7. LA GUASTAFESTE (PT. I)
Un mese dopo.
Ianira riuscì ad infilare in valigia le scarpe dopo svariati tentativi e fu sollevata dell’esito positivo. Damian, chino sul tavolino ai piedi del divano, stava completando un disegno. Il 23 dicembre era arrivato, quella mattina sarebbe partito con Peter per passare con lui il Natale, per la prima volta stavano lontani per una settimana. Non ebbe il tempo di farsi prendere dallo sconforto ché il campanello trillò. Quando aprì la porta, vide un enorme pacco regalo sormontato da un grosso fiocco rosso, attorno ad esso due mani tatuate lo reggevano.
“Biersack, che stai combinando?”
“Posso entrare? Questo pacco pesa parecchio.” Si lamentò Andy, entrando poi in casa con cautela per non inciampare.
Ormai si frequentavano da un mese, ma non si dichiaravano ancora una coppia a tutti gli effetti. Si comportavano come prima, come due migliori amici che spesso si baciavano, facevano l’amore e si godevano la compagnia l’uno dell’altro. Vivevano quel rapporto con leggerezza, senza preoccuparsi troppo di qualsivoglia tipo di complicazione. Messo il pacco per terra, sbucarono il viso magro e i grandi occhi azzurri del ragazzo. Indossava un berretto nero con la visiera al contrario e le collane tintinnavano quando si muoveva. Assicuratosi che Damian non li stesse guardando, le lasciò un bacio a stampo sulla bocca.
“Buongiorno, splendore.”
“Buongiorno, Andy. Puoi spiegarmi che stai facendo con quel coso?”
“E’ il regalo di Natale per Damian. Dato che saremo lontani, ho pensato di darglielo oggi. Aspetta, lui crede a Babbo Natale?” chiese Andy con il terrore di infrangere i sogni di un bambino. Ianira rise e scosse la testa, portando le mani sulle guance del ragazzo e baciandogli la punta del naso.
“Non ci crede, tranquillo. Andiamo da lui, dai!”
“Andy!” esclamò Damian con la bocca spalancata in segno di felicità e gli saltò in braccio. Andy gli spettinò i riccioli castani e se lo sistemò su un fianco.
“Ho una cosuccia per te, campione. Il tuo regalo di Natale ti aspetta in cucina!”
“Posso andare ad aprirlo, mamma?” domandò, rivolgendosi a Ianira, che sorrise e annuì. Il piccolo scattò verso la cucina, agguantò il pacco e strappò la carta nella foga. All’interno c’era un enorme set di cento puzzle dei supereroi più famosi della storia dei fumetti, sia della DC sia della Marvel. Andy era compiaciuto dell’espressione di pura gioia dipinta sul volto di Damian.
“Ti piace?”
“E’ spaziale! Grazie mille!” disse il piccolo, aggrappandosi ai pantaloni neri a mo’ di goffo abbraccio. Ianira, dallo stipite della porta, sorrise nel costatare il legame che univa i due uomini più importanti della sua vita, oltre a Fred e a Serge.
“Damian, adesso dobbiamo andare. Papà ti aspetta in aeroporto.”
La rattristò vedere il viso di suo figlio adombrarsi, aveva più volte espresso la volontà di trascorrere il Natale con lei e andy ma Ianira gli aveva spiegato che era giusto stare anche con suo padre, al che il bambino si era dovuto arrendere. Senza replicare, come un vero ometto, si mise la giacca e il cappello, poi gettò in valigia anche il regalo appena ricevuto. Andy si accorse degli occhi lucidi di Ianira e gli si spezzò il cuore sapendola tanto afflitta. Mentre lei andava a prendere la borsa, si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza di Damian e gli strinse le piccole braccia.
“Ti ricordi di indossare la spilla di Batman che ti ho regalato, vero? Con quella non avrai paura e saprai che la mamma e io ti staremo pensando.”
“Mmh, okay.” Rispose il bambino, giocando con il ciondolo a forma di aquila che il ragazzo portava appeso al collo.Venti minuti dopo Ianira consegnò a Peter la valigia e la mano di Damian. Sentiva un terribile groppo in gola che quasi le impediva di parlare. Mamma e figlio si abbracciarono per cinque buoni minuti, alternando baci e sorrisi incoraggianti.
“Mi raccomando, pulce, fai il bravo e divertiti. Ti voglio tanto bene, amore mio.”
“Anche io. Ciao, mammina.”
“Andiamo o faremo tardi.” Intervenne Peter, che trascinò il bambino lontano da lei in direzione del check-in.
Malgrado la tristezza, Ianira non poteva perdersi d’animo. Anche lei aveva un aereo da prendere: avrebbe trascorso il Natale a casa di Andy a Cincinnati.
“Come mi presenterò alla tua famiglia?”
Andy inarcò il sopracciglio e si accese una sigaretta, la prima di una lunga serie. Erano da poco atterrati a Cincinnati e aspettavano che suo padre li andasse a prendere. Seduti fuori dall’aeroporto, il freddo dicembrino si faceva sentire forte e chiaro. Erano le dieci di sera, il buio accompagnava i viaggiatori a casa o chissà verso quale meta.
“Come vuoi che ti presenti? Col nome e il cognome!”
Ianira gli diede un pugno sulla spalla, che non lo spostò nemmeno di un millimetro, e sbuffò.
“Fai il serio, per favore. E’ strano quando tuo figlio si presenta a casa con una ragazza che non è la fidanzata.”
“Vuoi che dica ai miei che sei la mia fidanzata? D’accordo.”
“Noi non stiamo insieme, Andy.”
“Questo è un punto da discutere al più presto.” Disse lui, scrollando la cenere della sigaretta a terra. Ianira si strinse nella giacca, il gelo era causato più dalle parole di Andy che dal vento ghiacciato.
“In che senso?”
“In nessun senso, ora non ci pensiamo. Affronteremo il discorso dopo le vacanze.”
Lei si limitò ad annuire, non voleva appesantire la situazione più del dovuto. Era palese che l’amore stesse sbocciando a tutti gli effetti tra di loro, ma entrambi temevano di ammetterlo per non restare delusi e feriti ancora una volta. Fatto sta che uno dei due prima o poi avrebbe dovuto deporre lo scudo e arrendersi al sentimento nemico. Un’auto blu si fermò davanti a loro e ne uscì un uomo alto, sulla cinquantina, con un capello di lana nero e i guanti.
“Andy, figliolo! Da quanto tempo!”
I due uomini si scambiarono pacche d’affetto, mentre Ianira se ne stava in disparte per dare loro un minimo di privacy. Quando Andy notò lo sguardo di suo padre puntato sulla figura della donna, seppe che era arrivato il momento delle presentazioni.
“Papà, lei è Ianira Lewis, la mia amica.”
“Piacere, signor Biersack!” disse Ianira, allungando la mano tremante verso l’uomo, che la strinse con un sorriso cordiale.
“Piacere mio! E chiamami Chris, ‘signore’ mi fa sentire già troppo vecchio. Allora, vogliamo tornare a casa? Mia moglie non vede l’ora di incontrarvi.”
“Si parte!” disse Andy, sorridendo entusiasta. Ianira, invece, stava tremando per l’agitazione e l’imbarazzo, e le cose sarebbero peggiorate con la madre.
Amy Biersack stava stritolando Andy in un abbraccio mentre quasi scoppiava a piangere per l’emozione.
“Mamma, così mi soffochi.”
“Scusami, tesoro. Solo davvero felice di rivederti dopo tanto tempo. Questa bella ragazza chi è?” domandò la donna, rivolgendo gli occhi coperti dagli occhiali verso Ianira.
“Salve, sono Ianira Lewis. Un’amica di Andy.” Sorrise la ragazza, anche se dentro si sentiva svenire per l’ansia. Amy sorrise a sua volta, un sorriso forzato più che altro, e le diede la mano.
“Benvenuta a casa nostra, Ianira. Vieni, ti ho sistemata nella dependance.”
“Può dormire in camera con me.” Obiettò Andy, caricandosi le valige in spalla. La madre gli lanciò un’occhiata truce.
“No, non può dormire con te. Non è consono che dormiate nella stessa stanza. Dico bene, Ianira?”
Ianira guardò prima Andy e poi Amy, infine annuì.
“Dice bene, signora Biersack.”
La dependance si trovava proprio alle spalle dell’abitazione, era composta di una sola grande stanza, ovvero una camera da letto, un angolo cottura e un piccolo bagno. Ianira posò a terra la valigia e si tolse la giacca, appendendola all’unica sedia presente.
“Spero che il posto sia di tuo gradimento. Per qualsiasi cosa, chiedi a me.” Disse Amy con una certa freddezza nella voce. Era palese che non la volesse in casa.
“Certo. La ringrazio per l’ospitalità, signora.”
“Andy mi ha detto che hai un figlio. Come si chiama?”
Ecco, era giunto il momento dell’interrogatorio. Ianira prese un bel respiro e si preparò a rispondere.
“Si chiama Damian Lewis, ha quattro anni.”
“Ah, porta il tuo cognome. E il padre?”
“Mamma!” la ammonì Andy, che era appena entrato di soppiatto nella dependance. Ianira gli toccò delicatamente il braccio e a quel gesto Amy si accigliò.
“Non fa niente, è normale che tua madre mi ponga delle domande. Beh, il padre di Damian vive per i fatti suoi con la sua compagna. Porta il mio cognome perché il giorno della sua nascita ero sola.”
“Capisco. E come vi siete conosciuti con Andy?”
Andy inarcò il sopracciglio, sua madre si stava comportando male.
“Siamo vicini di casa, abitiamo sullo stesso pianerottolo. Inoltre, Andy lavora per mio zio.” Disse Ianira, era rilassata e ben disposta ad ogni chiarimento. Amy la osservò per qualche istante, i capelli castani legati in una treccia, gli occhi struccati, il fisico modificato dal parto, e pensò che non avesse nulla a che fare con suo figlio.
“Ah, ecco. Adesso ti lascio il tempo per sistemare le tue cose. Domattina andremo in centro per il mercatino di Natale.”
“Va bene, grazie.”
“Andy, tu vieni con me!” ordinò Amy al figlio, che sospirò e si mise le mani in tasca. Mimò uno ‘scusa’ a Ianira e seguì la madre, lasciando la ragazza da sola.
Alle nove del mattino Amy costrinse suo marito, il figlio e la loro ospite a visitare il mercatino di Cincinnati che esponeva oggettistica natalizia, il cui ricavato in denaro sarebbe stato devoluto in beneficenza. Ianira aveva sonno, non aveva dormito un granché, e doveva anche fingersi educata con una donna che la detestava. La signora Biersack, infatti, sembrava averle dichiarato guerra: la sera prima non aveva acceso il riscaldamento della dependance, poi le aveva dimezzato l’acqua calda durante la doccia, e quella mattina le aveva preparato un caffè disgustoso. Ai rimproveri del figlio la donna si giustificava dicendo che non era abituata ad avere ospiti.
“Perché tua madre sta facendo la spesa per un intero esercito?” esordì Ianira, mentre seguivano la donna alla bancarella del pesce. Andy bevve un sorso di caffè e ridacchiò.
“Perché invita tutta la famiglia a cena da noi la sera della Vigilia.”
“Cosa? Mi stai dicendo che stasera dovrò affrontare tutti i tuoi parenti?!”
“Esatto. Sono più simpatici di mia mamma, quindi puoi stare serena.”
“Tua madre mi odia proprio.” Disse la ragazza, esasperata per quella situazione. Andy le circondò le spalle con il braccio e le baciò una tempia.
“Lei ti vede come una minaccia. Crede ancora che io e Jennifer possiamo tornare insieme, ma ora che tu sei qui si rende conto che il suo sogno è infranto per sempre.”
“Una fan di Jennifer, ottimo.” Il sarcasmo di Ianira trasudava da quelle parole come miele da un alveare.
“Andrà tutto bene, splendore. Fidati di me.”
Fiducia. Già, era quello il problema. Si era fidata di qualcosa che non aveva certezze, si era fidata di un uomo che forse non avrebbe mai potuto avere per davvero.
“Ragazzi, vi consiglio di fuggire ora prima che sia troppo tardi.” Suggerì il signor Biersack, qualche passo davanti a loro. Lui era gentile con Ianira, era simpatico e molto alla mano, forse aveva già intuito l’ostilità di sua moglie e cercava di lenirla.
“Grazie, papà. Ci vediamo dopo.”
Andy le prese la mano e insieme si allontanarono verso il fulcro del mercatino, le bancarelle di dolciumi e decorazioni natalizie. Ianira, libera dalle grinfie di Amy, poté finalmente rilassarsi. Vedere Andy così felice e a proprio agio nella sua città natale la metteva di buon umore. Si fermarono a sbirciare strani ornamenti festivi e Ianira, trovato un frontino con le corna di renna, gliele fece indossare.
“Guarda come sei bello adesso, renna Andrew!” gli disse, ridendo di buon gusto. Andy le portò le mani intorno ai fianchi per intrappolarla in una stretta.
“Sono molto sexy in versione renna di Babbo Natale.” Sussurrò lui a un centimetro dalle sue labbra.
“Assolutamente.”
“E questa renna se lo merita un bacio come premio per il duro lavoro che svolgerà stanotte?”
Ianira non se lo fece ripetere due volte, gli mise le mani sulla nuca e lo baciò con trasporto alla luce del sole. Per la prima volta si mostrarono in pubblico come una coppia, continuando a baciarsi ancora un po’. Andy si morse il labbro, desideroso di maggiore contatto, ma dovette darsi una regolata. La ragazza prese le distanze con un sorriso a illuminarle il viso.
“Dovresti comprare questo frontino, ti dona.”
Andy comprò sul serio il frontino e proseguì il loro giro in modalità renna, beccandosi sguardi divertiti dai bambini e scioccati dagli adulti.
“Stasera lascia la porta aperta, verrò a farti visita.” Disse, mentre mano nella mano camminavano verso il carretto di un finto Babbo Natale.
“Non hai intenzione di calarti giù dal camino per consegnarmi i regali?”
“Vedi, splendore, ho intenzione di calarmi nel tuo letto per consegnarti i regali.” Le mormorò all’orecchio con voce suadente, al che Ianira fu obbligata a trattenersi per non baciarlo di nuovo e con maggiore passione.
“Allora vorrà dire che la porta sarà aperta.”
Andy stava per darle quel bacio che entrambi volevano quando una mano gli artigliò la giacca per farlo voltare.
“Andy! Da quanto tempo!”
Ianira notò il cambiamento di Andy, la sua allegria si era appena tramutata in disappunto.
“Salve, Sophie. Come sta?”
“Io me la cavo. Tu come stai? Oh, questa fanciulla chi è?” la donna continuava a sorridere in modo spropositato, fin troppo per i gusti di Ianira.
“Lei è Ianira, un’amica. Sarà nostra ospite per queste vacanze.”
“Io sono Sophie Gordon, la suocera di Andy.”
Era Sophie, la madre di Jennifer. Come Amy, anche lei era sicura che i figli sarebbero tornati insieme, senza curarsi del divorzio in atto. Ianira fu attraversata da un’insolita scarica di gelosia mista a rabbia.
“Intende dire che è la mia ex suocera.” La corresse Andy, imbarazzato per quello strano incontro.
“Oh, suvvia, mettiamo da parte certe precisazioni, ragazzo mio! Suppongo che ci vedremo stasera a cena.” Continuò Sophie, sempre mantenendo quel sorriso sfacciato. Andy deglutì nel panico totale.
“Stasera a cena?”
“Ma sì, tua madre mi ha invitata come tutti gli anni al cenone!”
“Andy, figliolo, calmati!”
Andy sbuffò in preda alla rabbia. Sua madre, seduta sul letto nella sua vecchia stanza, lo guardava con la faccia da cane bastonato, come fosse innocente.
“Come posso calmarmi quando inviti a cena i miei ex suoceri? Spiegamelo!”
“Lo sai che Sophie e Drew sono amici della nostra famiglia da anni e che cenano con noi alla Vigilia, quindi non capisco perché ti scaldi tanto.”
Il Natale precedente era stato l’ultimo che aveva festeggiato accanto a Jennifer, si erano poi lasciati a gennaio, e rivivere a metà quella tradizione adesso lo disgustava.
