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Molte volte mi chiedo cosa sarebbe accaduto se non avessi mai incontrato J, o cosa sarebbe accaduto se quel giorno avessi chiamato i carabinieri o l'avessi cacciata di casa.
Molte volte ripenso alla fine del 2018. Quell'ultimo dell'anno fu pazzesco. Spaventoso, triste, felice e gioioso allo stesso tempo. Piano piano ci arriveremo.

Non so se ricordate, ma vi avevo detto che J mi mostrò delle immagini dove eravamo presenti. Tra Santo Stefano e l'ultimo dell'anno, non ricordo con precisione quale giorno, mi decisi a chiederle delle spiegazioni.

-E poi, arrivò un tizio. Aveva la barba lunga lunga, dei vestiti Rossi e un sacco pieno- disse J, entrando nell'ascensore del mio palazzo- Mi disse "hai fatto la bimba cattiva"-
-E tu cosa hai fatto?- chiesi ridendo.
-Sono scappata via. Terrorizzata- disse spalancando gli occhi- Avevo visto una scena simile in una pubblicità che mi comparve all'improvviso su Google. Nella pubblicità c'erano persone nude...-
-Va bene- dissi imbarazzato- Ti posso chiedere una cosa?-
-Anche due-
-Ricordi che mi hai mostrato delle immagini?-
-Intendi le immagini dove ti mostro che ci conoscevamo già?-
-Esatto- dissi sfregando le mani- Perché non ti ricordo?-
-Perché non ci siamo mai parlati- disse alzando le spalle.
-Allora, come fai a dire che ci conoscevamo?-
-Io ti conoscevo già-
-Come?- chiesi in modo retorico.
-Certo, sono stata la tua stalker per più di mezzo anno- disse tranquillamente.
-Come, scusa?- chiesi alzando la voce.
-Perché ti stai arrabbiando?-
-Come "perché"?- chiesi ancora più arrabbiato. Bloccai l'ascensore.
-Perché l'hai fermato?-
-Adesso dobbiamo parlare- dissi cercando di calmarmi- Sai che è illegale?-
-Davvero? Se nessuno mi dice le vostre leggi...-
-J, hai invaso la mia privacy- dissi dopo essermi calmato- Perché?-
-Non ti ricordi...- disse poggiandosi allo specchio- Ero in gelateria. Non conoscevo la vostra lingua. Avevo fame, ma ero in difficoltà. Non so perché, forse ci volevi provare con me, però mi hai dato il tuo gelato- disse sorridendo.
-Punto uno: perché dovrei provarci con te?-
-Perché sono una gnocca-
-Punto due- dissi socchiudendo gli occhi- Ti avevo chiesto di reggermi il gelato, perché dovevo mettermi il giaccone- dissi ricordandomi della scena.
-Ah- disse imbarazzata- Però avevo ragione, sei quello giusto!-
-Adesso che mi viene in mente, tu mi avevi detto che eri finita per caso in casa mia...-
-Forse ho mentito- disse cercando di allontanarsi da me.
-Ricapitolando: tu sei una bugiarda che entra nelle case altrui-
-Più o meno... Toglierei il "bugiarda"- disse gesticolando.
-J, adesso dimmi perché io- dissi avvicinandomi a lei.
-Non sei pronto- disse sottovoce.
-Dimmelo-
-Non sei pronto- disse alzando un po' la voce.
-Andiamo dimmelo-
-Ti ho detto che non sei ancora pronto- disse frustrata, riattivando l'ascensore.
-Dai, dimmelo- dissi alzando leggermente la voce.
-NON SEI PRONTO!- gridò J, quando le porte dell'ascensore erano aperte.

Davanti ad esso c'era la signora Marconi, settantenne, che assistette alla scena.
-Tutto bene, Dario?- chiese la signora, conoscendomi da quando avevo dieci anni.
-Sì- disse J- Stavamo parlando dei nostri rapporti sessuali-
La Marconi non mi guarda più come prima.
Adesso mi guarda come se fossi Johnny Sins.

-Mamma, sono a casa- dissi aprendo la porta principale.
-Ciao J- disse mia madre salutandola.
-Esito anche io, eh- dissi roteando gli occhi.
-Sta bene?- chiese mia madre a J.
-Sì- disse J- Forse è stanco...-
-J, vuoi rimanere qui sta notte?- le chiese mia madre.
-J, va in bagno- le dissi, guardando mia madre.
-Non devo fare niente- disse J, confusa.
-J, in bagno- dissi guardandola negli occhi.

-Dario, non è mica un cane- disse mia madre.
-Mamma, che stai facendo?-
-Ti sto aiutando a fare centro!- disse tirandomi delle gomitate leggere.
-Cioè?-
-Se tu non riesci a provarci con le ragazze, ti aiuta tua madre-
-Mamma, è una mia amica-
-Certo...- disse- Anche "Eleonoro" è un amico di tuo fratello-
-Ele... cosa?-
-È come ha salvato la sua ragazza sul telefono-
-Tu guardi i nostri telefoni?-
-Senti, io ti aiuto a provarci- disse mia madre, sistemando un cuscino- Comunque, so che dorme nel tuo armadio. Almeno per questa notte falla dormire nel letto-
-Quale letto?-
-Dormite insieme-
-MAMMA!- gridai.
-Cosa? Non è mica un'aliena- disse. Iniziai a ridere, senza che lei capisse.

Quella notte mi toccò dormire accanto a J. Mi toccò dormire in un letto da una piazza e mezza, con un'aliena blu alta 1.70 m. Non è una cosa da tutte le notti.

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