Mistero

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Una particolarità interessante di Flower Burch era la sua ossessione per il colore giallo.

Lo so. Vi starete domandando perché, giusto?

Beh, la realtà è che non lo so nemmeno io.

Diceva sempre che il giallo è il colore della felicità, e forse aveva ragione.
A me ricorda il polline e la primavera.

Ma la sua non era una banale preferenza.
Lei viveva di quella tonalità leggera che sapeva di margherite, di semplicità.

Portava con sé quella scia onirica e greve anche tra i vicoli mattonellati di quel pomeriggio assolato.
Aveva preso a camminare con il passo aggraziato che la contraddistingueva dagli altri passanti, ingobbiti e con la testa incassata fra le spalle come a nascondersi.

Eppure, più tentavano di nascondersi, più lei li osservava.
I suoi occhi grigio-azzurri raggiungevano con facilità le espressioni imbronciate di ogni anziano, il sorriso raggiante di ogni bambino.

Le scappò un sorriso anche a lei.
Anche se tra la gente di solito non si lasciava troppo andare.
Aveva paura di volare con la mente anche in tutta quella confusione.

Non poteva mostrarsi per ciò che era veramente.
E questo la turbava sempre un po'.

Passeggiò sotto i tetti spioventi dei palazzi accalcati, si immerse in quella scacchiera di vicoli grigi e case grigie, con porte grigie e finestre grigie.

Flower Burch adorava camminare per le strade del paese.
Sapeva a memoria i nomi di tutte le strade, avrebbe potuto spiegarti per filo e per segno ogni tragitto possibile che avresti voluto prendere.

Me la ricordo ancora, lì nel mezzo alla viuzza.
Lo sguardo chiaro verso la coperta celeste, sopra il cielo, sopra le stelle.
Le mani celate dalle maniche di quella felpa a rombi sgualcita e sfilacciata sui bordi.

Era così, lei.
Un'anima estremamente complessa dentro un corpo estremamente facile da comprendere.
Il problema è che l'apparenza, spesso, inganna.
E lei riusciva a nascondere molte cose, sotto quegli chignon rossastri.

Faceva in modo di non essere capita, Flower Burch.
In in certo senso le piaceva rimanere nel mistero.

Quando giunse dinanzi a quel muro scrostato però, sentì quell'alone di mistero divenire meno spesso.
Svanì lentamente.
Si sciolse sotto i raggi attenti del sole.

Le lettere grandi e spesse erano rimaste imprigionate sull'intonaco, proprio lì. Esatto.
Se chiudo gli occhi riesco a vederla ancora, quella parete.

Sollevò assorta l'indice verso la prima lettera della poesia, le sembrò quasi di vederla vibrare sotto il suo sguardo.

Ormai non poteva più passare inosservata.
Qualcuno l'aveva svelata.
Come si fa con i segreti.
Ma non i segreti che fanno sognare.
Non quelli che ti fanno toccare il cielo con un dito.
E nemmeno con il cuore.

Intendo quelli celati dalle lacrime.
Lacrime pesanti, e nere.
Dello stesso colore del dolore.

E quel nero imprigionato davanti a lei era una chiara prova.
Non poteva più nascondersi.

🐚 Angolo autrice 🐚

Buon pomeriggio a tutti amici!

Come ve lo passate questo sabato?

Io non sono andata a scuola, ma in compenso ho lo stomaco a pezzi e un gran mal di testa 🆘

Ma... The show must go on🌹

Vi è piaciuto il capitolo?

Accetto molto volentieri critiche o consigli, sempre che siano costruttivi e non distruttivi 😊

Alla prossima,
India🌻







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