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Passarono due giorni. Due giorni di ansia e preoccupazione nei confronti di J. Non sapevo dov'era, non sapevo con chi era, non sapevo se fosse ancora viva.

Un giorno mi arrivò un messaggio da parte Tonno.
Tonno: Dario, ti va di passare la serata insieme?
Dario: Perché?
Tonno: Come perché?! Perché siamo amici(?)
Dario: Dove vuoi andare?
Tonno: Stiamo a casa mia
Dario: A fare?
Tonno: Non saprei... una serata nerd?
Dario: Boh, ci sta dai. A che ora?
Tonno: Se vuoi, anche adesso
Dario: Tra dieci minuti sono lì.
Tonno: Ma se ci vogliono 5 minuti per arrivare
Dario: Devo cercare una cosa.
Tonno: ok...

Decisi di approfittare dell'occasione, per cercare J. Non so se avete mai visto le persone alla guida che giocano a Pokémon Go. Se vi è capitato, stavo guidando molto più lentamente rispetto a quelle persone.
Con scarsi risultati, salii a casa di Francesco.

-Ciao- dissi entrando.
-Hey- disse Tonno, come se fosse uno Yankee.
-Allora, a cosa vuoi giocare?-
-Adesso non saprei...- disse pensandoci su- Iniziamo a parlare di cose a caso, poi capiremo a cosa giocare- disse, facendomi cenno di sedermi.
-Ok, e di cosa vuoi parlare?- chiesi sedendomi.
-Non lo so... J come stai?-
-Un altro argomento?- chiesi sorridendo.
-Cos'è successo?- chiese Tonno, capendo che c'era qualcosa che non andava.
-Niente di che- dissi, cercando di farli capire che non era una cosa importante- Hai delle novità?-
-Dario, sei sicuro che vada tutto bene fra voi due?- chiese Tonno, cercando di togliermi le parole di bocca.
-Penso di sì-
-Dicendo "penso di sì", significa che tu sai che c'è qualcosa che non va-
-Cosa ti devo dire?- dissi in modo serio.
-Quello che succede fra voi due?- disse in modo sarcastico- Senti, non ti voglio mentire. Sappiamo che tu sei in un momento abbastanza complicato. Non sappiamo il motivo, ma io deduco sia per J. Non la conosco, non so se sia veramente Svizzera...- disse prima di essere interrotto da me.
-Svedese-
-Sì, svedese- disse turbato- So solo che tu hai bisogno di parlarne-
-Ma, perché? Non c'è niente!-
-Ricordi che ero in un momento difficile con Chiara? Ne ho parlato con voi e adesso...- disse prima di essere interrotto.
-E adesso sei single- dissi guardandomi le scarpe- Comunque, noi non stiamo insieme-
-È uguale, tu parlane- disse cercando di avere un contatto visivo con me- Se proprio non vuoi parlare con noi, prova con lei-
-Se la trovassi...- dissi a bassa voce.
-Non sai dove sia finita?- chiese sorpreso.
-Certo che no- dissi arrabbiato, sia con me stesso, che con lei- Stavamo parlando. Probabilmente ho detto qualcosa di sbagliato. Lei è uscita di casa. Sono due cazzo di giorni che la sto cercando, ma niente-
-Hai provato a chiedere a qualcuno?-
-Chi?- dissi- È scomparsa. Magari è tornata nel suo pianeta-
-Nel suo pianeta?-
-Sì, lei chiama così la Svezia- dissi mentendo.
Capii che più parlavo, più davo informazioni sul conto di J. Decisi di andarmene.

Durante il tragitto in macchina, decisi di fare una nota vocale su telegram. Nonostante tenessi uno spazio dedicato ai Podcast, Telegram rimarrà sempre la mia piccola isola, dove scappo quando ho bisogno di dire la mia. Iniziai a parlare della leggerezza che si dà a certe parole.

Entrai in camera mia, e mi venne subito in mente di inviare un messaggio a Tonno: "Scusa". Diretto, senza spiegazioni. Lui lo visualizzò, senza rispondere.
Mi sdraiai nel letto, dopo essermi messo il pigiama. Mi addormentai immediatamente, però con il sonno leggero.
Durante la notte, sognai una sagoma nera che ticchettava le sue dita su un vaso di vetro. Il suono si faceva sempre più forte, ma la sagoma si allontanava sempre di più. Mi svegliai di colpo. Nel muro di fronte a me, verso destra, vidi una sagoma nera ticchettare le sue dita contro la portafinestra. Era intenta a svegliarmi. Mi avvicinai lentamente. Spostai le tende. Senza guardare, aprii la porta. La sagoma entrò e si voltò verso di me. Senza dire una parola, andai nella terrazza, guardai in basso e rientrai in camera.
-Come hai fatto a salire?- le chiesi.
-Non sai di cosa sono capace- rispose J, guardando in basso.
-Cos'hai lì?- le chiesi indicando il foglio che teneva fra la sue mani.
-Mi devi aiutare- disse aprendo il foglio- Devi aiutarmi a decifrare questa lingua-
-Non sono bravo nelle lingue-
-Sapresti dirmi se questa è una lingua terrestre?- chiese porgendomi il foglio.
Presi il mio telefono dalla scrivania e aprii l'applicazione di Google Traduttore.
Il foglio diceva:
"Flytning frem i ti år finder du løsningen.
Går tilbage op til to tusinde nitten,
vil du græde for skuffelse."

Feci una foto al foglio.
-Ecco- dissi mostrandole la traduzione.
-Ci vorrebbe anche a Rübbhe- disse riferendosi all'app.
-È danese-
-Dove si parla questa lingua?-
-In Danimarca-
-È lontana da qui?-
-Ci vogliono circa 15 ore in macchina- dissi ridendo- Se non c'è traffico-
-Cosa significa in italiano?-
-Cosa?-
-Questa scrittura in Danese, genio- disse in modo sarcastico.
-"Andando avanti per dieci anni troverai la soluzione. Torna a duemila diciannove piangi per la delusione."- dissi leggendo.
-"torna a duemila diciannove". Questa cosa non conosce l'italiano- disse ridendo.
-Lo parli da due mesi, non crederti una pro- dissi roteando gli occhi.
-Comunque, perché si dovrebbe piangere per il duemila diciannove?-
-Chi ti ha inviato questo foglio?-
-L'ho trovato a casa di...- disse per poi interrompersi- Il postino!-
-Cosa c'entra il postino?- chiesi ridendo.
-I postini nascondono sempre tutto- disse- Mai fidarsi di un postino!- disse scuotendo la testa, con gli occhi socchiusi.
-Sii seria- le dissi- Ascolta, se questo foglio viene dalla Danimarca, bisogna andare in Danimarca-
-Sei fatto?-
-Perché?-
-Hai detto che ci vogliono 15 ore in macchina-
-Prendiamo un aereo?-
-Se salgo su un aereo, mi fondo-
-Davvero?- chiesi sorpreso- Se sei arrivata qui con una navicella, come fa un aereo a fonderti?-
-Semplice- disse- Il materiale con cui l'aereo è stato costruito, è diverso. È come un'allergia- disse sorridendo- Comunque, non si chiamano navicelle-
-Davvero? Come si chiamano?- chiesi curioso.
-Byrgf-
-Nella tua lingua?- chiesi in modo retorico.
-No, in tutte le lingue di questa galassia, eccetto la vostra- disse uscendo dalla stanza.
-Dove vai?-
-Hai detto che bisogna andare in Danimarca-
-Quindi si va adesso?- dissi confuso, prendendo il mio telefono.

Salimmo in macchina.
Non so come riuscimmo a riparlare subito, senza alcun problema. Nonostante questo, lei tirò fuori l'argomento.

-Dario- disse J- Anzi no, niente- disse giocando con i pollici.
-Adesso sono curioso-
-Ti volevo chiedere scusa, però in questa macchina faccio solo questo. Lascia perdere-
-Allora questo sarà il posto delle scuse- dissi guardandola.
-Allora passeremo molto tempo in macchina- disse voltandosi verso di me-
-Ti chiedo anche io scusa-
-No, non dovevo andarmene di casa. È solo che...- disse pensando a come formulare la frase.
-Cosa?-
-Mi ero arrabbiata. Tu sai che quando provo le emozioni "principali", ne assumo il colore...-
-Sì, me lo avevi detto- dissi guardando la strada.
-Quando mi arrabbio è diverso-
-Ti ho già vista arrabbiata. Quando mi avevi spaccato l'appartamento-
-Quel giorno non ero veramente arrabbiata. Quando mi arrabbio, faccio cose orribili. Non puoi neanche immaginartele...-
-Dai, adesso lo voglio sapere- dissi sorridendo.
-Va bene- disse sistemandosi- Hai sentito che al telegiornale hanno parlato di un'uccisione di massa verso gli animali?-
-Sì, ho sentito- dissi mentre ci pensavo su- Sei stata tu?- chiesi spaventato.
-Se non fai parte delle forze dell'ordine, sì. Sono stata io- disse a testa bassa.
-Wow- dissi sottovoce- Ma tu non eri quella animalista?-
-Sinceramente, odio gli animali- disse imbarazzata.
-Dove sei finita in questi giorni?- le chiesi, cambiando discorso.
-Ero a casa di Frank-
-Cosa?- chiesi confuso.
-Poi ti racconto- disse -Comunque, si dice "ti devo dire scusa"-
-No, si dice "ti devo chiedere scusa"-
-Tu vai da una persona e gli dici "Scusa?"- disse con un sorrisetto soddisfatto.
-Anche tu hai sbagliato-
-Sbagliando s'impara- disse annuendo con la testa.
-Sterzando s'impala- dissi sottovoce.
-Potrei anche finire contro un camion, che ne sai- disse alzando le spalle.

Il tragitto fu molto lungo. Non so perché stavamo andando in Danimarca. Certo, per quel foglio, ma durante il viaggio pensai "in Danimarca ci sono troppe città, come facciamo a sapere qual è quella giusta?". Non volevo deludere J, quindi stetti zitto.

-Aspetta!- gridò.
Io inchiodai dalla paura, per fortuna senza procurare nessun incidente.
-Ma sei cogliona?- le gridai.
-Esci alla prossima uscita- disse.
-Cosa? Mancano ancora dieci chilometri per arrivare a Esbjerg-
-Bisogna uscire a Åbenrå- disse indicando il cartello.
-Sei sicura?- le chiesi, mentre sostavo nella zona destinata agli SOS.
-Sì- disse- Sento un'odore familiare- disse sottovoce.
-Sei un cane da tartufo?- dissi sorridendo.
-Mi hai dato del cane?-

Arrivati nella città mancavano pochi minuti alla mezzanotte. Solo in quel momento mi resi conto che era il 31 Dicembre.

-Ma è l'ultimo dell'anno!- dissi a J, mentre camminavamo in una piazza.
-Certo- disse senza ascoltarmi. Era impegnata e trovare l'origine dell'odore.

Finimmo in un vicolo, dove non c'era nessuno. D'un tratto una figura arrivò.
Sentivo dalla piazza la folla che faceva il conto alla rovescia. J si stava avvicinando sempre di più alla figura. Questa sagoma mi ricordava molto quella del sogno che avevo fatto. I due erano sempre più vicini.
-3, 2, 1- sentii dalla folla. Mentre davanti a me sentii uno sparo.

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