Note dell'Autrice: spero che piaccia anche a chi non fa parte del gruppo di amiche che mi hanno consigliato la serie fino a farmi impazzire e non smetterò mai di ringraziarle, la amo.
Votate e recensite, se vi piace, anche le critiche costruttive e le correzioni sono accettate.- Mattalara
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo stregone era immobile al centro della stanza.
Il silenzio regnava sovrano e nemmeno le sue chimere sembravano respirare, come se stessero sforzandosi di non fare il minimo rumore, per paura di rovinare l'incantesimo di cui il padrone aveva pronunciato la formula. In realtà il loro padrone stava chiamando qualcuno, ma loro non potevano saperlo, finché una risata non rivelò un uomo nascosto nell'ombra.<< Temevo mi volessi dare buca, Tremotino. >>
Disse lo stregone sorridendo e abbracciando l'uomo appena arrivato come un vecchio amico, eppure i due non erano esattamente in ottimi rapporti, ma avevano fatto talmente tanti accordi che Tremotino considerava lui un suo cliente di fiducia.
<< Allora, mi hai chiamato per una bevuta, o per affari? >>
Chiese sbrigativo Tremotino.
<< Affari, voglio qualcosa di davvero prezioso stavolta. >>
<< Il vero amore? >>
<< No traquillo, le ragazze cadono già ai miei piedi. >>Fece lo stregone ridacchiando, più per coprire i versi di alcune chimere, che sembravano imitare risate di scherno nei confronti delle abilità del loro padrone in amore e conquiste.
Tremotino si sedette su una poltrona, incrociando le gambe e le braccia, con il capo posato su una mano e lo sguardo fisso sul suo cliente, colmo di interesse, ormai lo conosceva abbastanza bene da capire quando in pentola bolliva qualcosa di grosso, quasi ogni accordo in pratica.<< Voglio diventare re, ma non un re come un altro, no, voglio avere tanti regni sotto il mio dominio, ricchezze infinite e intere popolazioni che mi acclamino... >>
S'interruppe, notando che l'altro gli faceva cenno di rallentare.
<< Sai vero, che chi ha un regno deve combattere per difenderlo? Deve occuparsi del suo popolo e assicurarsi che vada tutto bene? E... le solite cose da regnanti presumo. >>
<< Sì, qui arriva la parte divertente. >>Lo stregone si sedette davanti a Tremotino, afferrandogli una mano e, sorridendo con gioia, come se gli stesse chiedendo il segreto della felicità o una fortuna eterna a tutta la gente del suo regno futuro.
<< Una veggente mi ha parlato del futuro, degli innumerevoli progressi che porta e ciò che avverrà, voglio regnare nel futuro. >>
<< Ho sempre saputo che tu fossi un pazzo, ma ora me né stai dando la prova. Cosa ti fa credere di poter regnare in un mondo che non ti appartiene? >>L'uomo scrollò le spalle, con l'espressione di chi vuole dire: "Mi inventerò qualcosa", quindi chiese a Tremotino quale fosse il prezzo da pagare per un tale accordo.
<< Una chimera. >>
Rispose questo.
<< Bene, scegli chi vuoi fra i miei esemplari, non voglio sapere cosa te né fai. >>
<< Oh, ma io non voglio uno qualsiasi dei tuoi animaletti. >>Lo stregone si accorse che Tremotino stava guardando una chimera d'ombra, il cui corpo, a differenza delle chimere comuni, era quello di una pantera, dal manto nero che si interrompeva in scaglie sulle zampe e il collo; aveva due ali coriacee da pipistrello e una coda dorata di scorpione e, sul muso, un piccolo corno.
<< Lei?! >>
Chiese l'uomo sorpreso.
Le chimera d'ombra erano creature rarissime e quella, assieme al suo compagno, erano i pezzi forti della sua collezione.<< No, non voglio lei, mi rendo conto che ti metterei in difficoltà, voglio uno dei cuccioli, appena potrai svezzarlo. >>
Sospirando sollevato, lo stregone accarezzò il capo della chimera d'ombra, rivolgendosi a Tremotino con uno sguardo di scuse.
<< Ci vorrà un po' temo... >>
<< Mi basta avere ciò che voglio, allora! Abbiamo un accordo? >>I due uomini si strinsero la mano.
<< Abbiamo un accordo, Rothbart. >>
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Once Upon a Time - Gli Stregoni e la Chimera
Fanfiction> Disse il Signor Gold, senza staccare gli occhi dall'oggetto che aveva fra le mani. L'uomo appena entrato non accennò ad andarsene, fece un sorrisetto quasi sbruffone, parlando più a se stesso che all'altro. >