PARTE II-CAP 8

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La fuga di Isadora mi lasciò sconcertata, come aveva potuto lasciarmi lì così, come un pesce lesso? La sorpresa presto si trasformò in tristezza, la tristezza in delusione e la delusione in rabbia. Il passaggio fú molto più semplice di quanto sarebbe stato accettabile ma non mi importava.
Diceva di non volermi perdere e poi si comportava in quel modo, come una codarda. Ecco che cos'era, una codarda, niente più che questo.
Entrai in casa come una furia, senza curarmi di aver sbattuto la porta d'ingresso ed aver interrotto così la conversazione in salotto. Mia madre cercò di chiedermi cosa fosse successo e dove fosse Isadora ma la ignorai, troppo arrabbiata anche solo per prestare attenzione a ciò che avevo attorno, e mi rifugiai nella mia stanza. Mi gettai sul letto, ripensando agli avvenimenti a cui avevo appena assistito e preso parte. Come aveva potuto fuggire così? Codarda.
Presi il telefono, incapace di trattenermi, e cercai di chiamarla per sputarle in faccia tutto ciò che pensavo. Non rispose e mi infuriai ancora di più. Tiago bussò alla mia porta, probabilmente per tentare di ottenere una qualunque spiegazione, ma lo cacciai malamente. Era colpevole quanto lei dopotutto.
Posai il viso sul cuscino, sollevata di trovarmi finalmente sola, ma la pace durò poco, qualcuno si sedette sul letto accanto a me e posò una mano sulla mia spalla. Mi parlò con voce gentile, -Anita- chiamò mio padre, -Papà- risposi, ironica, appoggiando la schiena alla testiera del letto, in modo da poterlo guardare in viso. Lui cercò di rimanere serio ma si vedeva che era felice ogni volta che lo chiamavo in quei modo.
Non avevamo passato molto tempo insieme dopo l'incidente, ma da ciò che mamma e Tiago mi avevano raccontato eravamo sempre stati molto legati. Mi dispiaceva averlo dimenticato ma, a dire il vero, c'erano un mucchio di cose di cui mi pentivo.
-Che è successo briciola?- chiese con gentilezza. Penso che fù proprio la sua voce gentile, senza pretese, che, insieme alla pazienza che aveva mostrato fino a quel momento, mi convinse a confidarmi con lui.
-Mi mancano mia sorella, i miei amici, Luna...- sospirai, -io adoro Tiago, te e la mamma, davvero- cercai di giustificarmi -ma ti mancano lo stesso- concluse la frase per me ed annuii. Mio padre mi abbracciò, senza fare domande su quella donna che nominavo di tanto in tanto ma di cui in realtà non parlavo mai. Guardai il quadro che Tiago mi aveva regalato per il compleanno e sospirai ancora. -Quando mi sono svegliata ho perso ogni certezza che credevo di possedere, ho dimenticato ogni cosa, anche me stessa- sciolsi l'abbraccio e parlai, con una calma quasi spaventosa.
-Ora so che la mia famiglia mi ama e mi sostiene. Ho un migliore amico pazzo per cui stravedo e la persona che sono comincia a piacermi ma sento che mi manca qualcosa. C'è una parte di me che ancora mi manca, una parte di me che ancora non ho ritrovato e ho pensato potesse essere ciò che Isadora aveva da dirmi ma è fuggita senza una parola ed ora non risponde nemmeno alle mie chiamate, che cosa dovrei fare?- mio padre sorrise e la sua espressione compiaciuta quasi mi fece paura. -A che pensi?- chiesi, mentre lasciavo che si alzasse dal letto, -lo scoprirai presto, Briciola- mi baciò la fronte con fare protettivo, -non temere, si sistemerà tutto- rispose lasciandomi nel silenzio.
Che aveva intenzione di fare? Guardai la tela appesa sul muro, quella raffigurante me e Luna, -amore mio, che cosa dovrei fare?- chiesi al dipinto, affranta. Avevo bisogno della saggezza di mia moglie, avevo bisogno della mia vecchia vita. Sospirai ancora, perché quella vita non esisteva e saperlo faceva male, davvero tanto.
Una volta che fui in grado di ricompormi mi alzai dal letto e feci un respiro profondo. Scesi di sotto e mi scusai con mio fratello. -Ti chiedo scusa, non avrei dovuto cacciarti così prima, ero arrabbiata per la fuga di Isadora e mi sono sfogata su di te- lui annuì e mi sorrise, -siamo a posto sorellina, come ti senti dopo ciò che ti ha detto?- il sorriso sulle mio viso si spense.
-È scappata prima di raccontarmi tutto- mio fratello spalancò gli occhi sorpreso -sul serio?- annuii abbassando lo sguardo. -Non può comportarsi così- continuò Tiago, camminando avanti e indietro per la stanza, arrabbiato. Non risposi, lo sapevo e per questo non feci nulla per cercare di calmarlo.
Fù in quel momento che mio padre sbucó dalla cucina con in mano una tazza di caffè -se prendete una maglia e promettete di non ucciderla vi porto a parlare con lei- lo guardai con espressione confusa, e lui indicò le nostre facce. -Vi conosco bene, so che siete infuriati e perderete entrambi la pazienza, ma non mi va di vedere tutti i miei figli dietro le sbarre-. Guardai mio padre, poi Tiago e poi di nuovo papà, ridacchiando per le loro espressioni.
Io e Tiago mettemmo le scarpe, salutammo la mamma con un bacio sulla guancia e raggiungemmo mio padre in auto -sei pronta?- chiese papà, girando la chiave e mettendo in moto. -Sono pronta- risposi sicura, ma era la verità? Ero davvero pronta a sentire ciò che Isadora aveva da dirmi? Mi convinsi di esserlo e mi appoggiai al sedile.
Mio padre fermò la macchina di fronte ad una casetta piccola ma molto carina, -noi ti aspettiamo qui- disse Tiago dopo qualche istante, sorridendo incoraggiante -dille che è un'idiota- gli rivolsi un sorriso forzato e scesi.
Suonai al campanello con mani tremanti, e quando dopo qualche secondo mi ritrovai Isadora davanti non seppi cosa dire. Mi congelai sul posto, cercando di formulare una frase di senso compiuto. -Mio fratello ha detto che sei un'idiota- balbettai infine. Volevo sprofondare e mi schiaffeggiai mentalmente per la cavolata appena detta ma Isadora sorrise, la traccia di divertimento sul suo viso peró sparì presto, sostituita da un'espressione dispiaciuta. -Ha ragione, ma non è questo il motivo per cui sei qui- annuii lentamente e lei mi prese delicatamente per il braccio, facendomi entrare in casa mentre la guardavo, sempre più curiosa.

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