola sussultare.
- Rosie Watson, dico bene?
Lei annuì, rivolgendogli un sorriso esitante.
-Provi questa.-Olivander le porse una bacchetta di legno bianco.- Legno di abete bianco, tredici pollici e mezzo. Flessibile. Provi ad agitarla!- la esortò l'uomo, con una certa impazienza.
Rosie la prese, timorosa ma anche profondamente emozionata.
Appena l'ebbe in mano, avvertì uno strano calore alle dita: una sensazione che non aveva mai provato quando provava a impugnare la bacchetta di suo padre o dello zio; sentiva come se quella bacchetta in particolare fosse sempre stata sua.
Infatti, non appena la ebbe agitata leggermente in aria, da essa scaturirono delle scintille dorate, così forti che quasi illuminarono a giorno la bottega fino ad allora buia.
John sorrise, orgoglioso, stringendo con le mani le spalle della figlia.
Anche sul volto di Rosie si aprì un sorriso, mentre la impugnava strettamente nella mano destra.
Olivander annuì, compiaciuto.
- È raro che un mago trovi la bacchetta a cui è destinato al primo tentativo- disse, meditabondo.- Ma, d'altro canto, questa bacchetta è rimasta invenduta per anni.
- E come mai?- domandò Rosie, incuriosita, mentre le scintille che essa aveva generato si spegnevano pian piano, e scendeva nuovamente la penombra.
- È la bacchetta a scegliere il mago, signorina Watson. O, in questo caso, la strega- replicò lui, con un sorriso leggero, ma guardandola incuriosito e pensieroso.- Ma per questa in particolare ho inserito, nel nucleo, qualcosa che non avevo mai utilizzato.
Fece una breve pausa, fissandola con quei suoi occhi argentati.
- Crine di Thestral.

The signs of the deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora