PARTE II-CAP 5

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La ragazza si avvicinò ed ebbi modo di vederla sotto la luce della luna. Era più alta di me, come se ci fosse voluto molto, e aveva occhi grandi, color verde smeraldo. Mentre parlava si passò la mano tra i capelli castani, spettinandoli in modo adorabile, -Buon compleanno Tiago- disse guardando me, -anche a te Anita-.
Aveva una voce roca, profonda, come quella di chi è più abituato a pensare che a parlare. -Grazie- cercai di sorridere cercando di ricordare il suo nome, che continuava a sfuggirmi.
-Chiedo scusa ma come ti chiami?- rinunciai, cercando di mostrare quanto chiederlo mi dispiacesse, -ho perso la memoria e non ricordo quasi nulla-. La ragazza di fronte a me strinse i pugni e contrasse la mascella, ma si sforzó di darsi una calmata quando vide il mio sguardo spaventato. -Mi chiamo Isadora- si sciolse, ma potei notare i suoi occhi perdere la luce quando chiamò Freak con una pacca sulla spalla e si allontanò con lui sulla spiaggia.
Li guardai per un po' cercando di capire che cosa si stessero dicendo ma quando Isadora tirò un pugno alla staccionata così forte da staccarne una delle punte mi voltai spaventata. Come potevano i ragazzi andare d'accordo con una persona del genere? Quella ragazza mi faceva davvero paura.
-Non devi avere paura di Isadora- mi sorrise Eric, come se avesse sentito i miei pensieri, -è una brava ragazza, si arrabbia facilmente però se capita qualcosa a qualcuno che ama-. Capii che intendeva così quando parlai diedi per scontato di essere la ragione della rabbia della ragazza. -Eravamo tanto legate?- sospirai, -prima dell'incidente-. La diretta interessata sembrava aver sfogato la rabbia quando si sedette il più lontano possibile da me, ma i suoi occhi erano tristi mentre mi rispose -si, eravamo buone amiche, per questo mi sono arrabbiata, ti chiedo scusa- Tiago le lanciò uno sguardo stupito mentre Eric la guardò triste. Guardai Isadora e poi François, sperando di trovare una ragione per lo strano comportamento di tutti, ma entrambi evitarono il contatto visivo.
Sbuffai e cambiai discorso, cercando di riportare il buon umore, era il compleanno mio e di mio fratello dopo tutto. Isadora mi sorrise grata e immaginai che scusarsi per lei fosse strano, e che quello avesse stranito tutti quanti.
La serata da lì in poi passò tranquilla e anche la compagnia di Isadora fu abbastanza piacevole, nonostante il timore che ancora causava in me.
Quando alla fine accompagnammo François a casa era da poco passata la mezzanotte, per questo decisi di andare a dormire, una volta raggiunta la mia stanza. Indossai la maglietta di Tiago in cui mi piaceva dormire e mi misi comoda sotto le coperte. Appoggiai la schiena ad un cuscino e presi il telefono. Ci trovai un messaggio di Isadora, diceva soltanto "hey" e la salutai in risposta. Rilessi le conversazioni ancora salvate in memoria. Erano sorprendentemente normali, e per iscritto sembrava meno aggressiva, più dolce, più calma. Realizzai che mi piaceva molto di più questa sua versione, sembrava un po' più umana, pur mantenendo il suo carattere e le sue idee.
Parlammo per un po', e mi resi conto del motivo per cui eravamo buone amiche prima dell'incidente.
Mi fece ridere e ci prendemmo un po' in giro, prima che io decidessi di andare a dormire e di darle la buonanotte.
Ebbi un altro incubo, e mi svegliai urlando. Tiago corse subito nella mia stanza, seguito da mamma e papà. -Un altro incubo?- chiese mio fratello abbracciandomi, cercando di farmi calmare. Stavo tremando, ero davvero terrorizzata. -Mamma, ho bisogno della mamma- sussurrai, Federica si avvicinò e lasciò che mi accoccolassi con la testa nel suo grembo. Mio padre e Tiago uscirono e tornarono a letto, probabilmente felici che avessi chiamato Federica "Mamma". In realtà non me ne resi nemmeno conto in quel momento, sapevo solo che era giusto, lei era mia mamma e mi avrebbe sempre protetta.
Guardai l'ora, erano circa le cinque del mattino, ma mia madre non sembrava stanca, pareva più sollevata, quindi feci un respiro profondo e parlai. -Mi dispiace di non averti chiamata mamma, fin'ora, e di averti nascosto parte della ragione per cui non mi sentivo di farlo- mi alzai per guardarla negli occhi e non ci vidi tristezza, solo un po' di preoccupazione.
Sospirai, -penso di volerti raccontare tutta la storia- lei annuì e si mise più comoda, seduta sopra al mio letto. -Mia sorella Linda aveva sette anni quando nostra madre rimase incinta. Lei e mio padre non volevano un altro figlio, non ero nei loro piani, così cominciarono a litigare- presi un respiro profondo e cercai di riordinare i pochi racconti riguardo i nostri genitori che Linda mi aveva concesso di ascoltare.
-Nostro padre prese a picchiare mia madre e lei iniziò a bere, perché non era in grado di sopportare il marito. Quando era sobria cercava di proteggere me e mia sorella da nostro padre, ma i momenti di sobrietà diventarono via via più rari man mano che mi facevo più grande, tanto che di essi non ho mai avuto ricordi. Linda mi ha sempre protetta da loro, anche dopo che la mamma ha dato di matto, e aveva sempre sopportato qualunque cosa purché non mettessero mai le loro mani su di me- Federica portò le mani sulla bocca, così simile alla mia, scioccata e preoccupata, ma mi lasciò continuare rimanendo in silenzio.
-L'episodio che questa notte mi ha svegliata è l'ultimo ricordo di loro che ho. Ero a casa da sola, mia sorella era uscita, non ricordo per quale motivo, e stavo guardando i cartoni nella mia stanza. Sentii la porta chiudersi e pensando fosse Linda mi affacciai alla porta per salutarla ma mi resi presto conto di essermi sbagliata e di trovarmi nei guai. In cima alle scale c'erano i miei genitori che ridevano, palesemente ubriachi-. Federica mi abbracciò dandomi la forza di continuare il mio racconto. -Mi spinsero dalle scale e svenni, quando mi risvegliai mia sorella era con me e mi spiegò che mamma e papà non ci avrebbero mai più fatto nulla di male e che mi avrebbe sempre protetta. Mantenne ogni promessa, ma è questa la ragione per cui è stato difficile per me chiamarvi mamma e papà, mi dispiace- lei annuì, -non c'è nulla che debba essere perdonato-.
Dopo qualche minuto mia mamma si alzò e tornò da mio padre, lasciandomi sola nella stanza buia. Mi sdraiai a pancia in sú sotto le coperte e fissai il soffitto per un po'.
Scrissi ad Isadora, un semplice "sei sveglia?" ma quando poco dopo crollai stremata sul cuscino ancora non avevo ricevuto alcuna risposta.

Dreaming of my moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora