Il ballo in (s)maschera

321 12 0
                                    

6. IL BALLO IN (S)MASCHERA.


Una settimana dopo.
Ianira aveva sempre avuto a che fare con l’arte. L’aveva studiata all’università, l’aveva ammirata nei dipinti e nelle sculture in giro per l’Europa, e adesso la insegnava anche, eppure fu strabiliata dalla bellezza artistica degli abiti che stava guardando. Serge quella sera avrebbe inaugurato il suo nuovo locale in centro e aveva ideato una festa in maschera per gli invitati, perciò l’aveva trascinata in una boutique di vestiti adatti a certe occasioni. Il telefono vibrò per l’ennesima volta nella borsa e, quando lesse il mittente dei dodici messaggi, non si meravigliò affatto. Da una settimana si era rifugiata con Damian a casa di zio Fred, dopo aver rispedito Maddie a casa e dopo aver ignorato Andy per due giorni. Poi era stata costretta a cedere quando il ragazzo aveva iniziato a tempestarla di chiamate e di messaggi, ma lei si era solo limitata a dargli qualche risposta laconica. Il solo pensiero del loro litigio la faceva rattristare, era colpa della sua insicurezza se stava allontanando una delle persone cui volva più bene.
Un messaggio ricevuto: possiamo vederci? Ho bisogno di parlarti. (Andy)
Un messaggio inviato: non posso, lavoro fino a tardi. (Ianira)
“Dovreste smetterla di mandarvi gli sms come due ragazzini, mon amour.” Disse Serge, sbucando alle sue spalle con un boa fucsia al collo. Ianira mise via il telefono e sospirò, era stanca di tutte quelle complicazioni.
“Sono impegnata, dico davvero. Non ho tempo per parlare con lui.”
“Lo stai evitando mentre lui ti cerca in tutti i modi. Che cosa è successo?”
“Possiamo non parlare di lui e scegliere un vestito? La festa è stasera.”
“Sei proprio testarda come tuo zio. Andiamo, vieni con me. Isabelle ci aspetta.”
La titolare del negozio li accolse con grande calore, offrì solo una tazza di the e li invitò a seguirla nel deposito idoneo alle loro esigenze.
“Avete già idea da quale personaggio travestirvi?” domandò la donna, una figura minuta ed elegante con i capelli grigi e occhiali da vista rossi.
“Io pensavo di vestirmi da pirata, Fred impazzirebbe di sicuro!” esclamò Serge, facendo una piroetta su se stesso con fare teatrale. Isabelle sorrise e annuì, poi rivolse lo sguardo occhialuto a Ianira.
“E tu, fanciulla, hai deciso?”
“Ehm, no. Non ho nessuna idea.”
“Io ho l’abito giusto! – disse, aprendo un baule e rovistando all’interno – E’ uno degli abiti usati per il film ‘La principessa Sissi’ del 1955. E’ stato messo all’asta dopo la fine delle riprese e la mia famiglia lo acquistò a caro prezzo. Non l’ha mai indossato nessuno e per questo lo hanno abbandonato in questo baule, ma credo che per te sia perfetto. Ecco!”
Da una coltre di polvere emerse un ampio abito bianco con lo scollo a barca e rifiniture color oro sul corpetto e sulla gonna. Ianira lo riconobbe subito, aveva visto più volte e il film e lo aveva adorato.
“E’ certa che io possa indossarlo? Voglio dire, è un cimelio di enorme valore.”
“Questo abito esige di essere mostrato in pubblico ed è un onore per me che sia tu a farlo. Dai, vai a provarlo!”
L’entusiasmo di Ianira si dissolse come neve al sole quando si rese conto che lo scollo avrebbe lasciato scoperta una porzione di schiena e che si sarebbero viste le cicatrici.
“Non posso indossarlo, mi dispiace.”
“Per quale motivo?” la voce intristita di Isabelle fu come un pugno allo stomaco, ma quelle cicatrici non potevano essere manifestate.
