2. Un pensiero fisso

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Mi ritovai di nuovo seduta da sola.

Vedevo gli altri che cominciavano già a formare dei piccoli gruppetti o che, perlomeno, avevano iniziato a socializzare con qualcuno.

Io, invece, ero seduta da sola e cominciavo a pensare che il resto della classe mi avesse già classificata come "l'asociale".

Ad un tratto entrò una ragazza bassa, capelli corti e occhiali. L'avevo già notata ieri, ma non le avevo dato tanta importanza.

Essendo arrivata tardi tutti i banchi erano pieni, tranne quello affiancato al mio.

<<Posso?>> Disse con una voce tanto dolce quanto sottile.

<<Si, certo>> Dissi, sfoderando un largo sorriso.

Entrò il professore e cominciammo a fare lezione.

Le prime due ore passarono velocemente e gli altri compagni, approfittavano del cambio d'ora per scambiare due chiacchiere.

<<Perfetto, ora abbiamo matematica>> Borbottó la ragazza seduta accanto a me, leggendo l'orario delle lezioni sul diario.

Mi scappò una risata strana nel vedere la smorfia che le era comparsa sul volto, ma cercai di soffocare il tutto portandomi la mano sulla bocca.

<<Io odio la matematica>> Le risposi.

Lei mi sorrise e disse <<Bene, abbiamo appena scoperto di avere una cosa in comune, comunque io sono Jasmine>>. <<Io Amber>> Risposi sorridendo e stringendole la mano.

l'ora di matematica passó un pó più lentamente delle altre, ma passó. Tutti ci rincuorammo sentendo il suono della campanella che indicava l'inizio della ricreazione.

Sia io che Jasmine ci alzammo e andammo a conoscere gli altri.

Mentre ero vicino alla porta dell'aula, intenta a consumare una merendina, si avvicinò un ragazzo.

<<Piacere, io sono Jason>> disse prendendomi la mano e stringendola un pó troppo forte.

<<Emm io sono, s-sono>> non riuscí a dire una frase di senso compito e, arrossendo, mi bloccai.<<Amber, lo so>> Disse lui con tono sicuro, <<Sai, la prima volta che i prof hanno fatto l'appello ti ho memorizzata per bene>>  Ribattè.

La campanella segnò la fine della ricreazione  ed ebbi una stupida sensazione di sollievo.

<<Perfetto, una volta che qualcuno prova a parlarmi divento rossa e non dico una parola>> Borbottai tra me e me.

Mi misi a sedere, pronta ad affrontare le altre due ore rimanenti.

La campanella suonò per l'ennesima volta, per indicare la fine delle lezioni.

Tutti raccolsero in fretta la loro roba e si diressero verso l'uscita. Feci anche io la stessa cosa e, mentre mi incamminavo verso la fermata del bus, sentii una mano calda appoggiarsi sulla schiena e mi voltai. <<Ehy Amber>>  Mi salutó Jason con un grande sorriso. <<Ciao>> Risposi io, dimostrando chiaramente di andare di fretta.

<<Non ti farò perdere tempo, tieni questo foglietto, c'è il segnato mio numero e aspetto che mi chiami>> Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.

Mentre mi dirigevo in fretta al capolinea pensavo a quello che era appena successo. Jason era carino e molto dolce, ma capí subito che non sarebbe stato il mio tipo. Ero dispiaciuta da ciò, ma se non altro, avevo fatto amicizia e il secondo giorno andò meglio del precedente.

Dopo circa venti minuti di strada Arrivai a casa, con un espressione più entusiasta che, ovviamente, mia madre notò. <<Amber, oggi sei molto più solare vero?>> Mi disse guardandomi dolcemente.

<<Si mamma>> Le risposi. <<Ho conosciuto una ragazza, Jasmine e anche un ragazzo molto simpatico>>.

Mia madre sorrise felice mentre, mio padre, sentendo queste parole mi guardò: << Ah si? E chi sarebbe questo ragazzo?>> Bifonchió.

<<Si chiama Jason..È molto simpatico, ma non è il mio tipo>> Gli risposi, cercando di tranquillizzarlo.

Pranzai e salii in camera mia.

Mi stesi sul letto ed, improvvisamente, riaffioró nella mia mente il ricordo di quel bellissimo ragazzo che incontrai all'entrata da scuola il primo giorno, e che poi non avevo più rivisto.

Ma, smisi di pensarci subito. Presi lo zaino per svuotarlo.. Lo rovesciai sul pavimento e, insieme ai libri, cadde anche il bigliettino con il numero di Jason.

Lo presi, però esitai a chiamarlo. Ero contenta di avere un amico, ma sapevo che lui non voleva una semplice amicizia da me, ed io non volevo illuderlo.

Sapevo benissimo la brutta sensazione che si provava nel credere di essere importante per qualcuno, per poi capire che in realtà non lo eri.

Però nello stesso tempo, pensai che se non lo avessi chiamato sarebbe rimasto male quindi, combattuta tra quale delle due cose fare, decisi di chiamarlo.

<<Pronto>> Rispose.

<<Ehy Jason, sono Amber. Ti ho chiamato così memorizzi il mio numero>> Dissi disinvolta

<<Certo Amber, lo farò.. Ora devo andare ti chiamo dopo>> Riattaccó.

Sospirai, sollevata dal fatto che la conversazione durò poco e dal fatto che non si era trasformata in una di quelle conversazioni dove il ragazzo continua a dirti cose sdolcinate e romantiche.

Non mi piaceva ricevere complimenti, ormai avevo ascoltato così tanti insulti, che mi risultava difficile credere che qualcuno potesse elogiare qualche aspetto del mio carattere o del mio fisico.

Mandai un messaggio ad Emily e le chiesi di andare a prendere un gelato e lei accettò.

Volevo dirle che avevo fatto amicizia. Sapevo che le avrebbe fatto piacere,  visto lo sguardo preoccupato con cui mi guardava ieri.

Uscimmo e, una volta preso il gelato, ci sedemmo su una panchina vicino ad una piccola fontana.

<<Allora Amber, ho capito che oggi è andata meglio di ieri>> Mi chiese felice.

<<Si, decisamente..Ho conosciuto Jasmin e Jason, un ragazzo molto Simpatico>>

<<Jason?>> Ribbattè ad alta voce, eccitata all'idea che avessi fatto amicizia con un ragazzo.

Avevo ricevuto troppe delusioni in amore e ciò, mi aveva portato a chiudere ogni rapporto con qualsiasi essere di sesso maschile.

<<Si Emily>> Le risposi <<Ma non farti strane idee..È carino, ma non è il tipo adatto a me>> Continuai, notando la delusione nei suoi occhi.

Poi mi chiese: <<Non c'è nessun'altro ragazzo che potrebbe essere il tuo tipo?>> <<No.>> Risposi mentendo.

Non le potevo dire di essere andata in fissa per un ragazzo che avevo visto solo una volta e che, probabilmente, lui non mi aveva notato nemmeno, come tutti.

Eppure, quel ragazzo che avevo visto solo una volta mi tornava sempre in mente.

Aveva qualcosa di diverso dagli altri, ma non capivo cosa.

Si fece sera e tornammo a casa. Cenai e stanchissima andai a letto.

O con te, o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora