sorpresa

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Quando Nives finì di sistemare l'ultimo ragazzo, velocemente il brusio che si era formato si placò e in breve tempo mutò in un leggero russare che si diffuse per tutta la scogliera.
Io non osai a chiudere occhio, temendo che l'incubo della notte precedente ritornasse.
Ma la mia mente continuava a giocarmi brutti scherzi, vedevo il volto di Albert che mi sorrideva in mezzo alle fiamme, Lucas che sosteneva Vlam, urla di ragazzi, il piccolo corpo inerme di Charly in braccio alla ragazza dai capelli neri.
Mi alzai e mi diressi verso la scogliera, il suono delle onde contrastava con i miei pensieri, che velocemente si spostarono a giorni migliori.
Ricordai di mio fratello Leo, e la  mia mano si posò sulla collana che giorni prima avevo trovato nel fondo dello zaino che mi aveva accompagnato in quel luogo. Quei momenti sembravano tanto lontano da allora che erano sfocati nella mia mente, solo il volto di mia  madre e di Leo erano nitidi. Mentre la vecchia casa, la città dove abitavo erano solo sfondi di un film sgranato in bianco e nero.
Io non volevo tutto questo, volevo restare sulla mia collina a suonare con l'ukulele, sentire la voce di mia madre che mi sgridava per il ritardo e il profumo di Leo di quando mi abbracciava per consolarmi, mi mancava il suono dei bambini correre per strada, i gatti della vicina e i biscotti che ci preparava la nonna il giorno di natale.
Se avessi potuto avrei lasciato tutto li e sarei tornata a quei bei tempi inconsci, continuando a sognare tutto quello che ora sto vivendo.
Restai ad osservare le onde che si infrangevano con la parete fredda della scogliera, creando schiuma che poi svaniva lasciando altra acqua salmastra scura.
Senza notarlo una lacrima dolce scivolo sulla mia guancia e poi cadde in mezzo a quel mare, mischiandosi con l'acqua salata.
E come quella non riuscì a controllare la successiva e neanche quella dopo.
E così lasciai che ogni lacrima svanisse tra le onde, mentre i miei singhiozzi si mischiarono al suono del mare sulla scogliera fredda come il mio petto.
Ricordai che smisi di piangere solo quando sentii del vetro muoversi e qualcuno mormorare.
Mi voltai speranzosa di vedere degli occhi colore ghiaccio dirmi che stesse andando tutto bene, che era solo un brutto sogno.
Ma ciò che vidi era qualcosa che era molto peggio del bene.
Emy era chinata sulle schegge di vetro mormorando frasi incomprensibili.
Incurante delle mie guance bagnate andai da lei capendo il motivo di tutto quel' trambusto.
La ragazza stava ricreando il portale.
Le varie schegge di vetro si fondevano tra loro quando si avvicinarano, mentre le, ormai deboli fiamme al suo interno, si spegnevano mostrando altre figure al loro posto.
-Emy che stai facendo? Perché ricrei il portale?
Spaventata mi avvicinai a lei cercando di allontanarla.
Ma quando li posai una mano sulla spalla la ragazza si voltò di colpo urlando più forte le sue parole.
- la guerra avrà atto dove fuoco e acqua si scontrano.
Dove fratelli e amanti si battono.
Dove passato e futuro contrastono.
Quello che non è stato detto verrà rivelato e la verità verrà confessatta.

Pronunciato ciò la ragazza continuò la creazione del portale e io cercai di fermarla, urlai e mi tagliai mentre Emy ripeteva la sua cantilena.
Nessuno si svegliò e quando mi voltai cercando di svegliarli notai uno strano alone nero su di loro.
-No! Ferma Emy, quello che stai facendo è sbagliato.
Presi l'ultima scheggia di vetro e mi alzai allontanandomi da lei.
-La guerra avrà atto dove fuoco e...
La ragazza si alzò e andò verso di me mentre uno strano bagliore ricopriva il vetro.
-EMY, Svegliati!
Rimasi con la bocca aperta mentre quelle parole sovrastarono le mie suppliche.
Albert era in piedi difronte alla vetrata con uno strano sorriso in volto.
I capelli perfettamente pettinati contrastavano con i suoi vestiti sporche di fuliggine e gli occhi completamente bianchi.
-I tuoi servigi non servono più per questa notte.
Disse il ragazzo mentre Emy batteva ripetutamente le palpebre come se dovesse mettere meglio a fuoco.
-O no, ancora.
La ragazza osservò la mia mano sanguinata che teneva ancora in mano la scheggia di vetro  e si voltò spaesata verso Albert.
-Da quanto tempo? Per quanto tempo mi hai tenuto...
La ragazza che poco prima era in piedi difronte a me cadde ai miei piedi.
Senza pensarci due volte lasciai la scheggia e la presi al volo, notando con mio stupore che stava dormendo. La presi stretta a me  delicatamente e guardai Albert che ricambiava il mio sguardo da lontano sorridendo maliziosamente.
-Finalmente siamo soli, quella sciocca leggi mente mi ha rovinato i piani.
Il ragazzo mi sorrise in modo inquietante mentre il suo sguardo mostrava le solite due sfere di ghiaccio.
-cosa hai fatto?
Gli urlai dietro mentre tenevo ancora stretta a me Emy che tremava per il freddo.
-A dopo le spiegazioni. Ora dammi la scheggia, il portale deve essere completo per portare anche gli altri.
Mi disse porgendo la mano come se si aspettasse che da lì gli passassi ciò che richiedeva.
-Gli altri chi?
Chiesi mentre con la punta dell'occhio guardavo quelle strane figure muoversi nello specchio.
-Il secondo gruppo, no?
Il ragazzo mi guardò mutando il suo sorriso da accattivante a premuroso e dolce, eppure qualcosa mi faceva ancora retrocedere.
Il ragazzo stava per ribadire un'altro ordine quando Emy si svegliò impaurita tra le mie braccia.
Con occhi spalancati mi guardò dal basso cercando di mettermi meglio a fuoco.
-Non ti fidare, lui ti manipola e basta. Non ti fidare ragazza dai capelli rossi, non di lui.
Qualcosa scatto dentro di me e guardai Albert che digrignava i denti e i suoi occhi tornavano bianchi.
-Dormi.
La ragazza richiuse gli occhi guardandomi un'ultima volta speranzosa che io capissi il suo richiamo d'aiuto.
La posai a terra e ripreso la scheggia.
-Non ti darò mai ciò che vuoi, tu non sei Albert.
Il ragazzo prima infuriato iniziò a ridere.
-E allora chi sono? Dimmi ragazza che non sa neanche chi sia.
La sua risata era crudele e nasceva dalla sua parte più oscura strisciando tra la gabbia toracica fino al freddo esterno.
-Io.. io sono Lucy.
-Hai titubato ragazzina. Ora dammi la scheggia devo liberare gli altri.
Il ragazzo ripetette il gesto del braccio verso di me ma io rimasi impassibile.
-Non libererai nessuno, dimmi prima chi sei.
Urlai stringendo più forte la scheggia, speranzosa che qualcuno si svegliasse.
-Vuoi sapere chi sono? Bene, tieni questo.
Albert lanciò un pezzo di carta appallottolato verso di me che presi al volo, l'aprì senza perdere di vista il ragazzo ma quando vidi la prima immagine tutta l'attenzione per lui svanì.
Difronte a me avevo la pagina mancante del libro dei nome che avevo visto tempo prima.
Vidi il volto sereno di Albert e sopra scritto il suo nome e cognome con una calligrafia leggera, accanto lessi la descrizione del suo potere e restai stupita nel leggera che era tutto ciò che non mi aveva mai detto.

Potere di controllare i sogni altrui...

Restai immobile a leggere quelle poche parole cercando di andare oltre ma qualcosa  continuava a vagare per la mia mente.
-Sei stato tu, tu hai controllato i miei incubi, tu mi hai fatto vedere quelle cose.
Dissi mentre accartocciavo la pagine nella mia mano mischiando il sangue con l'inchiostro.
-Sei più intelligente di quanto pensassi, avevo bisogno che tu ti fidassi di me che avessi paura. Comprendi?
Rimasi biasita da quella confessione mentre lui sembrava il ragazzo più tranquillo e sereno dell'universo.
-Capisco che sei un viscido e un traditore.
Il ragazzo rise sadicamente.
-Io non sono nulla di tutto ciò  so solo da che parte stare della scacchiera, ma ora non sarò più gentile. Prendi la scheggia.
Il ragazzo decretò un ordine e l'unica cosa che sentì dietro di me fu un leggero vento, mi voltai per capire da chi dovessi difendermi e quando capii che era troppo tardi e che la scheggia era già svanita mi voltai verso il ragazzo restando stupita da vedere chi fosse il suo aiutante.
Mattia alla sua sinistra teneva in mano la scheggia di vetro mostrando un sorriso ironico.
Entrambi i ragazzi mi sorridevano da lontano mentre uno dei due si avvicinava alla vetrata.
-No.
-Come pensi di fermarci?
Albert si avvicinava a me con un sorriso famelico.
E fu allora che qualcosa in me si accese, una fiamma che prima portava solo morte e scosse.
-Svegliatevi, svegliatevi tutti.
Non so da dove arrivarono quelle parole, ma una voce nella mia testa mi urlava di farlo e vidi l'alone svanire da sopra la testa del gruppo di ragazzi che lentamente si svegliava ma ormai era troppo tardi, Mattia si era già avvicinato alla vetrata per collocare l'ultimo pezzo.
-Forse non vi ho fermato prima, ma ora siamo pronti a combattere.
Emy si era posizionata alla mia destra mentre Albert si era fermato sul posto circondato.
-Tu non sai ancora usare i tuoi poteri, non potrei mai fermarci.
Il suo sorriso vacillo.
Ogni persona che poco prima era sfuggita dalle fiamme ora era in piedi pronta a combattere accanto a me.
E quando l'ultimo pezzo si unì alla vetrata una luce accecante illuminò quel territorio avvolto dalla notte.
-Io forse no, ma loro si.
Sorrisi lasciando a terra quell'ultimo pezzo che mi ricordava l'Albert che credevo di conoscere.
La luce affievolì mentre le figure uscivano dal portale, non guardai bene chi fosse perché il mio sguardo si posò sul volto di un ragazzo ben conosciuto, che mi sorrise aprendo la bocca per il suo primo saluto.
-Sorpresa.
Rimasi immobile mentre l'unica parola usciva dalle mie labbra mentre riconoscevo il volto del ragazzo che avevo tanto ammirato negli anni avvenire.
-Leo.

Non volevo essere un supereroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora