8. LA GUASTAFESTE (PT. II)
Quando Ianira si svegliò, la prima cosa che notò fu il letto vuoto accanto a sé. Il lenzuolo era freddo e ciò stava a significare che Andy doveva essersi alzato parecchio tempo prima. Sebbene il riscaldamento fosse attivo, si coprì meglio e affondò la testa nel cuscino.
“J'irais jusqu'au bout du monde. Je me ferais teindre en blonde si tu me le demandais. J'irais décrocher la lune. J'irais voler la fortune si tu me le demandais.” Canticchiò una voce allegra, e Ianira sorrise di istinto. Andy era appena uscito dal bagno e stava camminando verso di lei.
“Ehi, splendore!” esclamò, lanciandosi sul materasso con indosso solo i boxer neri attillati.
“Buongiorno. Hai una bella pronuncia in francese.”
“Merito della mia insegnante del liceo. Allora, come stai?”
“Io bene, tu?”
“Bene.”
Entrambi ridacchiarono per quello stupido scambio di battute, poi Ianira si mise a pancia in giù e si puntellò sui gomiti. Andy ne approfittò per accarezzarle il profilo del seno sinistro.
“Dobbiamo parlare, Andy.”
“Perché parlare quando possiamo risolvere le nostre divergenze facendo l’amore? Ah, stanotte è stato fantastico. E’ stato talmente intenso.”
“Non fare il bambino, Biersack.” Disse lei, smorzando l’entusiasmo del ragazzo.
“Va bene. Di cosa vuoi parlare?”
“Che cosa siamo adesso? Voglio dire, stiamo insieme ufficialmente?”
“Tu vuoi stare con me ufficialmente?” chiese Andy, baciandole la spalla nuda.
“Sì, a patto che continueremo a prendere le cose alla leggera tra di noi.”
“Abbiamo un accordo, miss Lewis.”
Ianira si sporse per baciarlo come a suggellare quella promessa. Con le dita contornò i tatuaggi sul braccio sinistro, la croce capovolta, fallen angels, the mortician daughter, la faccia di uno scheletro, fuck fun, sweet blasphemy, per poi arrivare a tracciargli il Batman e il joker sul braccio destro.
“Comunque, buon Natale.” Asserì Ianira dopo un po’, sorridendo contro il petto nudo del ragazzo. Andy scattò in piedi e cercò i suoi pantaloni sul pavimento.
“Vero, è il venticinque! Buon natale anche a te, splendore! Ferma qua, ti devo dare il regalo!”
La curiosità della ragazza aumentò quando Andy le porse un piccolo pacco rivestito di lucente carta verde. Una volta aperto, sgranò gli occhi per la bellezza del bracciale contenuto in esso. Si trattava di un sottile filo di oro bianco a cui era appeso un ciondolo a forma di rosa.
“Oh, Andy, è bellissimo! Non avresti dovuto spendere tanti soldi per me.”
“Almeno non li ho spesi per l’alcol, quindi va bene così. Dai, te lo lego io.”
Mentre lui le fissava il bracciale al polso destro, Ianira allungò il braccio sinistro e frugò nel cassetto alla ricerca di una busta rossa.
“Questo è per te! In confronto al tuo regalo non è niente, ma spero che ti piaccia lo stesso.”
Andy strappò la busta e, una volta letto il biglietto al suo interno, sorrise ampiamente.
“Mi hai regalato una seduta dal tatuatore?! Tu sei straordinaria!” disse, poi la baciò ancora e ancora. Catturati di nuovo in un intrigo di baci, carezze e sospiri di piacere, trascorsero altre due ore chiusi nella dependance a viversi. Era mezzogiorno quando il cellulare di Ianira prese a squillare, obbligandola a staccarsi da Andy per rispondere.
“Pronto?” chiese, mentre sentiva le labbra del ragazzo baciarle le cicatrici sulla schiena. Era difficile concentrarsi in quel frangente.
“Mammina! Buon Natale!” esclamò Damian dall’altro capo del telefono.
“Pulce, buon Natale anche a te! Aspetta, Andy è qui, metto il vivavoce.”