“Hai qualcosa che possa coprire le spalle?” domandò Serge, che aveva avuto un colpo di genio. Isabelle tornò a calarsi nel baule e ne tirò fuori un copri spalle di velo bianco con i bordi in pizzo.“Questo può andare bene?”
Ianira si illuminò e abbracciò Serge con impeto.
“Va benissimo!”

Fred ne aveva vissute di esperienze bizzarre, ma quella che gli si era presentata davanti alle otto del mattino era paranormale. Andy, braccia incrociate e sguardo risoluto, lo fissava in attesa di una risposta.
“Tu vuoi che io ti aiuti con mia nipote? Ho capito bene?”
“Sì, è esatto. Ianira mi evita da una settimana e io sto impazzendo, ho bisogno di vederla e di parlarle.”
“E cosa dovrei fare per te?”
“Devi dirle che io non verrò al ballo per un impegno imprevisto.”
Fred si toccò il mento e meditò su quella richiesta di aiuto.
“Ma tu ci sarai lo stesso al ballo?”
“Sì, mi presenterò travestito alla perfezione.”
Andy era determinato come poche volte nella vita. Da una settimana Ianira non tornava a casa e gli rispondeva sporadicamente ai messaggi, mentre rifiutava ogni chiamata. Sentiva il bisogno vitale di guardarla negli occhi e confessarle tutto, non poteva più rimandare.
“Va bene. Farò come mi hai chiesto, mentirò per te. Un solo monito, Andy: non spezzarle il cuore oppure spezzerò qualcosa a te, intesi?”
“Intesi.”


Erano le nove e mezzo di sera quando Ianira, Benjamin e Maya arrivarono al ristorante di Serge. Il palazzo risaliva all’Ottocento, era maestoso con le colonne all’ingresso, i balconi a volute e il giardino spazioso. Dal parcheggio all’entrata un lungo tappeto rosso accompagnava gli ospiti fino all’interno. Ianira si tirò su il vestito e salì l’imponente scalinata a piccoli passi, i tacchi già le mordevano i talloni.
“Una cena in questo posto non potrò permettermela neanche tra dieci anni!” esordì Benjamin, scrutando il posto con fare estasiato. Maya ridacchiò e si fissò la maschera sul viso.
“Per stasera, però, possiamo fingere di essere dei ricconi e cenare gratis!”
Un cameriere ritirava i cappotti e li appendeva con il numero di riconoscimento e rilasciava un ventaglio nero per coprirsi ulteriormente il viso. Ianira odiava i balli in maschera, tutti fingevano in maniera subdola e sembravano agire consapevoli che la luna avrebbe avvolto nel buio i loro segreti. Mentre Maya e Benjamin si fiondavano sul buffet, Ianira scese velocemente i gradini e si recò da suo zio, che stava discutendo allegramente con alcuni amici francesi di Serge. Non appena la vide, si congedò dalla conversazione e andò ad abbracciarla.
“Mia cara, sei semplicemente favolosa!”
“Grazie, zio. Anche tu sei favoloso vestito da Giulio Cesare.”
“Che vuoi farci, il fascino è un fattore ereditario!” scherzò l’uomo, sbattendo le ciglia per vantarsi. Ianira rise e gli diede un bacio sulla guancia.
“Io vado a farmi un giro, tu pensa a divertirti. A dopo.” Gli disse, allacciando la semplice maschera bianca e dorata dietro la testa.
“A dopo, cara.”
Era ormai trascorsa un’ora e mezza dall’inizio del ballo. Tutti gli invitati si divertivano, chi mangiava, chi ballava, e chi si sganasciava dalle risate, mentre Ianira se ne stava in un angolo da sola a sbuffare. All’improvviso un brusio convulso attraversò la sala come se un gruppo di farfalle stesse svolazzando senza controllo. Ianira seguì lo sguardo incantato di alcune donne indirizzato alla scalinata ripida e sgranò gli occhi. Un uomo, con indosso un completo tutto nero con la sola eccezione di due rose rosse ricamate sul colletto della camicia, con i guanti e una maschera nera di vernice che gli ricopriva tutto il viso, aveva attirato l’attenzione di tutti. Camminava sicuro e fiero, spalle dritte e occhi puntati su di lei. Cosa? Perché sta guardando proprio me? Ditemi che è uno scherzo, disse la ragazza tra se e se. Quando lo sconosciuto le fu di fronte, chinò il capo in segno di saluto e le baciò il dorso della mano come un vero gentiluomo. Ianira sorrise nel totale imbarazzo e anche nel panico, certe cose non le capitavano mai. Da lontano zio Fred le faceva cenno con il dito di parlare con quello strano uomo, sorridendo in modo eccessivo. Lo sconosciuto tese una mano guantata di nero verso di lei nella muta richiesta di un ballo.
“Sì, accetto volentieri.”
Fu trasportata al centro della sala, sotto il grande lampadario di cristallo, con i visi curiosi della gente intorno puntati addosso. Lo sconosciuto dolcemente fece scivolare una mano sulla sua vita e con l’altra strinse la sua, dopodiché iniziarono a danzare sulle note di ‘Hymne à l’amour’ di Edith Piaf. Ianira dovette ammettere che fu una sensazione magica, ballare con uomo ignoto mascherato, indossare il vestito di un’attrice, essere al centro dell’attenzione, era decisamente bello. Si muovevano leggeri sul quel pavimento lucido, volteggiavano, si allontanavano, si ritrovavano, si avvicinavano, comunicavano con gli occhi. Dopo un giro, i loro corpi si scontrarono e le loro bocche si sfiorarono, sebbene quella di lui fosse coperta. Ianira ne annusò il profumo forte, un miscuglio di menta e One Million, e si lasciò attrarre ancora di più. Se prima tutto quel velo di mistero la infastidiva, ora la intrigava. Quando ‘Avec le temps’ di Leò Ferrè riecheggiò in tutta la sala, lo sconosciuto le afferrò i fianchi e l’avvicinò a sé affinché Ianira posasse la guancia sul suo petto.
“Mi dirai chi sei oppure a mezzanotte svanirai?” gli domandò, sollevando il mento per guardarlo. Giurò di averlo visto sorridere dietro la maschera.
“Cherchez-moi.”  Le sussurrò all’orecchio, poi in un istante si dileguò in giardino.
Cercami.

Da dieci minuti Ianira girovagava invano per il giardino. Lo sconosciuto sembrava essersi eclissato. Giunse al centro dello spazio verde, dove la fontana di Afrodite e Adone gettava sbuffi d’acqua nella vasca circolare sottostante, e si sedette sul bordo ad ammirare lo stuolo di rose bianche che spiccavano nella notte buia. Sussultò quando captò un rumore tra gli alberi e, voltandosi, scorse lo sconosciuto all’altro capo della fontana. Aveva le mani in tasca, come se aspettasse qualcosa.
“Sei difficile da rintracciare, sconosciuto.”
L’uomo fece spallucce ma non emise un suono, tutto quel silenzio, però, faceva più tumulto di mille parole. Strappò una rosa e la lanciò in acqua, che la traghettò sino a lei. Ianira la prese, le gocce si abbattevano sull’erba, e i petali sembravano stelle profumate. Era stanca di quel gioco.
“Puoi anche toglierti la maschera adesso, Andy.”
Lo sconosciuto smise di muoversi, quasi fosse stato colpito da un proiettile dritto al cuore. Lentamente si sfilò la maschera e comparvero gli zigomi taglienti e gli occhi azzurri di Andy.
“Come hai capito che ero io?”
“Hai commesso degli errori. Si intravede il tatuaggio di Batman sul collo. Sei stato un mese a casa mia e conosco benissimo il tuo profumo, menta e One Million, e sotto la doccia canticchi di continuo le canzoni di Edith Piaf. La maschera non ti copriva gli occhi e solo tu hai quello sguardo di ghiaccio. Infine, sei venuto da me senza tener conto delle bellissime donne che c’erano. Se due più due fa quattro, allora l’uomo mascherato eri tu.”
Andy si disfò anche dei guanti e li buttò a terra con rabbia, aveva fallito miseramente.
“Non c’è nessuna donna bella quanto te, né in quella sala né nel mondo.”
“Piantala con queste frasi smielate. Io me ne vado.”
Prima che se ne andasse, Andy le agguantò i polsi e la girò verso di se.
“Ascoltami, maledizione! Mi ignori da una settimana e io non resisto più. Avevo bisogno di vederti e di parlarti, ogni volta che mi rifiutavi mi sentivo totalmente perso.”
“Sono qui. Parla.” Disse lei con freddezza, quel tipo che cela un profondo dolore.
“Mi dispiace di aver tirato fuori la faccenda delle cicatrici e di averti ferita in qualche modo, non era mia intenzione. Volevo solo conoscere quell’aspetto di te che tieni oscurato.”
“Perché? Perché vuoi conoscere i miei orribili difetti?” gli urlò contro Ianira, agitando le braccia per liberarsi, ma la presa di lui era troppo salda e non ci riuscì.
“Perché provo qualcosa per te! Cazzo, Ianira, sei così cieca! E’ da quando ti ho chiesto quel bacio per scommessa che mi sono reso conto che da parte mia c’è più che una semplice amicizia.”
“No, no, no. Non è vero. Lasciami! Lasciami!”
“Perché scappi da me?”
“Ho paura, Andy! Ho una paura folle! Sono terrorizzata perché hai scompaginato tutti i miei piani. Oh, misericordia! Dopo la rottura con Peter ho congelato i sentimenti e mi sono chiusa in me stessa, non voleva provarne più per nessuno. E per quattro anni ci sono riuscita. Poi sei arrivato tu, così simpatico, intelligente, travolgente, Damian ti adora, e le mie certezze sono cadute. Sapevo che saresti stato la mia rovina. Mi sono lasciata andare, ho assecondato le mie emozioni e alla fine ho ceduto. Ho ceduto e ho paura di distruggermi questa volta.”
“Anche io ho paura. So che non è facile. Entrambi abbiamo una relazione difficile alle spalle, ma questo non ci ha impedito di legare. Non metterò l’anima in pausa solo perché Jennifer mi ha spezzato il cuore, non ora che ho te e Damian nella mia vita.”
Ianira aveva gli occhi lucidi e le labbra tremanti, era scossa da tutto quello era successo. Andy allentò la presa sui polsi e la ragazza indietreggiò, il giusto per riprendere aria.
“Non posso, Andy. Non posso.”
L’ultima cosa che Andy vide fu Ianira scappare via da lui, da loro, da quello che avrebbero potuto costruire insieme. Il cielo si oscurò come se la luna l’avesse seguita per consolarla, mentre a lui non restava che una notte nera.


Andy sbuffò. Non riusciva a prendere a sonno ed era esausto, più emotivamente che fisicamente. Si portò una sigaretta alle labbra e l’accese, chiuse gli occhi ed espirò il fumo. Sperava che cacciando l’aria dai polmoni potesse cacciare anche i problemi, ma non era così facile. La sveglia segnava le quattro e trenta del mattino, fuori piovigginava e il vento non si placava. Gli venne in mente il ballo che aveva condiviso poche ore prime con Ianira, a come si erano stretti, a come si erano lasciati andare senza freni, fino a quando poi la verità era piombata su di loro come un macigno. Il suo non era di certo amore, era troppo presto per un sentimento tanto forte, ma quelle sensazioni si avvicinavano di molto. Ianira aveva tutta una bellezza interiore che compensava i difetti fisici. Era l’unica persona che si era seduta con lui e gli aveva chiesto il perché di tutte le sue scelte sbagliate, lo aveva consolato, lo aveva aiutato a smettere di bere, lo aveva aiutato a capire che si può sempre cominciare da capo quando tutto crolla. Si sentiva come il kintsugi, l’arte di riparare le crepe dei vasi con l’oro: lui era il vaso rotto e lei era l’oro. Riaprì di scatto gli occhi quando capì che i ripetuti colpi che risuonavano in casa non erano causati dalla pioggia ma da qualcuno che bussava. Barcollò sino all’ingresso e, sbirciato il pianerottolo dallo spioncino, sospirò. Quando la porta si spalancò, Ianira comparve sulla soglia. Aveva i capelli e i vestiti umidi per la pioggia, era stranita e giocava nervosamente con il manico della tracolla.
“Possiamo parlare?” gli domandò, la voce ridotta ad un filo e i grandi occhi scuri puntati sul pavimento. Andy, sigaretta in bocca, camicia sbottonata e scalzo, si fece da parte affinché si accomodasse.
“Vado a prenderti un asciugamano.”
“No. Non è necessario.”
“Sei bagnata e stai tremando, ti prenderai un brutto malanno.”
Ianira gli agguantò i polsi e lo guardò dritto in faccia.
“Ho un sacco di cose da dirti e, se adesso te ne vai, mi dimenticherò tutto. Resta.”
“Okay.”
Andy si sedette sul letto, invece lei rimase immobile in mezzo alla stanza.
“Mi dispiace per essere scappata prima. Sai, hai attirato tutta la mia attenzione quando mi hai chiesto se piacessi a Damian e ti ho risposto che a lui piacciono solo le persone belle, lì ho visto tutta la tua tristezza e la tua solitudine. Mi ripetevo di lasciar perdere, che non dovevo intromettermi, ma poi sei svenuto e io ho avuto una paura folle. Siamo diventati amici in poco tempo perché noi siamo personalità opposte che hanno bisogno l’una dell’altra. Tu sei uno che rischia e io invece pondero ogni decisione, tu rimugini troppo sulle difficoltà e io le affronto senza esitare, tu fai arte con la musica e io con il disegno e la pittura, tu sei divertente e io sono troppo seria, tu sei stato solo sino ad ora e io ho avuto mio figlio. Malgrado ciò, siamo stati capaci di instaurare un bel rapporto che mescola la tua anima e la mia. Un rapporto che si è trasformato giorno dopo giorno in un mostro che mi spaventa perché se finisco per innamorarmi di te, già so che sarà un sentimento struggente e immenso. Ho amato solo Peter nella mia vita e non era la persona giusta, perciò la prospettiva che le cose possano funzionare tra di noi per davvero è bellissima e terribile al tempo stesso. Io non so come ci si sente ad essere amata perché nessuno prima d’ora lo ha fatto, sono sempre stata io ad amare gli altri e mai ricambiata. Sono qui per dirti che anche io provo qualcosa per te e che non ho più voglia di avere paura.”
Andy spense distrattamente la sigaretta sul comodino, era troppo tramortito da quelle parole. Una miriade di sensazioni gli gonfiò il cuore ed erano tutte belle, per la prima volta nella sua vita. Certo, aveva amato Jennifer per sei anni, ma in quel momento capì che l’amore non doveva fare male e non doveva essere un continuo tira e molla, anzi era restare e affrontare tutto a piccoli passi.
"E questo che significa di preciso?”
Ianira rise per l’espressione sbigottita sul volto del ragazzo, che, se a primo impatto sembrava un duro, in realtà aveva un cuore fragile.
“Significa che da oggi potremo essere due migliori amici che ogni tanto si comportano come una coppia. Ci stai?” gli disse, allungando la mano verso di lui.
Era una proposta assurda: come si può essere amici se si è legati da un sentimento?
Andy, però, accantonò quella domanda perché era consapevole che insieme a lei tutto sarebbe stato possibile.
