C a p i t o l o q u a t t r o

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Il resto della settimana passó in un lampo e tutto nella sua solita e pesante monotonia. Sono stufa di tutta questa normalità ho sete di emozioni, ho bisogno di qualcosa di eccitante che mi faccia capire cosa significa sentirsi vivi. Ho continuato a pensare a quanto successo al locale e nonostante tutto ho dovuto schiaffeggiarmi mentalmente più volte per essere stata così stupida da lasciarmi andare per una fottuta carezza.
Purtroppo devo ammettere che il ragazzo è indubbiamente di bell'aspetto, ha un qualcosa che lo contraddistingue, un qualcosa che lo rende difficile da passare inosservato e non sto parlando solo della sua arroganza.
Ancora quel mio dannato sesto senso.
Ma il fatto che fosse così sicuro che sarei stata con lui solo perché era Harry Styles mi fa andare in bestia. Con quale coraggio pensi che basti battere una mano per far sì che qualcuno sia pronto a soddisfare tutto ciò che desideri?
Mi disgusta il pensiero che ci siano ragazze realmente disposte a concedersi solo per popolarità.
Più che disgusto si tratta di tristezza.
Nel corso della storia, donne si sono battute per raggiungere la parità di diritti e alcune di noi oggi cosa fanno? Gettano via il proprio pudore senza alcun ritegno, senza alcun rispetto per quelle vere donne del passato che hanno dato la loro vita per ciò in cui credevano. Che cosa triste.
E forse è per quello che ci reputa tutte uguali, senza alcuna distinzione. Nonostante questo però non riesco a tenere sotto controllo la rabbia che inizia a ribollire nuovamente in me.
Stupido idiota del cazzo.
Respiro profondamente mentre cerco di liberare la mente, consapevole della convenienza di smettere di rodersi il fegato per nulla, tanto non lo avrei più visto.
Una strana delusione si fa spazio in me al pensiero di non aver più l'occasione di tirargli ancora un pugno ben assestato o di vedere anche solo per due minuti quel ghigno sexy quanto fottutamente irritante. Scuoto velocemente il capo per scacciarne via i pensieri.
Sollevo lo sguardo per incontrare il cielo plumbeo.
Questa settimana è stata una schifezza, ha piovuto sempre ad eccezione di oggi e io e Gin ne abbiamo approfittato per andare a fare le ultime compere prima di partire.
L'agenzia ha chiamato lunedì per avvisarmi del mio incarico di lavoro, sarei andata in Irlanda e sarei tornata tra due settimane.
La partenza era segnata per domenica mattina, ma venerdì sera ricevetti un'altra chiamata.
Stavo ascoltando musica in camera mia mentre ballavo allegramente sulle note dei Nirvana quando suonó il cellulare.
"Pronto?" Risposi mandando giù l'ennesimo morso della mia mela.
"Signorina? Buona sera, siamo dell'agenzia.. Ci spiace avvisarla così a ridosso della data di partenza ma c'è stato un cambio di programma." La voce dall'altro capo del telefono fece una piccola pausa.
"Non va più in Irlanda ma negli Stati Uniti, a New York. È stata richiesta apposta per questo incarico, la macchina verrà a prenderla sempre domenica mattina alla stessa ora e la porterà in aeroporto" continuò la voce.
Rimasi un attimo senza parole quasi strizzandomi con il boccone ad assimilare attentamente tutte le nuove istruzioni mentre un piccolo sorriso mi increspò le labbra.
"Oh." Fu tutto ciò che riescì a dire.
New York. Cavolo, New York.
"Va ehm-bene, tutto chiaro. La ringrazio per avermi avvisata, e le auguro buona serata" risposi flebilmente dopo alcuni secondi.
"Altrettanto signorina, arrivederci" annunciò un ultima volta la voce per poi riattaccare.
Mi buttai sul letto, una domanda a soffocarmi la mente.
Chi poteva aver mai chiesto personalmente la mia presenza?
Ci pensai alcuni secondi, ma non mi venne in mente nulla di particolare.
Restai lì ad osservare con Smell Like A Teen Spirit in sottofondo, l'alto soffitto della mia camera costellato da numerosi aeroplanini di carta legati a sottili pezzi di spago.
Mi è sempre piaciuto dare sfogo alla mia creatività, in qualsiasi forma.
Mi piace esprimere i miei stati d'animo attraverso l'arte, penso che sia un modo per rendere più leggero questo mondo che sta lentamente cadendo a pezzi.
Un sorriso spuntò velocemente sulle mie labbra. Ma al diavolo! A chi importava chi mi avesse chiamato, andavo a New York!
È sempre stato il mio sogno.
La città che non dorme mai, la città dalle mille etnie dove puoi trovare le più svariate meraviglie. Arte pura.
Mi alzai di scatto dal letto con un sorriso da ebete stampato in volto e corsi in cucina dove incontrai la mia coinquilina intenta a scolare una pentola di pasta.
"Gin!" urai gettando le braccia in aria "mi ha chiamato l'agenzia, non vado più in Irlanda ma a New York!" Annunciai per poi correrle in contro.
Lei posò in fretta la pentola bollente per poi prendermi al volo "Marty il tuo sogno! Cazzo voglio venire anche io a New York" Disse mentre la riempivo di baci sulla guancia. Stavamo cadendo a terra, solamente la rossa a tenermi da sotto le cosce con ancora le presine in mano.
Mi staccai e la guardai negli occhi, la serietà nella mia voce "Qualcuno ha chiesto personalmente la mia presenza" le rivelai lasciando la fatidica domanda al suo intuito.
La ragazza capisce al volo e dal modo in cui si mordicchia l'interno guancia, uno dei tanti vizi che abbiamo in comune, capisco come sia assorta nei suoi pensieri.
"Magari è qualcuno che ha letto il tuo curriculum allora rimanendone sicuramente colpito, è andato personalmente all'agenzia" ipotizza picchiettandosi il mento con un dito. Non ci avevo pensato.
Dopo mezzo secondo mi risalta addosso "Ma sai che non ne ho idea! Ma che importa sarà una sorpresa, ora pensa solo che andrai a New York e che realizzerai il tuo sogno!" Urla gettandomi le braccia al collo per poi iniziare a saltellare.
"Già hai ragione, sarà una sorpresa.." Rispondo ancora sorridendo.

Little Surprises || h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora