Apro lentamente gli occhi.
È stata una serata pazzesca, avevo proprio bisogno di distrarmi da tutto
e ci sono riuscita, forse esagerando un po' ma non m'importa.
Solo al pensiero di dovermi subirmi la predica dei miei mi racchiudo nuovamente in un sonno profondo.
Mi rigiro nel letto; ora è arrivato il momento di alzarmi.
Prendo la sveglia e vedo che sono le 14:07, non ho mai dormito così tanto. Rido di me stessa in questa situazione: faccia sicuramente da zombie, la non voglia di alzarmi, mal di testa incredibile, morirò entro poco.
Pian piano esco dalle mie calde e tenere lenzuola. Cazzo, ho lasciato la finestra aperta. Rimedio subito.
Mi vesto con i primi indumenti che mi capitano: tuta grigia, maglietta rossa attillata e ciabatte.
Mi son sempre vestita al contrario: d'estate riesco anche a sopportare una felpa o delle ciabatte e questa cosa mi permette di indossare ciò che voglio.
Vado in bagno per fare i miei bisogni e sistemarmi.«Buongiorno» mia madre sta sparecchiando mentre il mio babbo si prepara per andare a lavoro a quanto vedo. Oggi non doveva stare a casa? Bah.
Si voltano entrambi nella mia direzione e papà non è molto contento. Cazzo.
«Ci degna della sua presenza, finalmente. Sono le due, non è un po' tardi?» dice mentre viene a darmi un bacio sulla guancia; grazie a Dio non è arrabbiato.
«Ho un mal di testa» mi massaggio le tempie mentre mi siedo sul divano.
«Quando ti ho detto che potevi tornare tardi non mi sembra di aver aggiunto che avresti potuto ubriacarti così» poi riprede:
«Va bene che bevi ma non devi esagerare, l'alcool fa male e te l'ho detto molte volte» ha ragione, non ho mai bevuto così tanto, ma ieri sera mi sono sentita libera.
Nelle sue parole si cela un velo di rimprovero e amarezza, ma non lo dà a vedere. Questa cosa mi ferisce: non sono riuscita a dargli soddisfazione mentre lui di me si è fidato. Mi fa male.
Mi guarda con occhi di chi ti ha appena letto dentro, non dico nulla e l'abbraccio forte.
«Mi dispiace così tanto, veramente» la voce mi trema per le lacrime che stanno per a rigare il mio viso, ma cerco di trattenerle. Talvolta posso sembrare così forte, ribelle, ma è solo perché nascondo, tengo tutto dentro e mentre mi mostro felice. Sono sempre stata distaccata da mio padre per via del suo modo di fare, il suo modo di proteggermi e questo mi ha chiuso nei suoi confronti.«Sui fornelli c'è la pasta, se hai fame...» si rivolge a me mia madre, indicando il piatto coperto. Non sto morendo di fame; ma appena scoperchio il piatto e vedo la chitarra hai funghi urlo dentro di me e non esitando due volte mi siedo al tavolo e inizio a mangiare. Come si dice in questi casi? La mamma è sempre la mamma. «Ti piace?» annuisco mentre continuo il tragitto dal piatto alla mia bocca con la mano destra. «L'ha fatta tuo padre» alzo le sopracciglia sorpresa. Era da mesi ormai che non ci riempiva lo stomaco con i sui piatti, mi stupisce sempre quando meno me l'aspetto. «Prima ha chiamato Bryan» mi riferisce la signora con gli occhi scuri affianco a me, sotto voce. «Quando?» «Mezz'ora fa e ha detto di richiamarlo» «Ok, grazie».
Finito l'ultimo boccone e messi i piatti in lavastoviglie, prendo il cellulare e inizio a digitare il numero di Bryan mentre mi reco in giardino per sedermi sul dondolo. Al terzo squillo sento una ragazza, voce alquanto familiare e non simpatica alla mie orecchie.
«Pronto» risponde in tono acido e scocciato.
«Sophia, Bryan c'è?»
«Mmm» esitando nel farmi sapere, dopo alcuni secondi sento la risposta:
«Sì» con tono sospeso tra l'interrogazione e la certezza.
Dall'altro capo del cellulare sento la sua voce in lontananza domandare chi fossi.
«È la tua amichetta» disprezzando tutto il nostro trascorso, perché in fondo lei cosa ne sa della nostra storia? Permettendosi di sminuire il mio amore per la sua ossessione gelosa nel pretendere di possedere Bryan; solo nei miei contronti ovviamente. I suoi 5 anni di differenza se li schiaffa nel culo.
Sento dall'altro capo prenderle il cellulare dalle mani.
«Finalmente la bella addormentata si è svegliata. Come sta la dama?» a chi vuol prendere in giro? Crede proprio di essere nella posizione adatta per dire che sono io la dormigliona? Eh no caro, che sei proprio tu il ghiro quì eh. Ricordo ancora quel venerdì mattina, quando avevamo la verifica di arte e proprio lui dopo essere stato giorno e notte con il libro davanti, cosa fa? Non si sveglia perché la notte prima è doveva finire Gotham.
«Sua altezza è in gran forma, caro cavagliere»
«Hai mangiato la chitarra eh?» corrugo la fronte.
«E tu come lo sia?»
«Tua madre» gli scappa una risata.
«Sì, era buonissimaaa» mi sciolgo al solo pensiero. Dovrò aspettare mesi se non anni per la prossima chitarra ai funghi, e voglio piangere.
«Stronza, è più buona della mia?!»
«Vabbè, se vuoi metterla su questo piano... Diciamo di sì ahahahah»
«Aaah, va bene allora la prissima volta non chiedermela eh» è inutile che fa il finto offeso, la sua è la più buona ma solo perché lo aiuto anche io, modestamente.
«Chitarra a parte, che hai deciso di fare per il tuo compleanno?»
«B, sinceramente non lo so, tu hai qualcosa in mente? In questo periodo sto pensando a tutto tranne che questo. Dopo aver completato l'ultimo anno di scientifico mi sono data alla pazza gioia tra feste e amici.
«Ordino al Lux?»
«Ma non era chiuso ieri?»
«Appunto, ieri era chiuso ma solitamente è sempre attivo, avrà avuto qualche problema»
«Va bien, provaci. Io invito gli altri, creo un gruppo su WhatsApp e... se vuoi dillo anche alla tua fidanzata»
«Veramente? Ne sei sicura?»
«Sì, dai»
«GRANDEEE!» mi urla nell'orecchio, sprizza felicità da ogni poro. Mettiamo in chiaro che io e lei non possiamo tanto, anzi togliamo tanto, non possiamo proprio essere nello stesso posto; tutto questo astio tra noi per la sua inutile gelosia...
Tutta la felicità che passa in Bryan, passa anche da me. Il suo buon umore è l'unica cosa che mi importa realmente, farei tutto il possibile per vederlo sempre con il sorriso, ha già sofferto abbastanza.
«B, ci sentiamo dopo. Un bacio»
«Aspetta... hai da fare?» Esito qualche secondo, non so di aver voglia di uscire.
«Perché?» chissà che ha in mente oggi, da lui non puotrai mai aspettarti che resti un giorno senza far nulla.
«Pensavo di andare a prendere un gelato e stare al parchetto. Potresti restare a mangiare da me, ci vediamo un film?» Sento bofonchiare qualcosa dall'altro capo, probabilmente Sophia in disappunto con la sua offerta. Ma dico io, invece di brontolare, perché non chiede chiaramente di restare?!
Che nervoso.
«Che dici allora?» assorbita nel fastidio, Bryan mi risporta alla conversazione.
Accetto il suo invito, e dopo aver deciso l'orario, chiudo la chiamata. Resto qualche secondo ancora seduta sul comodo dondolo in giardino, ad osservare le macchine passare ad ogni tipo di velocità, nella strada di fronte. Il vento accompagna il rumore della città; amo immergermi nei pensieri e rilassarmi quì fuori, con gli alberi, che elegantemente, ballano qua e là, e le case che riempiono ogni strada, in queste vie, della grande Los Angeles. Ancora mi è difficile pensare di vivere quì, in questa famosa città, piena di avventure.
Pensare che arrivata, l'unico amico che avessi fosse Bryan, dopo averlo seguito su Instagram, per puro caso, in realtà fu Anastasia a seguirlo con il mio profilo... sì, aveva una cotta, sorrido al solo ricordo. Poi le nostre vite si intrecciarono in un gruppo WhatsApp, quei soliti gruppi che gli adolescenti creano per sclerare sui disagi della vita e fangirlare; Bryan e altri tre erano gli unici ragazzi facenti parte. Da lì è iniziata la nostra grande amicizia, abbiamo scoperto di aver tante di quelle cose in comune, nonostante la distanza. Quando dissi a B che mi sarei trasferita nella sua Los Angeles, impazzì di gioia e mi accolse abbraccia aperte in aeroporto, fu anche la prima volta che lo vidi di persona e mi stuì la sua fottuta figaggine.
«TI VUOI MUOVERE, NON HO TEMPO DA PERDERE, SAI?!» Sobbalzo a quelle urla e lo sfrenato suono di un clacson mi riporta alla realtà. Alzo lo sguardo, e una corvette c1 in strada aspetta con ansia la partenza di un camion posto davanti. Scuoto la testa in segno di disapprovazione, possibile che debbano sempre avere dei problemi questi guidatori...
L'uomo alla guida dell'auto, continua ad usare il suo clacson, ma nulla.
Alcuni secondo dopo lo vedo scendere dall'auto e dirigersi verso la portiera del camion. Indossa un'elegante completo color cenere. Chissà cosa avrà di così urgente da fare?
Lo vedo molto agitato. Resto impassibile a guardare la scena: mi diverte quando succedono queste cose, le persone sono davvero strane spesso.
L'uomo col completo grigio afferra il cellulare del guidatore, e con un rapido gesto lo scaraventa nella mia direzione; ma che diamine, un po' di attenzione, manca solo che diventi la vittima di questo litigio.
«EHI, MA CHE DIAVOLO FAI?!» Urla alquanto imbestialito, l'uomo alla guida. Credo che questa storia andrà a finire male, molto.
«Spero tu stia scherzando... non pensare nemmeno di nominarmi dopo quello che hai fatto! MI STAI FACENDO FAR TARDI, RAZZA DI RIMBAMBITO!» Risponde a tono l'altro. Che strano questo tipo, come ha voglia di scherzare?
Il camionista scende dal mezzo, iniziando poi a strattonare l'uomo col completo.
«Non ti azzardare a toccarmi, te ne pentirai ben presto» ma camionista sembra non voglia dargli retta, continuando così con i gesti.
Passano alcuni secondi, e l'uomo col completo inizia ad avvicinarsi lentamente al camionista, bloccandolo con entrambe le mani, dai polsi, e restando a fissarlo per un po'... quest'ultimo inizia ad urlare, rientrando di fretta e furia nel camion e partendo come un razzo in corsa. Rimango sbalordita dall'accaduto, prima aveva il coraggio di strattonarlo, mentre ora è fuggito a gambe levate... che strana la gente!
L'uomo col completo si ricompone per poi raggiungere l'auto.
«Cosa avete da guardare? Tornate a farvi gli affari vostri.» Dice con nonchalance, come se non fosse appena successo nulla, per poi entrare sull'auto e ripartire.Spazio Autrice
Ciao a tutti! Mi scuso tantissimo per aver postato in super ritardo, ma sono una persona molto pigra eh...
Come avete visto, per la prima volta Camilla è venuta a conoscenza dell'esistenza, o quasi, del nostro Diavolo preferito 🤭.
Se trovate degli errori grammaticali è perché non ho riletto la storia per correggere gli eventuali.
Spero vi sia piaciuto! 🥰😘
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Voɢlιo cнe leι ѕcelɢα мe;;Lucifer Morningstar
Hayran KurguLos Angeles, la città degli angeli dicono. Quì vive lei, Camilla Forbes, una giovane 19enne mora con occhi azzurri, una di quelle ragazze un po' lunatiche, festaiole, divertenti e ammettiamolo, anche pigre. Dopo aver deciso assieme al suo migliore...