“Mi scaldo tanto perché non fanno parte della nostra famiglia ormai!”
“Secondo me il vero motivo è la tua nuova amichetta!” disse tutta indispettita la madre, risoluta nel suo atteggiamento. Andy scosse il capo e ghignò, più per amarezza che per divertimento.
“Che c’entra adesso Ianira?”
“Stamattina vi ho visti, alle bancarelle, mentre vi baciavate. Erano baci abbastanza affiatati. State insieme? E’ forse questo che scatena la tua rabbia per la presenza di Sophie e Drew a cena? Devi sapere che Jennifer non passerà qui le vacanze.”
“Tra me e Ianira sta nascendo qualcosa, lo ammetto, ma questo non ha a che fare con te che prendi determinate decisioni senza consultarmi. Sophie e Drew saranno i miei nemici stasera perché mi ricorderanno di una vita morta un anno fa, mentre al mio fianco ci sarà una nuova vita ad attendermi. Mamma, io e Jennifer non torneremo insieme, sappilo.”
Andy era stanco di doversi ripetere ogni volta che sua madre accennava al suo matrimonio: no, non c’era più possibilità di salvezza, soprattutto ora che una donna faceva parte della sua vita. Amy si rabbuiò per le certezze che crollavano ancora una volta, per la speranza disattesa che suo figlio tornasse con la sua ormai ex moglie.
“Se sei sicuro della tua scelta, allora affronterai questa cena.”
Al piano di sotto, Ianira stava aiutando il signor Biersack ad apparecchiare. Di ritorno dal mercatino, lei e Andy si erano limitati a guardare un paio di film natalizi senza dirsi una parola. Adesso udiva le voci concitate di mamma e figlio sfidarsi al piano di sopra e immaginò i primi litigi con Damian, a quanto sarebbero diventati feroci col tempo. Si ridestò quando Andy, vestito puntualmente di nero, eccezione fatta per gli anfibi bordeaux, comparve in cucina. Il ragazzo, non appena la vide con indosso un paio di jeans stretti e una camicetta blu di pizzo, fischiò.
“Ehi, Lewis, sei uno schianto!” disse, baciandole la guancia. Ianira sorrise timidamente, non era dell’umore adatto, ma al tempo stesso sapeva che lui doveva sentirsi sotto pressione. Sbirciando il soggiorno e non vedendo nessuno in giro, si sollevò sulle punte per dargli un bacio casto sulle labbra, che Andy approfondì arpionandole i fianchi.
“Stai bene anche tu, Biersack, per un funerale!”
“Oh, avanti, lo sai che il nero snellisce!” rise lui, baciandola a stampo. Ianira gli scostò dagli occhi una ciocca di capelli corvini e sorrise, era davvero bello da mozzare il fiato.
“Cosa c’è da snellire in te? Sei magro come un chiodo!”
Prima che si accingessero ad un’altra effusione, il campanello suonò e li separò. Chris sbucò dalla cucina e, sfregandosi le mani tutto contento, aprì la porta. Una mandria di parenti di riversò in casa, anziani, adulti, adolescenti e bambini affollarono il soggiorno di casa Biersack in poco tempo. Anche Sophie e Drew fecero la loro entrata, a braccetto, con in mano due cesti di dolci. Andy deglutì e si strofinò i palmi sudati sui pantaloni.
“Guardami, Andy. Ci sono io con te. Andrà tutto bene.” Gli disse Ianira, dolce e gentile come al solito. Il ragazzo annuì distrattamente, ancora intontito dalla miriade di emozioni che provava, ma la tensione si allentò quando lei gli strinse la mano per infondergli coraggio. Fu Ianira ad accogliere i genitori di Jennifer con la sua tipica garbatezza dei modi.
“Buonasera! Prego, accomodatevi!”
Sophie e Drew l’abbracciarono inaspettatamente, facendola sentire in colpa per i sentimenti che serbava per l’uomo che un tempo amava la loro figlia. Amy raggiunse il quartetto all’ingresso con un sorriso raggiante sul volto.
“Amici cari, sono onorata! Venite, a tavola è tutto pronto!”
Ianira mandò giù l’ennesimo bicchiere d’acqua per inumidirsi la gola e rispondere a tutte le domande che da un’ora le venivano poste dai parenti di Andy. C’era chi si era dimostrato diffidente, chi incuriosito, chi indifferente, e solo Joe, il cugino di Andy, era stato amichevole con lei. Adesso, riuniti tutti in soggiorno per aspettare la mezzanotte, consumavano gli svariati dolci preparati da mamme e zie. Seduta al suo fianco, guardinga e intrattabile, c’era la nonna di Andy, che le fece una domanda diretta.
“Hai i fianchi belli grossi, ragazza. Hai avuto una pagnotta nel forno di recente?”
Andy quasi si strozzò con la torta e tossicchiò per riprendere a respirare. Ianira era confusa.
“Non capisco.”
“Hai avuto un figlio?” tradusse Chris per lei. Tutti gli occhi dei parenti erano puntati su di lei, simili a cani che esaminano una preda.
“Sì, ho un figlio di quattro anni, si chiama Damian.”
“Beh, con quei fianchi da cavalla gravida era evidente!” commentò la zia materna di Andy, indicando col mento il bacino della ragazza. Ianira sprofondò nell’imbarazzo, la sua insicurezza era stata spiattellata davanti a degli estranei, esposta come un animale da circo.
“Ianira è bellissima, sempre e comunque.” Disse Andy.
Sophie e suo marito Drew si scambiarono un’occhiata eloquente, ed Amy seppe che non c’era modo di tornare indietro. Il silenzio che avvolgeva la stanza fu spazzato via da Joe, che sollevò il bicchiere per un brindisi.
“A tutta questa nostra bella famiglia e ad una nuova amica, salute!”
I bicchieri cozzarono tra di loro e le chiacchiere tornarono a riempire la casa, come se non fosse successo nulla. Ianira si congedò con la scusa di dover andare in bagno e uscì in cortile per prendere una boccata d’aria. Imprecò in mente quando il bastone della nonna di Andy si trascinò sino a lei e la vecchia le si parò di fronte.
“Mi dispiace per prima, non volevo metterti a disagio. E’ solo che sono molto protettiva nei confronti di Andy, è un ragazzo molto fragile e tende a farsi male troppe volte. La storia con Jennifer lo ha molto segnato, ma mia figlia Amy non sa tutto. Non sa tutte le volte che è venuto a casa mia ubriaco per un litigio con Jennifer, delle nottate passate a piangere per presunti tradimenti, e non sa nemmeno che lei ora ha un nuovo compagno.”
“Perché mi dice tutto questo?”
La donna le toccò la spalla con la piccola mano tremolante per poi toccarle la guancia in un gesto materno.
“Perché, quando mio nipote ti ha guardata poco fa, ho letto nei suoi occhi una pace che non gli ho mai visto. Tu gli plachi l’animo, ragazza. Sei la sua cura.”
“Nonna! Entra, dai, tra poco canteremo!” strillò uno dei bambini dalla finestra. Ianira intravide Andy guardarla dalla finestra e salutarla con la mano.
Era da poco scoccata l’una di mattina quando Ianira, reduce da una doccia calda, stava preparando il letto per la notte. Era stata una serata assurda, era sfinita e triste per come era stata trattata, come se fosse un’intrusa. Tutti avevano parlato di Jennifer, di quanto fosse bella e brava, di quanto stesse bene con Andy, e le avevano anche fatto vedere le foto del loro matrimonio, mentre lei soffocava un urlo nello stomaco e simulava un sorriso. Andy, tuttavia, non aveva fatto altro che strapare l’album dalle mani delle cugine e gettarlo nella spazzatura, poi si era rintanato in soffitta con Joe. L’unica nota positiva era stata la video-chiamata con Damian per lo scambio degli auguri e sentire la vocina di suo figlio le aveva scaldato il cuore, era la sua ancora di salvezza anche a chilometri di distanza. La porta della dependance si aprì e un filo di vento gelido colpì le gambe nude della ragazza che, voltatasi, riconobbe Andy sulla soglia. Il ragazzo ispezionò il corpo di Ianira coperto solo da un asciugamano viola e inarcò il sopracciglio, accompagnandolo con un ghigno.
“Apprezzo davvero la visuale, splendore.”
“Che ci fai qui? Tua madre non vuole che stiamo insieme da soli nella stessa stanza.”
“Il tuo tono di voce sprizza rabbia, che succede?”
“Succede che questo viaggio è stato un errore. Sarei dovuta rimanere a Santa Monica. Ti ho solo messo nei guai con la tua famiglia.”
Andy si stravaccò sul letto, senza preoccuparsi delle lenzuola appena sistemate, e si tolse le scarpe, mettendosi comodo. Dalla tasca estrasse una sigaretta e l’accese.
“Non è colpa tua se la mia famiglia è impicciona. Loro sono solo curiosi di conoscerti e capire perché sei qui. Sono abituati a vedermi con Jennifer, perciò una nuova donna al mio fianco un po’ li spaventa.”
“Certo, posso capirlo, ma io sono soltanto tua amica e il paragone con Jennifer non può sussistere.” Ribatté Ianira stizzita, era stata giudicata per troppo tempo e non aveva voglia di altri pregiudizi. Andy, con la sigaretta tra le labbra, la guardò con il sopracciglio sollevato.
“Sei soltanto mia amica? A questo punto devo dedurre che baci tutti i tuoi amici.”
“Lo sai che intendo, Andy.”
“No, non lo so. Dimmelo tu che intendi.” Adesso Andy era turbato, si era seduto e continuava a fumare, giocando con l’anello che portava all’indice destro.
“Intendo che non stiamo insieme, almeno non del tutto e non ufficialmente, e non mi piace che i tuoi parenti facciano strane supposizioni al riguardo. Solo perché sono una donna e tu un uomo non fa di noi una coppia.”
“Mmh, certo. E allora cosa siamo quando ci baciamo? E quando andiamo a letto insieme? Questo fa di noi due ‘amici con benefici’?”
“Andy …” iniziò Ianira, ma lui era troppo arrabbiato per ascoltare un’altra parola.
“Il tuo ragionamento mi fa capire che per te è stato solo sesso nell’ultimo mese. Era tutta una presa in giro il fatto che provi qualcosa per me? Avanti, confessalo! Guardami negli occhi e dimmi che si è trattato di un mero passatempo! Dai!”
Ianira non lo aveva mai visto tanto adirato, i muscoli del viso induriti, le sopracciglia aggrottate, la sigaretta ormai spenta.
“Non si tratta di un mero passatempo, lo sai. E non è stato nemmeno solo sesso. Non ti prendo in giro, Andy.”
“Ah, no? Ne sei sicura? Perché a me sembra che con una mano mi vuoi e con l’altra mi respingi.”
“Ci sono delle questioni ancora irrisolte nelle nostre vite.” Disse Ianira, mordendosi il labbro per non scoppiare a piangere. Andy rise, più che altro era un riso amaro.
"Che intendi per questioni irrisolte? Peter e Jennifer? Lo sai che ho chiuso con Jennifer. La vera domanda è se tu hai davvero chiuso con Peter.”
“Non essere ridicolo! Tra me e Peter è finito tutto quattro anni fa!”
“Allora possiamo stare insieme.”
Quella frase sembrò incendiare tutto l’ambiente, erano parole simili a lingue di fuoco che scottavano su vecchie ferite ancora aperte.
“No, non possiamo.” Disse lei, abbassando gli occhi sul pavimento per non incrociare gli occhi furenti del ragazzo. Andy, dal canto suo, con una falcata si ritrovò davanti a lei e si avvicinò fino a far scontrare i loro corpi.
“Non ti credo. Sei una bugiarda.”
“Andy …”
“Ascoltami attentamente perché non lo ripeterò due volte. Al diavolo Peter, Jennifer e tutto quello che abbiamo vissuto in passato! Al diavolo la mia famiglia e i suoi pregiudizi! Al diavolo chi ci criticherà! E al diavolo anche le tue stupide paure! Sono stati i mesi più sereni della mia vita, al fianco di una donna e di un bambino che mi hanno stravolto la vita e l’hanno migliorata. Voglio essere l’unico per te, Ianira. Voglio provare davvero a stare bene questa volta, perché ho capito che l’amore non deve fare male, perché so che con te tutto questo può succedere. Io mi sto follemente innamorando di te. Ti supplico, dammi una possibilità.”
Andy aveva sussurrato tutto ad una spanna da lei, così vicino, veemente, passionale, e dannatamente meraviglioso. Ianira osò guardarlo negli occhi e capì che rischiare con lui non sarebbe stato tanto male. Pensò a Damian, a come sarebbe stato se Andy li avesse lasciati, e dovette ricredersi.
“Scusami, non posso.”
“Ancora una fottuta scusa! Quando la smetterai di scappare?”
Ianira si allontanò incapace di resistere ancora, era arrivata al limite.
“Non sto scappando, sto proteggendo me e mio figlio. Se le cose dovessero andare male, Damian soffrirebbe e io, che sono sua madre, devo difenderlo da questa evenienza.”
“Damian è un bambino, si adatta a quello che tu dici e fai! Dannazione, Ianira, non ci posso credere! Il vero problema è che non provi niente per me. Idiota io a credere che fossi stata sincera!”
“Sono stata sincera, Andy! E lo sono anche ora che ti dico che non posso!”
“Tu non vuoi, che è ben diverso.”
Ianira alzò gli occhi al cielo, quella discussione aveva preso una brutta piega che non voleva dispiegarsi.
“Io ti voglio più di quanto tu possa immaginare.”
“E io sono qui, Ianira. Sono qui solo per te. Quando lo capirai?”
“Hai ragione, sono io che scappo. Lo faccio perché ho paura.”
“Lo so, tutto questo fa paura anche a me, ma non possiamo dividerci solo perché siamo terrorizzati.”
Ianira gli regalò un sorriso triste, uno di quelli in grado di spaccare i cuori più resistenti, e Andy si lasciò annientare.
“Sì, hai ragione anche su questo. Mi dispiace.”
“Ora guardami e dimmi che mi vuoi.” Disse lui, attirandola a sé e alzandole il mento con le dita. Ianira lo baciò, convinta che un gesto valesse più di chissà quante parole, ma lui era di altro avviso.
“Dimmelo.”
Un bacio.
“Dimmelo, Ianira.”
Un secondo bacio.
“Ti voglio, Andy.”
Andy sfoderò uno dei suoi sorrisi maliziosi e la spinse dolcemente sul letto, sovrastandola col proprio corpo. Ianira fremette quando le mani tatuate di lui le accarezzarono le cicatrici sulle spalle. Era stupefacente il modo in cui lui si comportava rispetto a quel difetto che l’aveva da sempre fatta sentire inadeguata. Andy le slacciò l’asciugamano e si beò di tutta quella nudità che apparteneva finalmente solo a lui. Sorrise quando avvertì le dita di Ianira sbottonargli la chiusura dei pantaloni e le diede il permesso di spogliarlo. Si toccavano, si desideravano, e una libidine senza freni si impossessò di loro. Le labbra di Ianira lambirono ogni singolo tatuaggio che marchiava il corpo di Andy, mentre lui gemeva senza alcun ritegno. Poi era Andy a vezzeggiare ogni centimetro della pelle calda di lei con baci e carezze. Era un seducente groviglio di corpi mescolati ad ansimi. I vetri della dependance si appannarono a causa del calore provocato da loro, che si fondevano più e più volte. Si amarono fino all’alba, quando, sorti primi deboli raggi di sole, si addormentarono.Amy Biersack, dalla finestra del secondo piano, osservava la dependance e già sapeva cosa era accaduto durante la notte. Ianira era una brava ragazza, ma non era la donna giusta per Andy. Aveva un piano in mente. Avrebbe riportato Jennifer in città.
Salve a tutti! ^_^
Beh, direi proprio che la coppietta sta affrontando tutto abbastanza bene, ma mamma Biersack sembra essere di un altro parere.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
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Lonely hearts || Andy Biersack
FanfictionAndy alle spalle ha un passato burrascoso, costellato da dipendenze e un matrimonio finito, e davanti a sé ha un futuro incerto. Ianira alle spalle ha un passato fatto di abbandoni, prima suo padre e poi il padre di suo figlio Damian, e davanti a sé...