Dopo che Tiago fu in grado di sciogliere l'abbraccio puntualizzai -sono io la gemella più carina- lui rise -hai ragione, ma se racconterai a qualcuno che l'ho detto negeró ogni cosa- risi e mi alzai.
Io e mio fratello passammo il pomeriggio a fare gli scemi, ascoltando la musica, ballando un po', pur essendo chiaramente due pessimi ballerini, e cantando a squarciagola.
Quando guardai fuori dalla finestra vidi che il sole cominciava ad avvicinarsi all'orizzonte, così decisi che era il momento di prepararsi.
Indossai il vestito nuovo e un paio di sandali con la zeppa, sistemai uno dei fiori del piccolo buquet tra i capelli e, dopo aver salutato Tiago dicendogli dove stavo andando, corsi alla spiaggia.
Ero davvero curiosa di scoprire chi fosse stato ad invitarmi, così cercai di fare il più in fretta possibile, determinata a non arrivare in ritardo.
Quando arrivai il sole appena sfiorava il punto in cui il mare toccava il cielo. Ero in tempo.
Mi piegai, posando le mani sulle ginocchia, e mi concessi un minuto per riprendere fiato, appuntandomi mentalmente di non correre mai più con i tacchi, e di non correre mai più in generale.
Tolsi le scarpe e infilai i piedi nella sabbia ancora calda per via del sole. Era la sensazione più bella del mondo.
-buon compleanno- disse una voce alle mie spalle, facendomi quasi cadere a terra per lo spavento. La voce mi sostenne e non fui così sfortunata da sbattere il sedere.
Quando mi voltai e vidi a chi apparteneva quella voce il mio cuore fece una capriola.
-Tua madre ti ha regalato un'altro vestito completamente diverso dal tuo stile?- annuii sorridente, provocando le risa di Isadora.
-Mi dispiace di non averti richiamata- lei scosse la testa e si incamminó lungo la spiaggia. -Non ti preoccupare, François mi ha tenuta aggiornata su come stessi- annuii, me lo sarei dovuta aspettare.
-Mi dispiace di averti evitata- mi fermai ad aspettarla mentre si toglieva le scarpe e infilava i piedi nella sabbia.
-Non ti preoccupare, non eri pronta, lo capisco, non avrei dovuto baciarti-.
Annuii. Non l'avrei contraddetta, aveva completamente ragione.
-Mi dispiace di non aver letto i tuoi messaggi- lei rise, -smetti di scusarti- mi fermai.
Isadora si voltò verso di me, qualche passo più avanti.
-Ma mi dispiace!- mi lamentai, raggiungendola. -E io ti perdono- si avvicinò lei, parecchio. Era così vicina che potei sentire il suo respiro sulle mie labbra quando parlò ancora. -se tu perdoni me- il suo tono di voce era basso, roco, come se stesse trattenendo i propri istinti.
Il mio cuore batteva più veloce che mai ed ero sicura che le mie guance fossero del colore dei pomodori maturi, ma iniziò ad importarmi solo quando Isadora fece un passo indietro.
-Avrei dovuto dirti la verità e accettare la tua reazione- parlò riprendendo a camminare al mio fianco, -ma ho avuto paura- aggiunse senza guardarmi.
-Lo capisco- risposi sorprendendola, -mi sono infuriata con te ma in realtà avrei reagito allo stesso modo, se ci fossi stata io al tuo posto-.
Isadora puntò gli occhi nei miei e mi sorrise, anche se un po' tristemente.
Mi sedetti a terra e posai le scarpe accanto a me, seguita da Isadora.
Guardammo il sole tramontare, l'una accanto all'altra, senza dire una parola. Quel momento era talmente perfetto che temevo di poterlo ridurre in polvere con un solo respiro.
-È passato così tanto tempo- sospirai mentre gli ultimi raggi di sole sparivano nel mare.
-Ho passato così tanto tempo a preoccuparmi solo di me stessa, di guarire le mie ferite- Isadora si voltò ed guardai la sabbia, incapace di sostenere il suo sguardo.
-Mi dispiace di essere stata così egoista- volsi il capo alle onde, ancora non così grandi da bagnarci i piedi, nel punto in cui la spiaggia su abbassava leggermente.
-Non sei stata egoista- Isadora posò la punta delle dita sulla mia guancia, dove asciugò una lacrima che non mi ero accorta di aver pianto. Mi sedetti più comoda, dando il profilo alle onde, e Isadora fece lo stesso, incuriosita dal mio movimento.
-Posso- esitai un secondo, insicura su ciò che stavo per fare. -Posso fare una cosa?- chiesi ancora, questa volta più sicura. -Puoi fare una cosa- rispose Isadora giocosa.
Mi avvicinai lentamente, lo sguardo che saettava dalle sue labbra ai suoi occhi. C'erano sempre state quelle pagliuzze argentate nei suoi occhi? Non aveva importanza.
Qualche centimetro separava ormai le nostre labbra quando Isadora sorrise ed azzerò la distanza che ancora c'era tra di noi.
Fu un bacio dolce, voluto, bisognoso ma non disperato come quello di un anno prima. Fu un bacio stupendo, pieno di amore e parole che non avevano bisogno di essere dette. Fu un bacio pieno di mancanza, per l'anno intero che ci avevo messo a capire che Isadora non aveva colpa ma aveva solo sofferto e affrettato i tempi, fu un bacio di comprensione e perdono, e lo amai alla follia.
Ci allontanammo un secondo soltanto per guardarci negli occhi. Isadora prese il mio viso tra le mani, infilando le dita tra i miei capelli e, facendo cadere il fiore rubato al bouquet, mi baciò ancora, ancora e ancora, finché entrambe non rimanemmo senza fiato.
Il mio telefono squillò e dovetti abbandonare il piacevole tocco di Isadora.
-Che vuoi Tiago?- risi rispondendo al telefono, -la cena è quasi pronta, mamma non voleva interrompere te e la tua ammiratrice quindi ha detto di invitare anche lei- sorrisi. -Hey Isadora- la chiamai, -vuoi cenare con noi?- lei annuì allegra e mi rivolsi un'altra volta a mio fratello,
-ha detto di si, ora arriviamo-. Salutai Tiago e mi avvicinai ad Isadora, -oggi è il mio compleanno...- sorrisi furba, facendola insospettire.
-Se ti dicessi che come regalo di compleanno vorrei un altro bacio?- lei cercò di non ridere, stando al gioco, -chi sono io per rifiutare?-. Isadora posò le mani sui miei fianchi e mi baciò ancora.
Ci servì qualche minuto per riuscire a separarci, ma quando alla fine ci riuscimmo uscimmo dalla spiaggia e, dopo aver infilato le scarpe, ci avviammo verso casa, mano nella mano.
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Dreaming of my moon
RomanceAnita è una giovane ragazza normale, ha una famiglia un po' disastrata ma se la cava ed è innamorata pazzamente, sembra tutto perfetto... ma la perfezione non esiste.