“Ci sto.” Rispose, serrando quella piccola mano con la sua. Andy l’attirò a sé e allacciò le mani dietro la schiena della ragazza, intrappolandola in un abbraccio.
“Bene.”
“E se adesso avessi una voglia matta di baciarti?”
Ianira sorrise, da lungo tempo nessuno le rivolgeva certe richieste.
“Sei uno a cui piace il pericolo, giusto? Allora rischia.”
Andy si chinò e finalmente la baciò. Ianira gli circondò il collo con le braccia per approfondire il bacio, al che lui non tardò ad accontentarla. Era un bacio liberatorio, urgente, desiderato con ogni fibra del loro corpo e della loro anima. Si staccarono dopo qualche minuto, però restarono abbracciati.
“Direi che rischiare è appena diventato il mio passatempo preferito.” Mormorò Andy ad una spanna dalle labbra di Ianira, che alzò gli occhi al cielo e gli diede un bacio a stampo.
“Sei un imbecille, Biersack.”


“Sai che una volta stavo rischiando di essere rapito?”
Sdraiati uno vicino all’altro sul letto, a qualche centimetro di distanza, Andy e Ianira stavano chiacchierando di tutto e di niente. La ragazza gli lanciò un’occhiata scioccata e lui sollevò le sopracciglia.
“Dici sul serio?”
“Era in giro con i miei quando un uomo mi ha avvicinato e mi ha coperto con il suo poncho. Era buio e puzzava lì sotto. Il tizio ha iniziato a camminare e io ero costretto ad andargli dietro perché non ci vedevo più. Alla fine il poncho si è sollevato e sono sbucato fuori, così mia madre è venuta a riprendermi e ha preso a colpi di borsa il rapitore.”
Ianira scoppiò a ridere talmente forte che le vennero le lacrime agli occhi.
“Un uomo con un poncho voleva rapirti? E’ esilarante!”
“Beh, non è proprio esilarante essere rapiti!” replicò Andy, mordendosi il labbro per non ridere e fingersi serio.
“L’anno scorso ero con Damian al compleanno di un suo compagno di asilo e servivano zuppa calda. Gliel’ho fatta mangiare ma non gli è piaciuta e l’ha versata sulla torta del festeggiato per ripicca. Ho dovuto pagare centocinquanta dollari di danni.”
Quella volta fu Andy a ridere a crepapelle, immaginandosi Damian compiere un gesto tanto estremo a soli tre anni. Senza un apparente motivo risero per altri quindici minuti, forse perché troppo divertiti da quei racconti oppure era la leggerezza dovuta al loro chiarimento che li faceva stare bene. Ianira si mise su un fianco e d’istinto accarezzò con l’indice il tatuaggio dell’aquila che campeggiava sul petto del ragazzo, era un gesto talmente spontaneo da sembrare lo compisse da sempre.
“Molte credenze popolari assimilano l’aquila al sole, sai.” Disse lei, continuando a contornare le linee nere delle ali del rapace.
“Io l’ho tatuato perché è un predatore. Quando sceglie la sua preda, la caccia fino a quando non la conquista.”
“E tu, come un’aquila, riesci a conquistare le tue prede?”
“Fino ad ora ho conquistato solo delusioni e fallimenti, ma forse le cose sono migliorate decisamente stasera.”
“Oppure sono peggiorate.” Continuò la ragazza per smorzare la serietà del loro discorso. Lui ridacchiò e le diede un buffetto sulla guancia.
“Ho un’altra richiesta, miss Lewis.”
“Sarebbe?”
“Voglio vedere le cicatrici.”
Ianira si ritrasse all’istante, come se quelle parole l’avessero ustionata, e aggrottò le sopracciglia.
“No.”
“Ti supplico.”
“Perché insisti tanto? Sono solo delle stupide cicatrici!” ribatté lei, mettendosi seduta per dargli le spalle. Andy poggiò la schiena contro la testata del letto e si passò una mano sul viso, era stato un azzardo chiederglielo ma doveva farlo.
“Insisto perché non sei orribile come credi. Devi fidarti di me, Ianira.”
Lei sapeva che quel momento era inevitabile, che prima o poi quel segreto sarebbe stato rivelato, e lei non poteva più opporsi.
“D’accordo. Ti chiedo solo di non dire una parola se proverai ribrezzo, me lo prometti?”
“Promesso.”
Ianira si legò i capelli in uno chignon abbastanza ordinato, poi procedette a togliersi la maglia e la canottiera, rimanendo solo col reggiseno nero. Numerosi segni piccoli e bianchi costellavano la sua schiena come macchie di gesso sulla lavagna. Le cicatrici erano informi, alcune più frastagliate e altre più sporgenti. Andy non si scompose affatto, anzi si aspettava di peggio. Ianira sobbalzò quando avvertì le dita di lui solcare le cicatrici e poi le sue labbra baciarle. Non credeva che sarebbe arrivato a tanto, pensava che, dopo averle viste, le avrebbe ordinato di rivestirsi. Invece no, stava addirittura baciando quei disastrosi difetti che la facevano sempre sentire a disagio. Emise un rantolo di dolore quando le labbra di Andy sfiorarono la cicatrice più lunga ed evidente, era quella che le recava più sofferenza.
“Ti fa male?” le sussurrò sulla pelle, senza staccare la bocca da quella ferita chiusa.
“Sì. Un anno fa hanno estratto il vetro e ci vorrà del tempo perché guarisca bene.”
“Non c’è niente che non vada in te, Ianira. Sei semplicemente incantevole.”
Ianira si voltò e gli prese il mento tra le dita per baciarlo con estrema urgenza. Il bacio si infiammò in un baleno. Andy la fece stendere sotto di sé e intraprese una piacevole discesa di baci umidi sul collo, sulle clavicole, sulla porzione di seno a vista, sino a raggiungere anche l’addome con le labbra. Le mani si fecero avide di pelle e di calore, gli ansimi aumentavano ad ogni battito, e i loro corpi si reclamavano a vicenda. Ianira gli sfilò del tutto la camicia e la gettò sul pavimento, facendolo sorridere malizioso per quella intraprendenza.
“Non avevamo detto di andarci piano, splendore?”
“Tu vuoi andarci piano, Biersack?”
Andy si morse il labbro e le strinse più forte le mani intorno ai fianchi, per poi avvicinarla e baciarla ancora e ancora.
“Neanche per sogno.”
Ianira ribaltò le posizioni per sedersi a cavalcioni e fece scorrere le mani su quell’ampio e tonico petto tatuato, regalando carezze di fuoco qua e là. Andy gemette senza alcun ritegno quando la bocca carnosa di lei disseminò baci voglioso sulla sua pelle. Era un gioco che li rendeva ebbri l’uno dell’altro, incapaci di resistersi. Si disfecero dei vestiti in poco tempo e tornarono a cercarsi più di prima. Non era solo attrazione fisica la loro, era qualcosa di più, partiva dal cuore e si irradiava nel sangue facendo pompare le vene e faceva andare in tilt il cervello. Ianira emise un sospiro di piacere quando Andy si curvò a baciarle l’interno cosce, segnate dalle prorompenti smagliature causate dal parto. Tutte quelle attenzione la fecero sentire bella e accettata per la prima volta, come se fino ad allora nessuno avesse compreso quanto quel corpo fosse prezioso. Trascorsero l’intera nottata ad amarsi tra godimento, risatine sommesse e sguardi carichi di emozioni.

Ianira si svegliò senza preoccupazioni quella mattina, rilassata come succedeva di rado. Rigirandosi nel letto, non trovò Andy e le dispiacque. Mille dubbi l’assalirono all’istante: e se ci avesse ripensato? E se l’avesse trovata davvero un mostro? E se fosse stato tutto un brutto scherzo?
“Perché stai fissando il mio cuscino con l’espressione da assassina?”
La voce titubante del ragazzo la costrinse a guardarlo e lo trovò con i capelli bagnati e un asciugamano in vita. Era mozzafiato.
“Che?! Non stavo fissando il tuo cuscino, io … ecco … beh …”
“Credevi che me ne fossi andato?”
“Sì.” Ammise lei, coprendosi con il lenzuolo. Era assurdo che avesse fatto l’amore con quello che fino a tre mesi era destinato ad essere solo il suo vicino, mentre ora erano più uniti che mai. Andy scosse la testa e sorrise.
“E invece sono ancora qui! Ero solo andato a fare una doccia. Sai com’è, è stata una notte ricca di avvenimenti.”
“Già.” Si limitò a dire Ianira, fissando le pieghe della coperta blu sul letto.
“Wow, la tua loquacità mi impressiona!”
“Scusami, è che non sono abituata a svegliarmi in questo modo.”
Andy si sedette di fronte a lei, i capelli gocciolavano sul suo petto niveo per scomparire infine oltre il bordo dell’asciugamano.
“Intendi che non sei abituata a svegliarti dopo aver fatto l’amore con qualcuno?”
“Stai cercando di mettermi in imbarazzo, Andrew?”
Il ragazzo proruppe in una risata chiassosa e lei lo colpì al braccio per farlo tacere.
“A dire la verità, è divertente metterti in imbarazzo. Il mio vero scopo, però, era farti confessare che io e te abbiamo davvero fatto l’amore e che è stato strepitoso.”
“E’ stato più che strepitoso.” Disse Ianira con un sorriso allegro che fece sorridere anche lui.
Entrambi si presero qualche minuto per esaminare la situazione: erano stati nudi e abbracciati per una notte intera e si erano risvegliati nello stesso modo solo poche ore dopo, da migliori amici erano passati ad un livello superiore. Andy si distese al suo fianco con le mani sotto la testa a fissare il soffitto bianco. Ianira poggiò la testa sul suo petto e iniziò a tratteggiare il tatuaggio sulla spalla destra che recitava ‘never regret yesterday. Life is in you today and you make your tomorrow’. Passò poi agli altri tatuaggi, lo pseudo nativo sul collo, la tigre sul fianco sinistro e il teschio sul destro, la croce capovolta e tanti altri sul braccio. Nel frattempo, il ragazzo si beava di quella delicatezza a occhi chiusi, assaporando ogni carezza lasciata sulla pelle dalle dita affusolate di lei.
“Non devi vergognarti delle cicatrici.” Disse Andy, riservandole un’occhiata ricca di dolcezza. Ianira abbassò la testa e si riparò meglio con il lenzuolo, nella vana speranza di proteggersi da quegli occhi azzurri che le martellavano l’anima.
“Non è così facile, Andy.”
“Lo so, però non sono orribili come dici tu. Sono una parte di te, devi imparare ad amarle e deve farlo anche chi ti sta accanto. Chi non ti apprezza per come sei non ti merita. Me lo hai fatto capire proprio tu negli ultimi mesi.”
Ianira studiò con attenzione il suo viso spigoloso, la pelle chiara, i ciuffi di capelli scuri sulla fronte, la linea del naso e delle labbra, e sorrise. Sorrise perché uno come lui, così affascinante, aveva notato una come lei, così insicura. Lo baciò senza pensarci troppo, era finito il tempo di pensare ed era cominciato quello di lasciarsi andare. Andy sorrise nel bacio e le strinse un fianco con la mano per farla di nuovo scivolare sotto di sé.
“Forse imparerò ad amare le mie cicatrici un giorno.” Aggiunse lei, circondandogli le spalle ampie con le braccia. Lui le diede un bacio sulla spalla nuda.
“Io, invece, già le amo.”


Salve a tutti! ^_^
Finalmente questi due si sono dichiarati, ma ci sono ancora tante questioni in sospeso.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

Lonely hearts || Andy Biersack Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora