Capitolo 8*

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Ethan

Per la terza volta da stamattina, sbatto la testa. Questa giornata si prospetta orribile, appena sveglio ho sbattuto la testa uscendo dalla doccia, poi alla porta e ora prima di entrare in macchina. Adam ha capito che c'è qualcosa che non va e che non è il semplice dopo sbornia a rendermi così.  Ma nemmeno sotto tortura gli dirò cosa mi rende molto distratto oggi. Penso che non la prenderebbe molto bene a sapere che ho cercato di baciare sua sorella, dopo avergli promesso il contrario. Io stesso mi meraviglio del mio comportamento di ieri sera, e non do la colpa all'alcol, perché non ero per niente ubriaco, neanche brillo, nonostante sappia che colpevolizzando l'alcol, riuscirei un minimo a tirarmene fuori. Invece no, rivedo in loop le scene di ieri sera, mentre faccio qualsiasi cosa.  È come se non stessi per niente vivendo la giornata di oggi, ma stessi rivedendo con occhi esterni Becca e me nel bagno di quel locale e mai avrei pensato che sarebbe andata a finire così. Solo oggi mi rendo conto di star rischiando di rendere inutile la fatica che Adam e io abbiamo impiegato per trovarla. Adesso non vorrà neanche mai più rivedermi o starmi vicino. Al ricordo di noi due ieri sera, mi sembra di vivere un déjà-vu di noi due molti anni fa. E se questi sono i pensieri che frullano a me in testa con l'accaduto. Non immagino lei cosa stia pensando, ne tanto meno che risposte si stia dando.

FLASHBACK

Non capisco cosa stia succedendo. Sono totalmente confuso, pensavo di essere io quello che stava dirigendo il gioco e stavo per tirarmi indietro, perché avevo benissimo visto nel suo sguardo la sua voglia di scappare dalla situazione. Invece è lei a scagliarsi addosso a me e baciarmi. Inizialmente sono rimasto così sorpreso da non ricambiare, ma quando si stacca da me, la riprendo per ribaciarla come si deve. Mentre la bacio sento che trema, così come a me stanno venendo i brividi lungo la schiena. Ho aspettato troppo, ho fatto passare troppo tempo e ore che la sto baciando, mi sento a casa. Come può una persona farti sentire giusto, nel posto a cui appartieni semplicemente baciandoti? Oh, ma lei non è solo questo. Lei ci riesce anche solo guardandoti o sorridendoti. Mi fa sentire così dannatamente giusto. Poggio le mani sul suo culo e la stringo a me. La sua reazione mi porta a prenderla dai fianchi e poggiarla alla porta, mentre mi circonda il bacino con le sue gambe. E potrei venire già ora. 

"Mi fai impazzire" mi allontano solo un attimo per dirglielo e non le lascio neanche il tempo di replicare  tornando a baciarla subito. Ricambia il bacio con trasporto. Passo a baciarla dappertutto, spalle, collo e l'incavo del seno. E mi sembra impossibile che in breve siamo entrambi nudi e che nessuno di noi si stia facendo delle domande. Lo vogliamo entrambi, lo si nota dai nostri corpi, dalla nostre mani che non smettono mai di toccare l'altro dappertutto. La mia erezione preme sulla sua intimità, fradicia già. Un semplice guizzo e potrei essere dentro di lei.

"Mi hai stregato Becca, anche a distanza di anni tu mi streghi sempre" soffio tra le sue labbra  prima di intrecciare di nuovo le nostre lingue. Non è riuscita a proferire parla da quando abbiamo iniziato e ciò dovrebbe farmi venire dei dubbi su quello che stiamo per fare. Dubbi che sparivano sempre, nel momento in cui lei mi stringeva a se come se fossi il suo salvagente, tirandomi morsi sul collo, che mi avrebbero lasciato dei segni il giorno dopo. Ma nulla aveva importanza, avevo lei tra le mie braccia, dopo tanto tempo. Come l'ho sempre sognata. E anche se ciò sta per succedere in uno squallido bagno, sappiamo entrambi l'importanza che ha per noi ritrovarsi così.

"Preservativo" mormoro ormai al limite.

"Pillola, la prendo. Sono pulita"

"Anch'io" dico subito entrando in lei lentamente e sentendola così stretta. Ed è come tornare a casa. Becca mugugna con le labbra incollate alle mie, mentre dopo un po' inizio a spingere forte in lei baciandole il collo passando poi a leccarle i capezzoli e i seni. Dio, Becca è una dea, lo è sempre stata. Ma con quest'espressione di piacere sul viso, i capelli disordinati, gli occhi lucidi e le labbra gonfe, è una visone per l'intero mondo, della quale però sto godendo solo io per fortuna. Mentre le sue mani scendevano fino a toccarmi il sedere per avvicinarlo di più a lei. A quel contatto chiudo gli occhi e aumento la forza delle spinte leccandole il collo. Becca asseconda i miei movimenti fino a quando non la sento stringersi intorno a me e venire, mormorando il mio nome. Giusto qualche istante dopo la seguo anche io, finché entrambi non siamo appagati. Lei appoggia la fronte sulla mia spalle e io sulla sua mentre sento la sua pelle morbida del collo a contatto con la mia guancia. Sappiamo entrambi il valore dell'atto che abbiamo compiuto. Mentre penso a come cambieremo da oggi, sento ancora la sensazione della sua pelle nuda a contatto con la mia. Tutte le emozioni che questa pelle mi ha fatto provare in passato, riaffiorano ora, che la sto toccando di nuovo. Questa pelle non ha dimenticato com'è essere adorati, rispettati, accarezzati, essere indispensabili come l'aria. La pelle è ciò che c'è di più profondo nell'essere umano. È ciò che copre e protegge il nostro mondo interiore e siamo noi a scegliere a chi far arrivare a quel punto. E lei ha permesso che stasera fossi io a far parte del suo mondo interiore. E sono un dannato figlio di puttana, perché so di non meritarmelo, ma prendo tutto sapendo di non poterne fare a meno. Il sesso non è solo sesso per lei, lo so bene io. E non lo è neanche per me se fatto con lei. Ed è inutile negare, tanto il cuore lo sa e la pelle lo sente, i brividi che ci provochiamo a vicenda. La testa può dire ciò che vuole in questo momento, perché io non la sto a sentire e neanche lei, Ci sorridiamo a vicenda, consci del fatto di esserci trattenuti per troppo tempo. Ci siamo ritrovati e a me sembra di non averla mai persa davvero, è mia.. Lo è sempre stata, a quattro anni da bambina era la mia compagna di giochi, solo mia. A sedici da adolescente era la mia rovina, era appena sbocciata e tutti le correvano dietro. E ora a ventitré anni è mia da donna.

Dio, cosa ho combinato.

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Dopo essermi procurato un paio di lividi per la mi distrazione e aver evitato domande scomode da parte di Adam, ho deciso di andare da Rebecca per vedere come stesse lei. Ero molto sicuro della mia decisione, infatti non ho neanche indugiato a suonare il campanello una volta arrivato. È per questo che ora mi trovo qui. Nel suo letto, nudo con lei, a guardare il soffitto. Anche lei sta in silenzio, ma per un motivo diverso dal mio. Siamo di nuovo finiti a fare sesso e non era assolutamente ciò che mi aspettavo una volta arrivato qui, tantomeno ciò che doveva succedere. Non che mi dispiaccia, mi piace e piaccio a lei, ma lei a differenza mia ci metterà un po' a capirlo o meglio, a dirmelo. Il mio silenzio è dovuto al suo tatuaggio e non quello che le attraversa il busto, perché quello lo ispezionato con le mie labbra centimetro per centimetro, trovando all'interno il nome di sua madre, di Brandon e Bryan, ma anche il mio. Ma quello che ha dietro il collo, proprio a pochi millimetri dalla fine del cuoio capelluto, come se volesse nasconderlo. E ci sarebbe riuscita se non le avessi raccolto tutti i capelli in un pugno mentre la prendevo da dietro. Per questo mi sono come estraniato dal nostro momento. Adesso sto cercando di trattenere la rabbia, perché mi sembra di non aver capito nulla di lei fino ad ora. Per lei è solo sesso, ama un altro. Bryan. Nessuno si tatua un nome sulla pelle per sempre a meno che non sia tuo padre, tua madre, tuo fratello, l'amore della tua vita. Ma lei ha tatuato sulla sua fottuta pelle il nome di un altro. Non amerà più, ama lui e chiunque sia le resterà dentro per sempre. Gli altri sono solo sesso. E ora capisco come si sentono le persone che vengono usate solo per bisogno sessuale. E fa male, è fastidioso, soprattutto con lei.

"Brian" dico in tono duro interrompendo il silenzio. Non ce la faccio a trattenermi, devo sapere. Come, quando, chi? Quando ha smesso di essere mia, nonostante ieri mi avesse dato l'impressone di esserlo ancora. La vedo sbiancare e annaspare in cerca di una risposta e ora capisco che deve essere fottutamente importante lui. Rebecca mi ha sempre parlato di tutto, nonostante il suo odio nei miei confronti cercava me per sfogarsi. Ma il suo sguardo ora non vuole farmi entrare in lei. Mi alzo dal letto stanco di essere usato, perché io sicuramente non l'ho usata per rimpiazzare un'altra. Non funziona così tra noi. Cerco di rivestirmi in fretta e andare via.

"Ethan, non è come pensi" sussurra seguendomi. La ignoro e recupero telefono e chiavi. Lei continua a chiamarmi, ma la ignoro. Ed è meglio così per entrambi. Faremo finta di nulla, tanto lei è brava ad abbandonare e dimenticare.

"Ethan ascoltami cristo!" alza la voce infine.

"Spiegami Rebecca! Come cazzo fai a ritrovarti il nome di un fottuto uomo sul collo? Quando Rebecca? Da quando non sei più mia? Come hai fatto? Spiegamelo, perché l'unico nome che tatuerei io su di me è il tuo!" concludo tirando un pugno alla porta. Avrò quasi trent'anni, ma in questo momento mi sento un ragazzino che vuole spaccare tutto.

"Non sono mai stata tua." dice solo questo dopo un lungo silenzio.

"E tu non sei mai stato mio. O dimentichi Ethan?" aggiunge dura ora.

"Sei stata brava Becca, non me lo aspettavo da te. Ma ora vai, lo sai come funziona con me." mi scimmiotta. Ricordo benissimo quando e come le ho dette quelle parole. Col cuore lacerato, sapendo di non poter essere mai abbastanza per lei, mai.

"Chi è Brian?"

"Non sono fatti tuoi"

"Abbiamo fatto sesso, due volte" le ricordo.

"Si, abbiamo scopato. Grazie, sei sempre bravo come un tempo. Ora vai."

"Seriamente Rebecca?" le chiedo sconcertato.

"Su Ethan, lo troverai un altro buco in cui sfogarti." dice ridacchiando. Decido di lasciar perdere. Lei in questi cinque anni è andata avanti alla grande, su tutti i fronti.

"Continuò ad amarti come allora Becca" sussurro furioso prima di sbattermi la porta dietro di me. È cosi che funziona tra noi.

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