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JUSTIN

Lascio il sacchetto con i medicinali sul ripiano della cucina, dopodiché salgo le scale, diretto verso la mia stanza.
Mi chiudo la porta alle spalle con un tonfo secco e sospirando mi sfilo la giacca, poggiandola distrattamente su una sedia ormai sommersa da una quantità indefinita di maglie e jeans.
Ora che ci penso dovrei seriamente fare il bucato.
Peccato che non ne abbia la minima voglia.
Esausto mi siedo sul letto e, dopo aver preso la chitarra, mi sistemo meglio alla ricerca di una posizione comoda.
Strimpellando qualche accordo, ripenso a ciò che è successo in questo ultimo periodo, nel tentativo disperato di fare un po' di ordine in questa mente maledettamente incasinata.
Lo scorso mese sono arrivati i documenti che potrebbero porre fine a questo tormento una volta per tutte.
Ma mia madre non ha il coraggio di firmarli.
Il motivo veramente non riesco a comprenderlo.
Possibile che provi ancora qualcosa per lui? Dopo tutto quello che le ha fatto? Che ci ha fatto?
Non lo so. Più che altro non voglio crederci.
Le dovrò parlare nuovamente, con più calma, dovrò essere bravo a contenermi questa volta.
Non voglio rattristarla.
Abbiamo sofferto tutti abbastanza.
Metto da parte la chitarra e mi stendo sul letto, lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Tutta la mia attenzione si focalizza poi su ciò che è successo oggi pomeriggio.
Grace Butler.
Non saprei veramente come descriverla.
È un disastro, questo mi è parso evidente fin dalla prima volta in cui ci siamo visti - quando mi ha versato addosso la sua provetta - e ancora non ci conoscevamo formalmente.
I capelli biondo castani sempre raccolti in una coda alta, la figura minuta, l'espressione distratta, lo sguardo focalizzato su tutto e niente allo stesso tempo, il sorriso che increspa sempre le sue labbra sottili.
All'inizio non capivo nemmeno perché provassi l'istinto di allontanarmi da lei. E solo la sera della festa a casa di Eleanor ho capito quale potesse essere il problema. L'ho osservata mentre dormiva.
E si, so che suona molto una cosa da maniaco, ma non riuscivo a dormire e non avevo niente di meglio da fare.
Ho osservato a lungo il suo viso e tutto, dalla curva sottile del naso alle lentiggini sparse qua e là, mi ricordava la mia piccola Jenny. Entrambe così innocenti.
Ma lei me l'hanno portata via.
In quel momento ho sentito un forte dolore al petto, a stento riuscivo a trattenere le lacrime, sono corso in bagno. Mi sono guardato allo specchio e mi sono ripromesso che l'avrei evitata ad ogni costo. Non potevo permettermi di crollare di nuovo. Non adesso che mia madre ha bisogno di me.
L'ho voluta tenere lontana, e non mi sono accorto di starla facendo soffrire.
C'è stato bisogno di parlare con Alex per farmi aprire gli occhi.
Ero così concentrato su di me, che non ho considerato minimamente le ripercussioni che il mio atteggiamento aveva su di lei. Oggi l'ho incontrata, e ho capito di essere un idiota, con la i maiuscola.
Ma l'ho promesso a me stesso e soprattutto a lei che avrei rimesso le cose a posto, che mi sarei fatto perdonare per tutta l'indifferenza e la scontrosità che le ho riservato in questi mesi.
Con questo ultimo pensiero cado in un sonno profondo, con il suo debole sorriso ancora impresso nella mente e la sua voce che risuona nelle mie orecchie.
Anche se non so spiegarmi il perché.

GRACE

Sono passate due settimane dall'incontro al Roses e devo ammettere che in questi giorni ho cominciato a scoprire un lato di Justin che mai avrei pensato possedesse. Per la prima settimana è stato difficile un po' per tutti abituarsi a questa 'riconciliazione', se così possiamo definirla, ma poi tutto è diventato naturale, come se fossimo amici da sempre, il che è stato sorprendente da un certo punto di vista, dal momento che non avevo dato tanta fiducia alle sue parole.
Prima mi evitava in ogni modo possibile, ora invece risponde ai miei interventi durante le conversazioni del gruppo, ridacchia alle mie battute, durante le poche lezioni che abbiamo in comune si siede accanto a me o in ogni modo non fa più finta che non esista.
Ma più di tutto, adesso mi guarda negli occhi.
Non fugge più il mio sguardo come agli inizi della nostra strana conoscenza, quasi avesse paura di rispecchiarsi in esso, ma lo sostiene, oserei dire che a volte lo ricerca.
Insomma c'è stato un cambiamento da così a così, se capite cosa intendo, e la curiosità di sapere cosa Alex gli abbia detto per indurlo a tale trasformazione accresce sempre più in me. Quando l'ho chiamato l'altra volta, poco dopo aver incontrato Justin, si è limitato a ridacchiare dicendo "Discorsi fra ragazzi. Non impicciarti Apple".

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