“Damian, come va?” domandò Andy, che era tornato a sdraiarsi supino.
“Mmh, tutto bene. Ho aperto i regali poco fa e sto giocando.”
“Ti piace il regalo che ti ho spedito ieri?” disse Ianira, consapevole di aver azzeccato il regalo.
“Sì! La barca dei pirati e la ciurma sono bellissimi! Grazie, mammina!”
L’esultanza di suo figlio la fece commuovere, era triste essergli lontana in giorno di Natale. Andy si accorse dei suoi occhi lucidi e prese la parola.
“Dimmi, Damian, c’è la neve lì?”
“Non ancora, ma fa molto freddo. Ehm, devo andare a messa con la nonna. Ci sentiamo dopo. Ciao!”
“Ti vogliamo bene, pulce.” Disse Ianira, prendendosi qualche altro secondo per ascoltare la vocina di suo figlio.
“Anche io. Ciao, ciao!”
Al termine della chiamata, Ianira si sentiva un poco meglio, sapere che Damian era felice con suo padre la rincuorava. Andy le baciò la guancia e la fece sorridere.
“Stai bene?”
“Sì, devo solo abituarmi all’idea che il mio bambino stia crescendo.”
“Bene. Nel frattempo potremmo riprendere da dove ci siamo fermati.” Disse lui, piegandosi a baciarle il collo.
“Sei insaziabile, Biersack.”
“Quando si tratta di te, ne voglio sempre di più.”
Quando furono sul punto di ricominciare, il signor Biersack bussò alla porta un paio di volte.
“Ragazzi, tra poco si mangia. Venite fuori prima che Amy mandi la polizia a cercarvi. Vi aspettiamo tra mezz’ora in soggiorno!”
Ianira scoppiò a ridere e Andy sbuffò, nascondendo il viso tra il solco dei suoi seni.
“Che imbarazzo.”
“Andiamo a renderci presentabili, altrimenti tua madre andrà su tutte le furie.”
Venti minuti dopo Andy, che era rincasato per una doccia veloce e per vestirsi, tornò nella dependance e trovò Ianira davanti allo specchio intenta ad abbottonarsi la gonna. Aveva optato per un maglioncino bianco con lo scollo a ‘v’, infilato in una gonna nera a tubino, e un paio di stivaletti col tacco. Andy l’abbracciò da dietro e le diede un bacio sul collo.
“Andy, posso farti una domanda?”
“Certo.”
“Secondo te ho davvero i fianchi di una cavalla gravida?”
Il ragazzo ammirò il suo riflesso tramite lo specchio e detestò quella battuta di sua zia per aver messo in dubbio la bellezza di Ianira. La fece voltare e le strinse i fianchi con i palmi aperti.
“Hai solo i fianchi più larghi del normale, il che è perfettamente in linea con il fatto che hai avuto un figlio. Inoltre, io amo i tuoi fianchi.”
“Scommetto che Jennifer ha i fianchi stretti. Dico bene?”
Andy pensò a come rispondere e, dato che avevano deciso di essere totalmente sinceri, decise di dire la verità.
“Sì, ha i fianchi molto stretti. Non per questo devi paragonarti a lei.”
“Sì, come no.”
Ianira riprese a specchiarsi e improvvisamente si sentì orribile. Il suo corpo era cambiato a causa del parto, odiava quanto si fosse allargata in certi punti e odiava le smagliature che solcavano la sua pelle. Avvertì le grandi mani di Andy afferrarla di nuovo per i fianchi e premersela contro, schiena contro petto.
“Non sprecare tempo dietro a degli inutili giudizi. Sei meravigliosa con questo corpo e non devi cambiare niente.”“Disse quello che pesa solo perché è alto.”
“No, lo dice quello che stravede per le tue forme e che ti considera estremamente sensuale, cicatrici e smagliature comprese.”
Ianira si sciolse in un sorriso, era magico il potere delle parole di Andy.
“Okay, sono pronta ad affrontare di nuovo la tua famiglia.”
“Perfetto!” esultò Andy, dandole una sonora pacca sul sedere.
“Andrew!” lo fulminò lei con uno sguardo, non avvezza a certi gesti. Il ragazzo ridacchiò e si mise una sigaretta in bocca, dopodiché entrarono in casa.
Erano da poco scoccate le diciannove quando, dopo il mastodontico pranzo ricco di qualsiasi pietanza, la famiglia si radunò in salotto per i giochi da tavolo e per chiacchierare. Amy non staccava gli occhi da suo figlio e Ianira, li vedeva più complici del giorno prima e più intimi, soprattutto quando Andy aveva fatto scivolare la mano sul fondoschiena della ragazza come fosse un’azione del tutto naturale e lei non si era tirata indietro. Qualcosa era cambiato nel loro rapporto, si era evoluto, e questo scardinava i suoi piani. I bambini all fine avevano ceduto al fascino dell’ospite, la riempivano di attenzioni, la reclamavo per i giochi, ridevano alle sue battute.
“Andy ti ha raccontato dell’uomo che ha tentato di rapirlo?” chiese Jemma, una bambina di otto anni dai lunghi capelli rossi e un nasino all’insù. Ianira rise insieme agli altri, quella era una storia ormai risaputa.
“L’uomo col poncho, dici? Sì, purtroppo me lo ha raccontato!”
“E’ inutile che ridiate, rischiavo di essere rapito!” commentò Andy con un finto broncio, sebbene ridesse sotto i baffi. Il cugino Joe, seduto sul divano a pochi passi da loro, quasi soffocava dalle risate e riportò a galla un’altra vecchia disavventura.
“E ti ha raccontato di quando si è rotto le costole sinistre dopo aver fatto una caduta spaventosa?”
Ianira annuì, ancora scossa dalle risate, mentre Andy ormai ghignava liberamente.
“Sì, mi ha detto anche questo. Mi ha anche raccontato che temeva di rompersi i denti da solo durante il tatuaggio dell’aquila per quanto reprimeva un urlo di dolore.”
“Ehi, non si ride delle disgrazie altrui!” si intromise il diretto interessato, prendendo posto in mezzo ai bambini. Jemma gli saltò in braccio e gli diede una spinta giocosa.
“Sei davvero uno sciocco, Andy.”
Amy, poggiata allo stipite della porta, sospirò quando la mano di Andy si posò sulla coscia di Ianira, spalancandosi sul punto in cui la stoffa si sollevava di poco.
“Spiona.” Esordì la voce rauca di sua madre, la quale si trascinava il salotto con l’aiuto del bastone.
“Non li sto spiando. Spiare implicherebbe che stiano facendo qualcosa di nascosto, invece lo fanno davanti a tutti. Inammissibile!”
“Andy è tranquillo dopo tanto tempo, lascialo in pace. Lo sai che sua moglie lo rendeva infelice. Guardalo ora, gli è tornato il sorriso grazie a quella ragazza.”
“No, Andy finge di essere tranquillo. Sono sua madre e lo conosco bene. Lui sta male ma non dà a vedere.” Replicò Amy con disappunto, era l’unica che poteva esprimere un parere su suo figlio. Era decida ad agire per cambiare le cose. Jennifer sarebbe arrivata quella sera, frattanto toccava a lei rimediare.
“Che ne dite di guardare un film?” propose Chris, rivolgendosi a tutta la famiglia.
“Sì! Guardiamo il ‘Grinch’!” disse Paul, il nipotino più piccolo, appena sei anni compiuti.
“Io ho un’idea migliore! – esclamò Amy, immettendo nella presa USB della televisione una pen drive – sono sicura che apprezzerete tutti questo filmato.”
Andy e Ianira si sedettero a terra, vicini, spalla contro spalla, e i bambini si sistemarono davanti a loro, mentre gli adulti occupavano i divani e le sedie. Tutti si aspettavano di vedere un vecchio filmato di famiglia, uno di quelli che riprendeva i parenti da giovani e in momenti quotidiani per il gusto di ridere. Però, quando il video partì, un silenzio agghiacciante inghiottì la stanza. Sul grande schermo comparvero immagini di Andy e una ragazza in abito da sposa, era Jennifer. Ianira si preoccupò subito per Andy, infatti il ragazzo fissava quelle clip con gli occhi increduli e la mascella serrata.
“Amy, spegni.” Mormorò Chris, ma sua moglie lo ignorò del tutto.
“Adesso basta!”
La nonna di Andy col bastone colpì la pen drive e la fece disconnettere, poi prese a bastonarla fino a romperla in mille pezzi. Amy scattò in piedi con le mani tra i capelli.
“No! Che cosa hai fatto?”
“Quello che andava fatto molto tempo fa! Smettila con queste sciocchezze, Amy!”
Tutti rimasero sorpresi da come la nonna si stava comportando, non era solita alterarsi e gridare. Ianira si sentì sfiorare la guancia dal naso di Andy e capì che le stava parlando all’orecchio.
“Andiamo via, ti prego.”
Ianira era infreddolita, si allacciò meglio la sciarpa per difendersi dal freddo, ma il gelo la pungeva come uno spillo. Era in auto con Andy da dure ore. Lui era ancora arrabbiato per ciò che aveva fatto sua madre e non aveva detto una parola, si era limitato a guidare in silenzio. All’improvviso parcheggiò nei pressi di un giardinetto pubblico e scese per fumare. Nel buio di dicembre, avvolto da un giaccone nero, con i capelli davanti agli occhi e la sigaretta in bocca era uno spettacolo che Ianira si godette per un paio di minuti, poi lo raggiunse.
“Come stai?”
Andy fece spallucce. Prese un altro tiro e reclinò la testa verso l’alto per cacciare il fumo. Ianira aveva le gambe intorpidite dal freddo, le sottili calze nere non erano fatte per quelle temperature, e si mise a camminare sino a un’altalena, dunque si sedette e iniziò a dondolarsi. Andy si impadronì dell’altra altalena e continuò a fumare.
“Sto meglio.” disse, sorridendo appena alla ragazza.
“Mi fa piacere. La tristezza non ti si addice.”
“Ah, no? Peccato che sia il sentimento più forte che io provi.”
“La scorsa notte e stamattina eri triste nel letto con me?”
Il ragazzo capì al volo dove volesse andare a parare.
“No, anzi ero felice e spensierato. Il problema è questa città mi ricorda una vita passata che mi fa ancora male.”
“Fa ancora male perché ci tieni.”
Ianira aveva ragione, lui non era riuscito a liberarsi del tutto dai ricordi e sentiva ancora un peso opprimente sul petto che lo accompagnava da quando aveva lasciato Jennifer.
“Tengo anche a te, eppure tu non fai male.”
“Perché non sono ancora un ricordo. Quando ripenso a Peter e al suo abbandono mentre ero incinta, sono arrabbiata e triste perché è comunque una parte fondamentale della mia vita. Poche ore fa ti è stato sbattuto in faccia il tuo matrimonio e una valanga di sensazioni sono emerse, perciò è normale la tristezza. Adesso sta a te scegliere come reagire. Che cosa ti ripetevo quando a notte fonda parlavano sul balcone?”
“Che bisogna sempre rimettere i sentimenti in ordine.”
Ianira annuì e gli toccò la spalla a mo’ di conforto.
“Rimetti i sentimenti in ordine, Andy, prima che sia troppo tardi.”
“Beh, avrei un’idea su come iniziare a fare ordine. Vieni!”
Ianira non si aspettava di ritrovarsi nella periferia di Cincinnati alle dieci di sera davanti al ‘Black Veil Brides’, un pub assai noto in città.
“Perché siamo qui?”
Andy sorrise soddisfatto mentre passava in rassegna ogni lettera dell’insegna.
“Perché è qui che tutto ha avuto inizio.”
Quando entrarono nel locale, furono investiti da un calore piacevole e Ianira ne fu sollevata, almeno il freddo era un problema risolto.
“Andy! Stronzetto che non sei altro!” strillò una voce dal balcone, e poi un uomo dai capelli lunghi e tatuato andò da loro con passo baldanzoso.
“Ashley, da quanto tempo! Fatti abbracciare!”
