La nostra nuova celebrità

117 12 21
                                    

Il castello di Hogwarts assumeva tutto un altro aspetto, di notte: i corridoi, fiocamente illuminati da qualche sporadica torcia, allungavano le ombre delle statue marmoree, rendendole spaventose ed inquietanti, insieme ai quadri appesi alle pareti, e i cui occupanti la scrutavano con disapprovazione. Per sua fortuna, però, non sembravano interessati ad avvisare qualche insegnante che si trovava fuori dalla sua camerata ben oltre il coprifuoco. Ma ciò non escludeva che qualche insegnante avrebbe potuto coglierla in fallo: soprattutto l'arcigno custode.
Ma Rosie, facendosi coraggio, proseguì comunque la sua corsa dietro a quella sagoma indistinta che aveva visto per una frazione di secondo, e che però non riusciva a raggiungere, per quanto impegno ci mettesse.
-Sai perfettamente cosa vogliamo.
-E sarà meglio che tu ce li dia. Subito.

Rosie, udendo quelle voci chiaramente minacciose, si bloccò di scatto, sorpresa,  fermando così il suo inseguimento: provenivano dal corridoio adiacente...
Si avviò in quella direzione, per poi sporgersi appena dall'angolo di un muro, curiosa di scoprire a chi appartenessero, e a chi fossero dirette. E questa fu la scena che le si presentò di fronte.
Due figure alte, anche se non eccessivamente, sovrastano una terza dai capelli corvini, lisci, decisamente più minuta. Erano tutte ragazze ma, mentre non riconobbe le due, riconobbe invece quella più minuta: l'aveva vista al binario. E, prima ancora, mentre prendeva la barca per il Castello. A differenza sua, tutte e tre avevano ancora indosso la divisa. Ma riuscì inizialmente a scorgere solo quello della ragazzina a lei familiare: Serpeverde.

-Ve l'ho già detto. Non ho più neppure uno zellino!-fece la ragazzina a lei familiare, la voce forzatamente rabbiosa, ma che nascondeva una nota tremula.- Mi avete costretto a darveli tutti in queste due settimane!
-... E dobbiamo forse ricordarti il perché? -ribattè una con cattiveria, facendo minacciosamente un passo avanti, e costringendo quest'ultima a premere sempre più le spalle contro il muro. Le puntò poi la bacchetta alla gola. Aveva i capelli ricci, di un biondo platino e, giudicare dalla corporatura, doveva appartenere al secondo o forse terzo anno, come la sua compare. Ma la cosa che la fece rimanere incredula fu un'altra: cucito sulla veste di entrambe, c'era lo stemma di Grifondoro.
Non si sarebbe mai aspettato che le due bulle- perché questo erano, erano più che evidente- appartenessero proprio a quella Casa. Ma, dopotutto, come suo padre le aveva detto più volte, la Casa a cui si veniva assegnati non assicurava che la persona in questione possedesse del tutto i valori di cui era portatrice.

- Non posso chiedere soldi a mia madre! -continuò la ragazzina minacciata. Cercava di mostrarsi forte, ma Rosie avvertì ancora una volta il tremito nella sua voce.-Lei non sa nulla.
- Questo, mia cara Jennifer, non è un nostro problema-intervenne la seconda bulla, dai capelli lisci e neri come il petrolio, le labbra sollevate in un sorriso carico di cattiveria.- Trovali. Altrimenti saremo costrette a svelare il tuo sporco piccolo segreto. L'abbiamo già fatto una volta.
- E tu non vorrai perdere di nuovo tutti i tuoi amici, vero? Sempre che tu riesca a fartene-puntualizzò di nuovo la prima, facendo scoppiare a ridere la seconda.
Jennifer scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore.
-Datemi almeno qualche giorno...-mormorò, a voce bassa, quasi inudibile.
La biondo platino annuì, soddisfatta.
-Aspetta un momento, Liz-intervenne però la mora, assottigliando lo sguardo.-Che cos'ha in tasca?
Jennifer sgranò gli occhi: in effetti, durante tutto il tempo, aveva tenuto una mano nella tasca destra della divisa.
-Ha ragione Chloe-realizzò quella di nome Liz, premendo nuovamente la bacchetta sulla gola di Jennifer.-Ci hai preso in giro tutto il tempo??
-Giuro di no!-Jennifer scosse la testa con veemenza; la mano, però, era ancora nella tasca.-Non ho soldi. È la verità!
-Allora facci vedere immediatamente cosa hai lì.- Anche Chloe fece un passo avanti. -O forse dobbiamo... costringerti?
Jennifer, però, non obbedì, ma si premette ancora di più contro il muro, gli occhi sempre più pieni di panico.
Ma prima che le due bulle potessero mettere in atto la loro minaccia, Rosie uscì finalmente allo scoperto. Aveva atteso sin troppo a lungo.
-Lasciatela in pace!

---

Tutte e tre si voltarono di scatto-Jennifer palesemente sollevata-mentre Rosie si faceva avanti.
-Che coraggio, davvero...-le derise.-Due contro uno.
-Non so chi tu sia, ma questi non sono affari tuoi-fece quella di nome Liz.
-Esatto. Quindi vedi di tornare a dormire, o potresti pentirtene-la minacciò Clhoe, dando manforte alla sua compagna.
-Uuh, sto proprio tremando di paura!-le derise nuovamente Rosie, mentre Jennifer, pian piano, le si avvicinava.-Le bulle come voi mi fanno solo pena. Vi sentite davvero tanti forti, a schiacciare così gli altri? Perché, se sì, avete meno neuroni di quelli che pensavo.
Ad ogni parola di Rosie, l'espressione sul volto delle due ragazze si faceva sempre più furibonda. Liz estrasse la bacchetta, puntandogliela contro.
-Ragazzina. Tu non sai contro chi ti stai mettendo. Se dici solo un'altra parola, ne pagherai le conseguenze.
-Aspetta un momento! Io so chi è!-Chloe sollevò appena le labbra in un ghigno perfido.-Liz, attenta, abbiamo tra noi una celebritá.- Pronunciò l'ultimo appellativo con palese scherno, estraendo anche lei la bacchetta.-Anche se, ad essere onesti, non è proprio una celebrità. Forse mezza.

Fece un passo avanti, mentre Liz agrottava le sopracciglia.
-Suo padre è il cagnolino di quel detective col cappello ridicolo. Hai presente?-Ogni parola della mora trasudava disprezzo e cattiveria.-Quello che lo segue prendendo appunti con aria sorpresa.
Anche le labbra di Liz si sollevarono in un ghigno.
-È vero! Come ho potuto non riconoscerla? Bè, del resto, con un padre che è solo una spalla... E non tanto intelligente, a quel che mi risulta...
Mentre le due scoppiavano in una risata, Rosie sentì il sangue pulsarle nelle orecchie. Mai come in quel momento avrebbe voluto scagliare una fattura contro quelle vipere.
Il problema, però, era che non aveva la bacchetta. E quelle due erano del terzo anno, di sicuro a conoscenza di più incantesimi e fatture, a differenza sua. Erano anche più alte e forti di lei fisicamente.
Avvertì però qualcosa, nella tasca del suo pigiama. Qualcosa dimenticato da chissà quanto tempo.
Ma prima che potesse anche solo pensarlo di utilizzarlo, una voce si levò nel corridoio, nel buio alle spalle delle due bulle. 
-... Cosa ci fate fuori dalle Camerate a quest'ora?-tuonò Minerva McGranitt.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

The signs of the deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora