Madri

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La quinta casa era fredda e silenziosa.

"Mamma ha tenuto pulito tutto il palazzo" - disse Keith accendendo una lampada - "il letto è fatto, puoi dormirci tranquillo."

Leonidas si scrutò attorno, constatando come niente fosse cambiato, dopodiché si rivolse a Keith:

"Ringraziala tanto."

Keith sapeva che Leonidas non era mai stato uno di troppe parole, ma trovarlo così silente dopo non averlo visto per tre anni, lo aveva lasciato piuttosto spiazzato.

"Hai bisogno di qualcosa, fratellone?"

"No."

"Va bene..."

Non sapeva più che dire, eppure avrebbe voluto raccontargli così tante cose, ma non sembrava qualcuno desideroso di fare una conversazione.

"Sei cresciuto molto." - constatò Leonidas, che nonostante stesse mantenendo l'espressione impassibile che aveva avuto da quando si era presentato alla seconda casa alcuni minuti prima, pareva in qualche modo contento.

"Ho diciassette anni ora."

"Diciassette..." - sospirò Leonidas, come se solo in quel momento avesse realizzato quanto fosse stato lontano da casa.

"Immagino tu sia stanco, ti lascio riposare... buonanotte."

"Notte."

A quel punto Keith uscì dalla quinta casa, felice di aver rivisto Leonidas dopo così tanto tempo, ma al contempo un po' intristito da quell'atteggiamento laconico e distante; per un istante gli balenò in testa che forse, non tutto di lui fosse effettivamente tornato a casa.


***


"E' permesso?"

Un ragazzo dagli occhi smeraldo entrò nella quinta casa, e Leonidas gli venne in contro salutandolo:
"Miles... come stai?"

"Non mi posso lamentare." - rispose col solito sorriso sornione - "Spero di non averti svegliato... come sai non sono uno mattiniero, ma appena ho saputo che eri tornato sono corso da te."

"No sta tranquillo, sono sveglio già da un po'." - disse invitandolo ad accomodarsi.

"Hai di nuovo problemi di insonnia?" - chiese adagiandosi su un divanetto.

"Da quel giorno."

"Capisco."

"Come sta Melas?"

"Ah, guarda, è su di giri per il matrimonio..."

"Oh, quindi alla fine..."

"Già, ci sposiamo questa estate, e naturalmente tu sei invitato!"

"Cercherò di esserci."

"Ti fermerai molto?"

"Non lo so."

"Capisco... ah!" - e a quel punto prese il cellulare e lo mostrò all'amico - "Probabilmente non lo sai, ma dopo la guerra Tsuru ha messo al mondo una bellissima bambina, a cui io ho fatto da padrino: si chiama Karyu, ed è la figlia di Jun."

"Ma è meraviglioso..." - commentò abbozzando un sorriso.

"E' il mio angioletto, un peperino come il padre."

"Sono davvero felice per te, e anche per Tsuru, non deve essere stato facile per lei superare la perdita di Jun."

"Tutti qui abbiamo dovuto fare i conti con quel che abbiamo perso quel giorno..."

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