I due uomini si strinsero in un abbraccio fraterno, dandosi pacche e spintonandosi. Ashley rivolse un’occhiata maliziosa a Ianira.
“E questa bella signorina è con te?”
“Ashley, ti presento Ianira Lewis.”
“Piacere, io sono Ashley Purdy. Sono un vecchio amico di questo maledetto!”
Ianira rise per l’espressione offesa di Andy, già trovava quell’Ashley simpatico.
“Il piacere è tutto mio. Questo posto è il tuo?”
“Sì, mio e di CC.”
“Chi è CC?” domandò lei a Andy, che si guardava intorno per respirare quell’aria di casa.
“I ragazzi sono in cucina, te li presento!” disse Ashley, prendendo Ianira a braccetto e conducendola nella grande cucina del pub. Altri tre uomini stavano posizionando i prodotti nella dispensa e, non appena videro Andy, corsero ad abbracciarlo.
“Loro sono CC, Jinxx e Jake. Siamo i migliori amici di Andy.”
“Sono felice di conoscervi. Andy mi ha parlato tanto di voi, però vi ha chiamati in modo diverso … Destroyer, Deviant, Mourner e Mystic.”
Ianira era onorata di essere lì perché significava che faceva parte del mondo di Andy a tutti gli affetti, soprattutto ora che stava conoscendo i suoi migliori amici.
“Sì, era così che ci chiamano quando ci esibiamo. Il nostro Andy era il Profeta.” Disse CC, quello con una fascia nera tra i lunghi capelli scuri.
“Nessuno mi chiama così da una vita.” Commentò Andy con una certa nostalgia che gli vagava nello sguardo. Ashley intravide alcuni clienti e si mise uno straccio sulla spalla.
“Bella signorina, vorresti aiutarmi al bancone? Ti insegno a fare dei drink buonissimi!”
“Sì, andiamo!” rispose Ianira, appendendo la giacca e la sciarpa all’appendiabiti in cucina. Si piegò le maniche del maglione e si legò i capelli in una coda perché non le dessero fastidio.
“Noi andiamo a prendere le casse di birra al deposito. Muovi il culo, Profeta!” ordinò Jinxx, poi si infilò il cappotto e il cappello per uscire. Mentre i ragazzi si dirigevano alle proprie postazioni, Andy si ritagliò pochi istanti con Ianira.
“Stai attenta alla clientela di questo posto, alcuni sono davvero stronzi.”
“Rilassati e vai ad aiutare i tuoi amici. Ti preparo un cocktail con i fiocchi per quando tornerai, rigorosamente analcolico.”
Andy fece una risatina, l’attirò a sé e la baciò con estrema passione, prendendosi tutto il tempo per salutarla bene.
“A dopo, splendore.”
“Versa giusto due gocce di limone, aggiungi altro ghiaccio … è pronto!”
Ashley servì la bevanda alla cliente e Ianira fu compiaciuta per averlo preparato da sola. Si stava divertendo molto, anche perché le sue serate comprendevano solo giochi e cartoni.
“Posso preparare anche gli altri drink?”
“Sì, un po’ di aiuto non si rifiuta mai. Allora, tu e Andy state insieme?”
“Ehm … stiamo insieme da un giorno, letteralmente.” Disse lei, lavando i bicchieri sporchi e asciugandoli subito dopo. Ashley, invece, ripuliva il bancone.
“Mi sorprende che alla fine abbia davvero mollato Jennifer. Diamine, quei due si lasciavano e si riprendevano di continuo, era uno strazio per tutti noi vedere Andy stare così male. Beveva tanto da non ricordarsi più il suo nome.”
“Lo so, beveva anche quando l’ho conosciuto quattro mesi fa. Ora ha smesso, è sobrio e sta molto meglio.”
“Deduco che la ragione della sua ripresa sia tu.”
“Il merito è mio e di mio figlio Damian.”
“Hai un figlio? Fammelo vedere!”
Ianira non era pronta a quella reazione, di norma le persone rimanevano interdette per via della sua giovane età, ma l’interesse di Ashley era genuino. Gli mostrò lo sfondo del suo cellulare che raffigurava lei e Damian al mare.
“Ha quattro anni. Lui e Andy si adorano.”
“E’ un bambino stupendo e il suo viso trasmette gioia. Sono davvero contento che quello stronzetto abbia trovato voi due.”
La doppia porta della cucina si spalancò e i ragazzi rientrarono, dunque si fiondarono sugli sgabelli di fronte al bancone. Jake si strofinò le mani per riscaldarsi e si sporse oltre la base lignea per sbirciare gli ingredienti che Ashley stava maneggiando.
“Cosa ci offri, bello?”
“Un bel Margarita per combattere il freddo!”
“Io non posso.” Obiettò Andy, che si stava liberando del giaccone per accomodarsi. Ianira, dall’altra parte del bancone, si asciugò le mani al grembiule e depose un bicchiere dallo stelo alto e la bocca larga davanti a lui.
“Ti ho preparato un mojito analcolico a base di acqua tonica e lemonsoda. L’alcol è abolito per te.”
“Ai suoi ordini, miss Lewis.” Disse il ragazzo, baciandole il dorso della mano.
La serata proseguì tra drink, stuzzichini, grasse risate e vecchie storie.
“Quindi voi si esibivate in giro per l’Ohio?” indagò Ianira, schiacciata al piccolo tavolo tra Andy e Jinxx.
“Sì, giravamo con un camper scassato e partecipavamo a qualsiasi festival, fiera o festa privata che ci capitasse. Ogni occasione era buona per fare musica.” Disse CC, il bicchiere vuoto tra le mani e gli occhi smarriti in vecchie memorie.
“Vi ricordate quella volta che Andy fu inseguito dall’ape e corse per tutto il recinto? E’ stato uno dei suoi momenti migliori!” fece Jake, battendosi una mano sulla pancia per le troppe risa.
“Quell’ape mi voleva morto!” si giustificò Andy, ma nessuno gli credeva. Ashley sputacchiò un po’ di whiskey a furia di ridere.
“Ovvio, era stata geneticamente modificata e pilotata per ucciderti!”
Ianira rise ancora più forte e pensò di non essersi mai divertita tanto. Non era mai stata un tipo socievole, non aveva avuto amici, se non Peter e Maddie, e per questo non aveva mai passato una serata in un pub in allegra compagnia.
“Nessuno può uccidere il Profeta, ricordate!” tuonò canzonatoria la voce di CC, che fece aumentare le risate. Andy ormai non si tratteneva più, aveva addirittura le lacrime agli occhi.
Poi Ashley si alzò e innalzò il boccale di birra, scrutando i volti dei presenti.
“Amici miei, un brindisi ai Black Veil Brides riuniti!”
Tutti lo imitarono, inclusa Ianira, che stava sorseggiando una banale Coca-Cola, e bevvero tutto di un fiato.
Verso l’una del mattino il pub era gremito di gente, come se fosse l’ora di punta della notte, e il gruppo si dileguò per assurgere alle proprie mansioni. Al tavolo rimasero solo Andy e Ianira.
“Ti senti meglio ora?”
“Sì, il malumore è passato. I ragazzi riescono sempre a risollevarmi il morale.”
“Mi fa molto piacere. Hai già pensato a come sfruttare il mio regalo di Natale?”
“Sì, ho deciso. Voglio tatuarmi ‘photograph each day so we can live forever’ sulla parte sinistra del petto. Ti piace?”
“Assolutamente sì! Anche a me piacerebbe fare un tatuaggio. Sai, una gran bella pazzia!” disse lei, gesticolando per indicarsi il braccio, punto in cui avrebbe voluto il tatuaggio.
“Okay, andiamo!” asserì Andy, mettendosi in piedi e offrendole la mano.
“Andiamo dove?”
“A fare il tatuaggio, uno per te e uno per me. Dista trenta minuti il tatuatore che mi ha macchiato per primo la pelle, è un tipo in gamba e sa fare bene il suo lavoro. Che ne dici, la facciamo questa gran bella pazzia?”
Ianira era scioccata ed elettrizzata al tempo stesso, non era da lei agire senza pensare, ma quella notte aveva preso una piega del tutto diversa e andava vissuta fino in fondo.
“Andiamo!”
Ianira non credeva che decine di persone si potessero accalcare sull’uscio di un tatuatore alle due meno un quarto del mattino. Era un negozio isolato, sconfinato in aperta campagna, e la gente si accampava là attorno per fare baldoria. Quattro falò abbastanza grandi illuminavano e riscaldavano quelle fredde ore buie, le birre finivano in pochi sorsi, e la musica suonava ininterrottamente. Era una mega festa in pratica. Attesero seduti sul cofano della macchina, lei a guardare le stelle e lui a fumare.
“Accidenti!”
Andy inarcò un sopracciglio quando Ianira si batté una mano sulla fronte.
“Che succede?”
La ragazza gli afferrò le mani, costringendolo a rinunciare alla sigaretta, e lo tirò a sé.
“Nella foga del divertimento al pub mi sono dimenticata che era scoccata la mezzanotte. Buon compleanno, Andrew!” gli sussurrò le ultime parole sulle labbra, dopodiché gli circondò la nuca con le mani e lo intrappolò in un bacio lento e ricolmo di sentimento. Andy la prese per i fianchi per intensificare il bacio.
“Mi hai chiamato col nome di battesimo, ma ti perdono per questa volta.”
“Ottimo, anche perché il tuo regalo ti aspetta nella mia valigia.”
“Andy, tocca a te!” lo richiamò un omone tutto tatuato dall’ingresso della tenda allestita come studio. Si separarono per entrare nella tenda e furono accolti da un uomo con i capelli grigi lunghi fino alle spalle raccolti in una bandana rossa, aveva tatuaGGI disseminati dappertutto, anche sul viso. Il nome ‘Robbie’ era stampato sulla giacca di pelle nera a caratteri gialli cubitali.
“Biersack, cosa ti porta qui?”
“Io e la signorina vogliamo tatuarci. Lei, però, non sa ancora cosa tatuarsi.”
“Iniziamo da te, Andy, e poi procediamo con la ragazzina. Brenda, mostra alla cliente qualcosa di sofisticato!” gridò Robbie, e una giovane donna fece capolino da un secondo tendone con in mano dei fascicoli. Brenda indicò a Ianira di appostarsi su una poltrona rossa malridotta e le cacciò in mano un primo voluminoso fascicolo, mentre Andy si toglieva il maglione e si stendeva sul lettino.
Il tempo sembrò volare, ma in verità Robbie aveva impiegato un’ora abbondante per definire il tatuaggio. Applicò del gel freddo sulla pelle arrossata e poi una pellicola, dopodiché Andy si rivestì. Lavatosi le mani per bene, Robbie si posizionò accanto al lettino e tossì per attirare l’attenzione di Ianira.
“Hai deciso oppure ti tiri indietro?”
“Ho deciso! Voglio tre piccoli fiori di loto nella parte interna del braccio destro.”
“Ottima scelta.” Disse Andy, sedendosi accanto a lei per tenerle la mano nel caso l’ago le provocasse troppo dolore.
Ianira era ancora sconvolta da quanto era appena successo. Non la smetteva di fissare la pelle, laddove ora figuravano tre fiori, e sorrideva soddisfatta.
“E’ davvero un bel tatuaggio.” Disse Andy, che guidava verso il pub, attento alla strada.
“Io lo adoro! E non posso credere di avere un tatuaggio! Non è da me fare certe cose dentro ad una tenda nel bel mezzo di gente ubriaca!”
Andy rise per l’eccessivo entusiasmo della ragazza, dato che per lui tatuarsi era come bere acqua, ovunque andasse.
“Dunque sono io che ti porto sulla cattiva strada, miss Lewis.”
“Non avevo dubbi sulla tua pessima condotta.”
“Io per te rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere.” Declamò il ragazzo con un tono di voce basso e seducente, il mix perfetto per un gioco di seduzione. Ianira gli accarezzò la gamba con la mano e lo sentì trattenere il respiro.
“Trovo estremamente eccitante che tu abbia citato una delle opere più immorali di Oscar Wilde.”
Andy dovette impegnarsi per restare concentrato e non lasciarsi ammaliare dalla mano di Ianira che imperterrita continuava a toccarlo.
“Togli la mano, per favore. Non credo di poter resistere ancora.”
La risata di lei risuonò nell’abitacolo e l’autocontrollo di lui pian piano scemava.
Alle quattro e venti imboccarono il vialetto di casa Biersack, che era immersa nel buio e nel silenzio. Solo le lucine natalizie che decoravano ogni villetta illuminavano la strada.
“Quando l’ostetrica mi ha detto che era giunto il momento propizio per partorire, mi sono messa a piangere perché ero troppo spaventata. Supplicavo i medici di lasciare il bambino dentro.”
Andy proruppe in una risata fragorosa mentre ascoltava le vicissitudini legate al parto di Ianira. Durante il tragitto non avevano fatto altro che ridere fino ai crampi alla pancia.
“E loro che ti hanno detto?”
“Mi ripetevano che non era possibile, che avrei partorito da un momento all’altro e che dovevo farmi forza perché il dolore sarebbe stato atroce. Non ho mai urlato tanto in vita mia, te lo giuro.”
Ianira si asciugò gli occhi bagnati per le risate e scese dall’auto, coprendosi meglio con la sciarpa.
“Posso solo immaginare. Non riuscirei mai a sopportare un tale dolore.” Disse Andy, seguendola in direzione della dependance.
“Perché voi uomini avete una soglia del dolore molto bassa. Tu ti spaventi addirittura per un’ape!”
Ianira rise di nuovo, tappandosi subito dopo la bocca per non fare troppo rumore.
“Ehi, quella bestiaccia mi voleva davvero morto.”
“Certo, farò finta di crederti.”
Un tuono spaccò il cielo in due e pochi secondi dopo venne giù una bufera di pioggia. Andy allungò la mano verso di lei e fece un mezzo inchino.
“Balla con me!”
“Molto volentieri!” disse lei, inchinandosi a sua volta con fare maldestro. Improvvisarono un pessimo valzer sotto la pioggia, la quale batteva forte su di loro, e con la luna a rischiarare il giardino. Volteggiavano, ridevano, inciampavano, inventavano i passi, e ridevano nuovamente. Il loro movimento convulso andò attenuandosi fino a ritrovarsi attaccati l’uno all’altro, danzando un lento. Si guardavano negli occhi senza dire nulla, le parole erano superflue in quel caso, erano i loro occhi a comunicare. Andy si chinò per sfiorarle la bocca e lei gli sorrise contro le labbra. Ianira, avvolta tra le sue braccia, gli accarezzò il collo, la mascella, gli zigomi spigolosi, risalendo sino al naso, accarezzando il piercing sul lato destro. Lui si sentì come un bambino cullato dalle amorevoli mani della mamma, al sicuro da quanto ci fosse di brutto nel mondo, confortato dall’affetto. Capì in quel momento che non avrebbe potuto più fare a meno di lei, che i sentimenti si sarebbero trasformati in amore in breve tempo, e intravide la possibilità di essere di nuovo felice. Le scostò una ciocca castana bagnata dal viso e le sorrise, al che anche Ianira gli regalò un sorriso. Stavano per condividere un bacio quando, come se un lampo avesse abbattuto un albero, sobbalzò per lo spavento. Sulla porta della dependance c’era una persona che conosceva fin troppo bene.
“Andy.”
Andy indietreggiò all’istante da Ianira con il terrore dipinto negli occhi.
“Jennifer.”
Salve a tutti! ^_^
Ecco che l’ex moglie torna quando le cose stavano andando per il verso giusto.
Amy avrà vinto? Lo scoprirete solo leggendo!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
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Lonely hearts || Andy Biersack
FanfictionAndy alle spalle ha un passato burrascoso, costellato da dipendenze e un matrimonio finito, e davanti a sé ha un futuro incerto. Ianira alle spalle ha un passato fatto di abbandoni, prima suo padre e poi il padre di suo figlio Damian, e davanti a sé...