C a p i t o l o u n o: Presentazioni.

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Sembra così irreale che un anno sia già volato via così, senza alcun preavviso.
Un anno da quando ho lasciato la mia famiglia.
Un anno da quando mi sono trasferita qui a Milano per seguire gli studi all'università di medicina.
Il fatto è che il tempo scorre veloce, troppo veloce. Non ci rendiamo neanche conto dell'incredibile velocità con cui viviamo, troppo presi dalle sensazioni che ne scaturiscono piuttosto che sullo scandire degli istanti che le compongono.
Ma la verità è che a volte anche un semplice secondo può imprimersi nella nostra memoria, a prescindere dai sentimenti percepiti in quell'intervallo di tempo ridotto.
Mi sembra così irreale, tutto che scorre via così velocemente da non rendersene nemmeno conto e invece stasera usciró a festeggiare la fine di questo primo anno.
"Ehi Martina, mi stai ascoltando?" Urla una voce,  prima che una chioma rosso fuoco compaia nel mio campo visivo risvegliandomi dai miei pensieri. Forse dovrei smetterla di perdermi a fantasticare sempre ed ovunque, forse dovrei smetterla di perdermi in una moltietudine di pensieri sconnessi ogni qual volta sposto lo sguardo da un'angolo all'altro. Forse dovrei, ma non posso.
La mia mente è qualcosa di imprevedibile ama viaggiare, sfidarmi a sviluppare pensieri sempre più ampi, forti.
Sposto lo sguardo sulla testa della mia migliore amica che spunta da uno dei camerini.
Ginevra la ragazza più forte, esuberante e meno delicata che abbia mai conosciuto.
Ci siamo conosciute all'università qualche mese fa e abbiamo avuto fin da subito quella grande intesa che sboccia rare volte, così all'improvviso. Non lo so sarà forse per i nostri caratteri alquanto simili o forse semplicemente qualcosa difficile da spiegare a parole.
Quando poi ci siamo ritrovate a condividere lo stesso appartamento quell'intesa si è trasformata in una grande amicizia, così intensa da sembrare impossibile visto che ci conosciamo da appena un anno.
"Scusa Gin mi ero persa nei miei pensieri.." rispondo velocemente accennando un piccolo sorriso.
"Sempre persa nel tuo mondo.." Sospira la ragazza oramai a conoscenza dei miei momenti di riflessione. Sollevo lo sguardo sull'ampia vetrata che circonda l'entrata per perdermi ad osservare come piccoli spiragli di luce colorino l'intero ambiente.
"Allora, cosa ne pensi?" Aggiunge subito dopo uscendo da uno dei camerini ravvivandosi i capelli.
Riporto lo sguardo sulla sua esile figura notando un'esuberante vestitino blu notte metterle in risalto le forme delicate.
Immagini confuse degli altri milioni di abiti che la ragazza ha provato per trovare quello perfetto per stasera mi invadono la mente, ma tra tutti quelli che ha indossato questo è decisamente il migliore, ha un non so che in più.
La verità è che l'ho invidiata dalla prima volta che l'ho vista.
Ho sempre desiderato quegli occhi verdi così intensi da ricordare le sfumature dei campi estivi punteggiati da quei soliti fiori dai colori sgargianti, per non parlare di quei capelli rossi come il fuoco. Si tratta di quel tipo di bellezza volta a togliere il fiato che non ha nulla a che fare con quella classica sfumatura che puoi trovare in chiunque, ma è quel particolare tipo che una volta visto ne rimani scosso ed è difficile da scordare. Ancora mi meraviglio al pensiero di come non possa avere un ragazzo, ma forse è perché qualcuno di così speciale merita qualcuno di altrettanto speciale in grado di capire fino in fondo la profondità del suo essere.
"Sei sempre la solita racchia" le rispondo con un lieve sbuffo divertito per poi avvicinarmi e scoccarle un occhiolino.
"Okay, ho capito prendo questo" Risponde sorridendo per poi sollevare teatralmente gli occhi e le braccia al cielo.
Faccio spallucce per poi riportare lo sguardo sulla vetrata così imponente da sembrare quasi inadatta ad un semplice negozio.
Faccio fatica a rimanere concentrata oggi, ho solo voglia di assaporare in silenzio tutto ciò che mi circonda.
La rossa si volta continuando a sorridere per poi rientrare nuovamente nel camerino.
Lascio ai miei occhi la possibilità di correre velocemente tutt'attorno e alla fine decido di andare anche io a dare un'occhiata in giro. Avviso velocemente la mia amica che in tutta risposta si limita a sventolare una mano fuori dalla tenda.
Vago tra i vari scaffali spostando lo sguardo in ogni angolo ogni qual volta macchie di colori sconnesse attirano la mia attenzione finché non intravedo un delicato vestitino rosa antico. Mi avvicino passando una mano sulla gonna leggera ma non appena noto il cartellino col prezzo, mi scosto bruscamente quasi mi avesse trasmesso una scarica elettrica e i miei occhi sgranano all'istante di fronte a quegli zeri troppo tondi e numerosi per i miei gusti. Mi allontano velocemente da lì e continuo a vagabondare tra tutto quello spazio, forse addirittura schiacciante.
Dopo alcuni minuti comincio a perdere quella forza motrice che solitamente impedisce di arrendersi: la speranza. Sono al corrente di avere gusti alquanto difficili ma non trovare neppure un vestito su due piani di negozio è certamente un qualcosa di preoccupante.
Se vogliamo essere sinceri però non è che non abbia trovato proprio nulla, il problema è che per permettermi certe cose avrei dovuto vendere il cuore oppure un rene e forse il brio della vita è superiore ad un piccolo pezzo di stoffa, no?
Sollevo gli occhi al cielo esasperata, sfortunatamente  uno dei miei tanti vizi e ritorno ai camerini dalla mia amica intenta a sistemarsi il foulard intorno lo scollo del cappottino verde.
"Non hai trovato nulla?" domanda sollevando lo sguardo per scrutarmi il volto mentre il labbro inferiore, stretto tra i denti, sembra nascondere le sue risate.  "Forza, ci pensa super Ginn!" urla tirandomi poi per un braccio.
La ragazza inizia a volare tra le varie corsie soffermandosi su ogni sorta di capo che sembra suscitare il suo interesse per poi avvicinarsi nuovamente e scaricarmi tra le braccia tutte le sue varie scoperte.
"Forza persona che ha bisogno del mio aiuto" annuncia sorridendo mentre solleva la tenda scarlatta del suo precedente camerino.
Avanzo senza fiatare mentre cerco di districare le braccia da quell'enorme ammasso di stoffa per poi sospirare di sollievo una volta fatta.
Molti riescono a concepire la moda come un qualcosa di vitale e rispetto questo loro interesse, però per il mio modo di essere risulta terribilmente difficile.
Inizio a provare capi alla rinfusa ma nessuno sembra farmi scorrere lungo la schiena quel brivido come quando ti senti a tuo agio con te stessa.
Nessuno sembra conciliarsi con il mio umore.
Sono a quasi metà del mucchio quando i miei occhi vengono catturati da un particolare  pezzo di stoffa.
Una leggero vestito bianco mi scivola lentamente fra le mani mentre lo sollevo per osservarlo meglio: due spalline leggere incorniciano il semplice top superiore in pizzo che continua poi ad allungarsi dando vita ad una leggiadra gonna ricamata.
Esco dalla tenda lisciando le ultime pieghe del tessuto mentre Gin mi osserva un momento, uno strano luccichio negli occhi.
"Bingo" Bisbiglia dopo alcuni secondi girandomi lentamente attorno per osservare meglio. Mi volto verso il lungo specchio verticale appeso alla parete e mi concentro sul mio riflesso senza sapere bene cosa pensare.
Sto quasi per aprire bocca, quando la rossa mi spinge nuovamente in camerino.
"Vai, non c'è nulla da aggiungere!" Urla spingendomi da dietro le spalle così forte da non rendersi nemmeno conto del mio piede impigliato nel tappeto che ricopre l'intero salone, facendoci volare a terra.
Lascio alla mia risata la possibilità di liberarsi in aria ignorando i tentativi della mia amica di rimettersi in piedi quando una anziana signora ci si apposta davanti, squadrandoci minuziosamente come se fossimo alcune di quelle esotiche specie di animali da circo.
La mia risata si fa ancora più forte quando la noto morire dalla voglia di comunicarci qualcosa di estremamente pungente ma alla fine si arrende allontanandosi con una scrollata del capo.
Lo sguardo della rossa si sposta istantaneamente su di me mentre le sue guance sfiorano la stessa tonalità della sua chioma per poi aggiungersi finalmente alla mia risata riempiendo tutto l'atrio.
                                    ***
Infilzo velocemente  l'ultimo raviolo mentre riordino il tavolo e lavo le ultime stoviglie sporche.
Butto uno sguardo all'orologio appeso al muro e decido di fare un bel bagno caldo mentre la rossa finisce di ripiegare la tovaglia.
Percorro il corridoio di quel piccolo appartamento forse dalle dimensioni non eccessive ma decisamente accogliente mentre, una volta in bagno, apro il rubinetto della vasca per lasciar scorrere l'acqua e vi rovescio un po' di bagnoschiuma cosí da creare della schiuma profumata.
Sbuffo annoiata alla consapevolezza di dover fare la ceretta alle gambe visto che a causa degli ultimi esami finali non ne ho mai avuto il tempo, così preparo tutto il necessario. Mi volto verso la vasca e richiudo l'acqua dopodichè mi libero rapidamente dei vestiti, assaporando finalmente la libertà della nudità, dell'assenza di vincoli.
Immergo prima un piede e poi l'altro lasciando scivolare lentamente il mio corpo nell'acqua fumante mentre chiudo gli occhi e rilasso i muscoli, l'unico rumore proviene dalle gocce d'acqua che cadono dal rubinetto.
Resto lí immersa, a godermi quel piccolo stato di quiete finchè un insistente bussare alla porta non mi risveglia bruscamente.
"Marty muoviti sono già le otto e mezza!"
Urla la mia coinquilina dall'altra parte della porta lasciandoci dei piccoli colpi.
Sbuffo irritata pur sapendo la sua ragione.
Mi insapono velocemente inspirando il dolce profumo di pesca del docciaschiuma, il mio preferito.
Massaggio poi delicatamente anche i miei capelli, il mio piccolo tesoro.
Non so spiegare il motivo preciso, ma ormai fanno parte di me quasi quanto il mio carattere. Forse perché cosí lunghi fino a solleticarmi la vita mi ricordano un po' tutti gli anni che sono già passati di questa mia vita o forse non importa la vera ragione, in ogni caso mi dà sicurezza il modo in cui riescono a farmi sentire a mio agio con me stessa, come se avessi qualcosa di diverso da raccontare. È stupido lo so, ma certe volte le sensazioni non hanno una spiegazione, bisogna solo lasciarle scorrere liberamente e assaporarle.
Finisco di risciacquare le ultime tracce di sapone per poi avvolgermi stretta in un asciugamano.
Brividi colorano la mia pelle quando i miei piedi vengono a contatto con il pavimento freddo.
Passo alla dannata ceretta trattenendo a stento le lacrime a causa del fastidio per poi passarmi le mani sulle gambe doloranti. Ma perché le donne devono subire tutto questo dolore per sentirsi apprezzate ma soprattutto in pace con loro stesse?
Accendo l'asciugacapelli cercando di scacciare via il dolore dai miei nervi e dopo alcuni minuti esco finalmente dal bagno ancora avvolta nell'asciugamano e tiro un sospiro di sollievo guardando l'ora.
Ho ancora del tempo.
Vado nella mia camera per indossare l'intimo pulito e l'acquisto di oggi per poi dirigermi in camera di Gin che trovo in piedi al centro della stanza, intenta a mettersi gli orecchini.
"Finalmente! Forza ragazza" annuncia afferrandomi per le spalle e posizionandomi a sedere davanti al suo mobile da toilette.
Non oppongo alcun tipo di resistenza sapendo la grande bravura della mia amica nell'usare il make-up, è il suo svago. Fino a pochi mesi fa non avevo mai pensato al trucco come ad una forma d'arte ad un modo per esprimere la propria personalità, ma Gin mi ha fatto ricredere.
Si nota subito quando qualcuno mette passione in ciò che realizza e quando osservo i movimenti della ragazza o il modo in cui assottiglia gli occhi quando qualcosa non la convince, riesco a percepire tutta la sua personalità fluire attraverso quei semplici strumenti simili a pennelli.
Non è poi cosí diverso no?
Forse è anche grazie a questo nostro interesse comune per l'arte se ci siamo intese subito, ognuno ha le sue forme di espressione che siano ad esempio per me, il disegno e la fotografia oppure per altri è la danza o ancora il canto. Chi siamo noi per stabilire le modalità che ognuno sceglie per mostrare il proprio essere?
Dopo neanche dieci minuti la ragazza sorride soddisfatta con ancora una matita incastrata tra i denti mentre mi scruta un ultima volta e io sollevo lo sguardo verso lo specchio.
I lunghi capelli corvini sono lasciati liberi sulle spalle, così selvaggi e ribelli.
Quei semplici ed insignificanti occhi blu sono messi in risalto da una sottile linea di eye-liner e un filo di mascara mentre le labbra sono colorate da una delicata matita color pesca.
Poi vedo la sua firma, il suo modo di distinguersi proprio lí, sulle palpebre dove la sottile striscia di eye-liner si ripiega verso l'interno seguendo la linea della palpebra.
Amo questo gesto, questa suo modo di far capire al mondo che lei c'è e poi l'effetto è stupefacente, enigmatico ed ipnotizzante allo stesso tempo.
Mi volto verso di lei senza fiato come al solito per poi abbracciarla e lasciarle un diabetico bacio sullo zigomo.
"Lo so lo so, ma vedi di non baciarmi che mi sporchi tutta" esclama in risposta sorridendo.
Ci stacchiamo ridacchiando e ognuna recupera le proprie scarpe prima di passare alla pochette e infilarci dentro il cellulare e tutto ciò che penso possa essere necessario.
Una volta a posto attraversiamo il piccolo corridoio per arrivare alla porta d'ingresso che la  rossa apre velocemente "Pronta?" mi domanda mentre un largo sorriso le si dipinge in volto.
Chiudo gli occhi e faccio un piccolo respiro prima di riaprirli e sorridere a mia volta.
"Forza andiamo ad assaporare un po' di libertà"

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