Isadora mi condusse attraverso l'ingresso luminoso e all'interno di una delle stanze che su di esso si affacciavano. Non era molto grande, quanto bastava per contenere un letto singolo sul lato destro, un armadio di legno chiaro a sinistra e un piccolo spazio nel mezzo, per arrivare alla finestra anafora sul muro opposto alla porta.
Ci sedemmo sul letto e ridacchiai alla vista delle lenzuola dei puffi, ma presto soffocai le risa, rimanendo in silenzio e aspettando che fosse Isadora a parlare.
Non feci domande, infondo sapeva per cosa ero venuta. Isadora peró non disse una parola, fece qualcosa con cui mi sorprese molto più di quanto avrebbe mai potuto fare con qualunque storia. Isadora mi baciò.
Fu un bacio desiderato, bisognoso, sentii la sua disperazione e anche un briciolo di speranza. Sentii il dolore di non avermi più con sé e anche l'irrazionale speranza di poter avere indietro qualcosa che forse avevamo avuto.
La allontanai, sconcertata, e mi spostai un po' più indietro per mettere della distanza fisica tra di noi, avevo bisogno di aria. Feci per alzarmi e fuggire da quella situazione ma Isadora mi prese la mano e mi implorò con lo sguardo di restare, così mi sedetti accanto a lei. Il mio sguardo le chiese spiegazioni prima ancora che potessi pensare di costringere le mie labbra a farlo.
-Quel giorno alla fiera- cominciò finalmente, dopo un tempo che mi parve eterno. Ci mise un po' a trovare il modo di spiegarmi, soppesó con calma le parole nonostante non fosse nella posizione di prendersi il proprio tempo, e poi continuò. -Era il nostro primo appuntamento- la guardai sorpresa, tra tutti gli scenari a cui avevo pensato, questo mi era sembrato il meno plausibile, perlomeno prima di quel bacio, ma lasciai comunque che continuasse, ascoltando in silenzio.
-Ero così nervosa all'idea di invitarti- ridacchió tra sé e sé al pensiero e soltanto il pensiero della sua fuga mi trattenne dal sorridere.
-Ricordo di aver balbettato, chiedendoti un appuntamento, il che non è affatto da me, penso che si sia notato che non sono una persona timida- annuii e le feci segno di continuare.
-Quando arrivasti alla fiera eri così bella, eri circondata dalla tua solita aria di sognatrice che mi ha sempre affascinata e ti ha sempre resa stupenda ai miei occhi- quelle parole quasi mi fecero arrossire, ma mantenni un'espressione neutra. Sentii una sensazione di calore nel petto, mentre Isadora mi parlava, ma feci del mio meglio per ignorarla.
-Ti chiesi di essere la mia ragazza mentre guardavamo il tramonto sedute sulla ruota panoramica, tu dicesti di si e ti baciai-. Sospirai, facendomi ancora più lontana da lei, giusto il necessario per riuscire a parlarle senza perdere il controllo per la rabbia.
-Perché non me lo hai detto?- le chiesi cercando di restare calma, consapevole che a quel punto attaccarla non avesse alcun senso.
-Ho avuto paura- rispose senza guardarmi negli occhi, -io ti amavo, ti amo- sorrise triste correggendosi, -tu nemmeno ricordavi il mio nome, non volevo che ti sentissi costretta a darmi una possibilità-.
Annuii cercando di pensare razionalmente -lo capisco, ma avresti comunque dovuto dirmelo-. Isadora alzò la testa, confusa -come avrei potuto?- chiese avvicinandosi -non volevo sentirmi ripetere che non mi ami, già lo avevo capito da sola-.
I suoi occhi erano incatenati ai miei, non smise di guardarmi nemmeno quando rinunciai al mio tentativo di restare calma.
-Hai ragione, io non ti amo- sussurrai acida. -E capisco che tu sia stata male ma questo non ti autorizza a privarmi di una parte del mio passato-. Mi alzai dal suo letto e uscii dalla stanza, infuriata. Isadora mi seguí, attenta alle mie parole nonostante fossi girata dall'altro lato e le stessi dando le spalle. -Ma chi ti credi di essere?- quasi gridai, ero furibonda. Come osava scappare in quel modo, baciarmi così, senza alcun preavviso e poi pretendere che la perdonassi? Non sarebbe mai accaduto, e se mi avesse conosciuta, almeno un pochino, lo avrebbe saputo.
Mi voltai e la guardai negli occhi. Se gli sguardi avessero potuto uccidere sarebbe di certo morta in quel preciso istante, ma si limitò a fissarmi con un'espressione sul viso che non le avevo mai visto indossare. Isadora pareva intimorita da me e la cosa mi piaceva.
Aprii la porta principale, feci un passo verso la soglia ma mi fermai quando Isadora mi prese il polso, -Anita ti prego- sussurrò stanca. Ti prego? Come poteva pensare di avere una chance? Credeva davvero di poter spiegare o di poter giustificare le proprie azioni? Alzai lo sguardo, lo puntai dritto nei suoi occhi e con un tono di voce più freddo del ghiaccio sibilai -non voglio mai più rivederti-.
Sbattei la porta alle mie spalle e mi diressi in macchina nel silenzio della notte.
-Com'è andata?- chiese mio padre quando ebbi sistemato la cintura di sicurezza, sospirai pesantemente -non mi va di parlarne-. Lui annuì e partimmo.
Il viaggio verso casa fù silenzioso e ne fui sinceramente grata. Ero ancora infuriata ed ero certa che qualunque parola minimamente fuori posto mi avrebbe fatta sbottare un'altra volta.
Mi persi nei miei pensieri ed ebbi modo di riflettere.
Capivo le ragioni di Isadora, probabilmente avrei agito allo stesso modo se si fosse trattato di Luna.
Luna...
In quel momento il pensiero di mia moglie mi colpì come un pugno dritto in viso. Come avevo potuto scordarmi di lei? Isadora mi aveva baciata, le mie labbra avevano sfiorato quelle di qualcun'altro al di fuori della donna che amavo. Tutto d'un tratto mi sentii così sporca. Non ne capivo bene il motivo ma l'idea di aver lasciato che qualcun'altro mi baciasse mi fece venire la nausea.
Quando l'auto finalmente si fermò scesi velocemente e appoggiai la schiena alla portiera, tenendomi lo stomaco con una mano. -Ti senti bene?- mi domandò Tiago avvicinandosi, annuii in risposta cercando di rassicurarlo con un sorriso forzato. -Si, non preoccuparti- risposi, -andate dentro, io vi raggiungo subito- dissi con il tono più convincente che ero in grado di fingere.
Con mia grande sorpresa mio padre e Tiago mi credettero, entrarono in casa e non appena la porta si chiuse alle loro spalle caddi a terra in lacrime.
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Dreaming of my moon
RomanceAnita è una giovane ragazza normale, ha una famiglia un po' disastrata ma se la cava ed è innamorata pazzamente, sembra tutto perfetto... ma la perfezione non esiste.