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Quanto è bello guardare il cielo stellato. Soprattutto dalla terrazza di camera mia. È una delle cose più rilassanti al mondo.
-Grazie, Dario- gridò mia madre dalla cucina.
-Che ha fatto?- chiese mio padre.
-Andiamo- disse mia madre- Secondo te chi è che lava sempre i piatti? Dario!-
Non so cosa si dissero dopo. Non volevo ascoltarli. Volevo ascoltare il mio io interiore. Aprii il mio canale telegram e feci una nota vocale. Come sempre, d'altronde.
Non capisco come settecento persone riescano ad ascoltare le mie paranoie... Sono solo pensieri inutili. Forse per loro sono utili. Forse non sono utili a nessuno. Non lo saprò mai. So solo che quella non sarebbe stata una giornata come le altre. Quella giornata ha cambiato il mio futuro.

Verso le nove di sera, i miei uscirono di casa. Mio fratello era a casa di un "amico". Ero solo a casa, con il mio cane aviatore. Solitamente vado a dormire alle dieci di sera, ma quella notte mi sentivo molto attivo. Alle dieci e trenta, mi venne fame. Non bastavano le lasagne al ragù, mi serviva altro. Andai alla dispensa. "Si è finito le pringles" dissi fra me e me, pensando a mio fratello. Non avevo niente da mangiare. Chiusi la dispensa, ma quando mi voltai vidi una figura femminile, sconosciuta, davanti a me.
-Chi sei?- dissi balbettando.
Nessuna risposta.
Non sapendo cosa fare, provai a minacciarla.
-Se non te ne vai da casa mia, chiamo la polizia!- dissi balbettando- Hai due possibilità: o vieni arrestata o... o non vieni arrestata- dissi un po' confuso.
Nessuna risposta.
Mi avvicinai il più veloce possibile al telefono. Provai a digitare il numero dei carabinieri, ma il mio telefono non si trovava più tra le mie mani. Mi guardai attorno e lo vidi. Era nelle mani di quella ragazza. Lo guardava come se non capisse cosa fosse. Provai a fare il gentile.
-Quello è un telefono- dissi in modo pseudo-sarcastico.
Dio, quanto mi odio quando sono gentile con gli sconosciuti.
La ragazza alzò lo sguardo verso di me, inclinò la testa verso sinistra e sgranò gli occhi.
-Non l'hai mai visto?- chiesi stupito.
La ragazza spostò lo sguardo sul telefono, e appoggiò le dita. Mi avvicinai lentamente.
Provai a fare il gentile, spiegandole come si usava.
Non so perché mi misi a parlarci, quando avrei dovuto chiamare la polizia, ma è stata una delle conversazioni più belle della mia vita.
-... e con questa app puoi chiamare le persone. Se non hai il loro numero di telefono, non puoi- dissi -capisci la mia lingua?- dissi vedendola confusa.
Lei mi fece cenno di aspettare. La situazione si fece sempre più strana. Si mise di fronte a me, appoggiò la sua mano sinistra sul mio collo e mi fece cenno di parlare.
-Cosa devo dire?- dissi più confuso che mai.
La ragazza appoggiò la sua mano destra sul suo collo.
-Parlami di te- disse la ragazza.
Sobbalzai dallo spavento. Non capivo se era una persona di strada con dei problemi mentali, o una persona che voleva derubarmi. Appoggiò nuovamente le sue mani.
-Sono Dario, e ho una sconosciuta in casa che mi tocca il collo- dissi in modo sarcastico
-Non sono una sconosciuta- disse sorridendo.
Poggiò la sua fronte contro la mia e iniziai a vedere delle cose strane. Davanti a me passarono immagini di posti in cui ero già stato, e c'era anche lei. Non ricordavo di averla vista. Poco dopo mi accorsi della cosa paranormale che stava accadendo. Mi staccai dalla sua fronte, anche perché era una situazione abbastanza strana.
-Che cosa sei?- chiesi spaventato.
-Solo perché non sono umana, non significa che sia per forza un oggetto- disse arrabbiata - Non capirò mai questo popolo...-
-Perché riesci a parlare senza il mio... collo?- chiesi avvicinandomi a lei.
-In quel modo ho letto la tua mente. Uno dei tuoi pensieri passati era l'alfabeto italiano- disse come se fosse una cosa normale.
Io ero ancora più confuso.
-Mi chiamo #J45Dt78H8Ü/tGs32Uh87/, ma puoi chiamarmi J!- disse allungando la mano.
Non ricambiai la stretta.
-Come sei scortese!- disse con il broncio - porta rispetto agli anziani-
-Avrai circa quattordici anni- dissi alzando leggermente la voce.
-In realtà ho 4.347.453.674 anni terrestri- disse sorridendo.
Dopo quell'affermazione mi misi a ridere.
-Cosa c'è?- disse offesa -Io li porto benissimo. Sai, nel mio pianeta sono invidiata. Laggiù ho 24 anni- disse facendomi l'occhiolino.
-Certo, e io ci credo- dissi in modo sarcastico -Tu sei un'extraterrestre che ha circa 4.000.000.000 di anni-
Credevo che le immagini che avevo visto davanti agli occhi fossero frutto della mia immaginazione.
-Perché, non potrei esserlo?- disse con tono arrabbiato
-Sai, non esistono- dissi sorridendo

La ragazza diventò rossa, letteralmente. Alzò lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano diventati giallo fosforescenti. Alzò la sua mano destra verso una finestra spalancata.
-CHE CAZZO TI SEMBRA QUESTO?- gridò. Dalla sua mano uscì una palla di fuoco, credo. Non ne sono sicuro. Non capivo molto, ma ero sicuro che quella ragazza non era umana.

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