PARTE I- CAP 7

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La serata passò tranquilla, forse un po' troppo velocemente. Dopo quel bacio Enea venne a chiamarmi, a Noah sarebbe piaciuto sentirmi cantare ma si vergognava a venire ad interromperci. Sorrisi e accettai volentieri, tornando al focolare tenendo la mano alla mia ragazza.
La mia ragazza.
Mi dissi che non sarebbe stato maleducato interrompere la luna di miele di Luna e Mirko per raccontarlo a mia sorella.
Cantammo a lungo tutti insieme e il sorriso di Luna era spettacolare. Quando i miei amici dovettero andare a casa io e la mia fidanzata (quanto mi piaceva chiamarla in quel modo) seguimmo il loro esempio.
-Posso chiederti chi ti ha donato il ciondolo?- chiesi tutto d'un fiato, interrompendo il silenzio che ci aveva avvolte lungo la via del ritorno dalla spiaggia. Luna fermò l'auto nel mio vialetto e sospirò.

-Apparteneva alla bambina della foto- guardò la mia casa dal finestrino, evitando il mio sguardo, -hai sonno?- negai con la testa e Luna annuì -ti porto in un posto-. Fece inversione ad U e riprese a guidare nel silenzio più totale.

Quando l'auto si fermò Luna non mi aprì la portiera dell'auto, e mentre mi condusse oltre il cancello non smise nemmeno per un secondo di guardare dritto davanti a sé con lo sguardo perso.
Il silenzio era opprimente, e quando finalmente Luna smise di camminare mi sembrò di sentire il tempo fermarsi e il mio cuore spezzarsi.
Si inginocchiò a terra, ai piedi della tomba della bimba nella foto in corridoio. Sulla lapide un'altra immagine la ritraeva sorridente, nell'atto di fare l'occhiolino, due dita alzate in segno di vittoria. Aveva nove anni, stando alle date; e il ciondolo con l'orso al collo.

Annica Green.

La sorella di Luna.

-Quella sera eravamo da sole in casa, lei mi pregò di portarla a prendere un gelato- disse con voce tremante, -mi lasciai convincere troppo facilmente-.
Mi sedetti accanto a lei e le strinsi una mano, cercando di infonderle tutta la mia forza.
-Facemmo un incidente, un tizio ubriaco passò con il rosso e ci venne addosso; misi subito un braccio davanti a lei cercando di proteggerla ma non servì a nulla- sospiró tremante, la lasciai continuare in silenzio. -Io ne uscii con qualche ferita superficiale e una mancanza nel cuore; la mia sorellina se ne era andata per sempre- la abbracciai ma lei non ricambió, rimanendo rigida, come una bambola rotta.
-Il matrimonio dei miei non durò molto, eravamo tutti distrutti e la colpa era soltanto mia- asciugai le lacrime che scorrevano veloci sul suo viso e lo presi tra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi.
-Non è colpa tua- le carezzai una guancia con un dito, -fidati di me- la costrinsi a guardarmi negli occhi -lei non vorrebbe vederti in questo stato-.
Luna forzó un sorriso e si alzò tendendomi la mano; -forza su, torniamo a casa, se Linda scoprisse che sei stata fuori con me così a lungo mi ucciderebbe-. Annuii, le sorrisi e, pur sapendo che stava fingendo, presi la sua mano.

In macchina non parlammo molto, anzi non parlammo affatto; ma non era un silenzio imbarazzato, era più... pacifico, ecco.

Quando arrivammo a casa mi aprí la portiera e mi baciò sulla porta, si voltò e fece per andarsene ma la fermai prendendola per un polso. Si girò a guardarmi curiosa, -vuoi restare con me?-. Non so se lo chiesi per me o per lei, so solo che in quel momento mi sembró la cosa piú naturale del mondo. Luna mi sorrise, sul serio questa volta, dopi di che sbattè le ciglia e io sentii le gambe cedere.

Salimmo di sopra, nella mia stanza, diedi una maglietta e dei pantaloncini di Linda a Luna, presi il mio spazzolino dal bagno e la vecchia maglietta da sotto il cuscino e feci per uscire dalla stanza quando la mia ragazza mi fermò.
-Ani,- esitò -dormi con me?- anuii; capivo perfettamente perché non le andasse di dormire da sola; nel buio i ricordi e i pensieri sono troppo potenti per lasciarti sognare.
Andai in bagno e mi misi il pigiama, lavai i denti, legai i capelli e tornai da Luna, per infilarmi sotto le coperte accanto a lei.

-Ti capita mai di voler tornare indietro nel tempo e cambiare qualcosa?- chiese dopo qualche minuto di silenzio, -si- mormorai con gli occhi bassi, -se potessi tornare indietro troverei il modo di rimanere in contatto con i ragazzi dell'orfanotrofio-.
Luna mi sorrise, non era ciò che si aspettava, sapevo che non era nemmeno lontanamente paragonabile al suo rimpianto, ma era l'unico che avevo; e sinceramente mi andava bene così.
Quella sera mi addormentai con la testa sul petto di Luna.
Mi svegliai nel mezzo della notte perché Luna aveva cominciato a mormorare qualcosa nel sonno.
-Annie- si giró dandomi le spalle. -Annica- si voltó dalla mia parte, scoprendosi il busto.
Era agitata e piangeva ad occhi chiusi, si muoveva sempre più irrequieta e vederla in quello stato era straziante.
La abbracciai, la tenni stretta a me e canticchiai una vecchia canzone a bassa voce.
-Hush, now- mormorai carezzandole i capelli -don't be scared, the sun will rise again and wipe away the shadows- sorrisi tra me e me, vedendola piano piano tranquillizzarsi, ma non smessi di cantare.
-Angels will rise, and fight against your demons until the last one falls and it will be okay- Luna smise di piangere e tornó a dormire serenamente, cosí in poco tempo la seguii nel mondo dei sogni.
Quando la mattina dopo mi svegliai lei non c'era. Mi vestii e la cercai per casa, senza trovarla; così la chiamai.
-buongiorno scricciolo- mi rispose allegra e potei sentire il sorriso nella sua voce. -Hey amore, dove sei?- non mi resi neanche conto di averla chiamata in quel modo, ma fu chiaro che lei invece l'avesse notato -sono andata a prendermi dei vestiti e al bar a prendere la colazione da portare via; fatti bella che appena arrivo dobbiamo andare-.
-Dove andiamo?- chiesi, sempre più curiosa.
Non mi diede alcuna risposta.

Dreaming of my moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora