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Erano le otto del mattino. I miei erano a lavoro.
Quando mi svegliai pensavo che fosse tutto un sogno. Infatti, aprii l'armadio e, al suo interno, non c'era anima viva. Dalla cucina sentii un odore strano. Sembrava una foglia bruciata. Andai a vedere.
-J...?- dissi titubante.
-Quanto dormi, Dario?- disse sorpresa- Ti ho preparato il pranzo mattutino!- disse porgendomi un piatto di piante.
-Pranzo mattutino?- dissi grattandomi la nuca.
-Sì! Non mangiate la mattina?- chiese pensando di aver sbagliato.
-No, si mangia. Ma cos'è un pranzo mattutino?- le chiesi, confuso.
-Il pranzo mattutino serve per avere le energie giuste per la giornata. C'è anche il pranzo pomeridiano e il pranzo serale- disse poggiando il piatto sul tavolo.
Feci cenno di aver capito.
-E... cos'è?- le chiesi indicando il piatto.
-Sono alghe, cactus, foglie di palma e erba del tuo vicino di casa- disse sorridendo.
Sono rimasto per qualche minuto a fissare il piatto, quando decisi di assaggiarlo. Era immangiabile, ma ho dovuto finirlo.
-Tu non ne vuoi un po'?- chiesi speranzoso di un "Sì".
-Io ho già mangiato- disse felice del suo piatto.
Dopo aver finito quella cosa, lei prese il piatto e lo pulì.
-J, sai dirmi che ore sono?-
-Terrestri?- chiese.
-Certo- dissi ridendo.
-Sono le 8 ore, 43 minuti, 21 secondi, 7 millisecondi, 5 microsecondi e 9 nanosecondi- disse sorridendo.
-Quindi sono le otto meno un quarto- dissi, cercando di farle capire che tutti quei numeri erano inutili.
-Se vuoi far parte del gruppo di chi approssima tutto, sì- disse finendo di lavare i piatti.

-Sono tornato- disse mio fratello.
Merda, mi ero dimenticato di lui.
-Lei chi è?- disse spaventato, per poi passare ad uno sguardo perverso.
-È una mia amica- dissi mordendomi il labbro inferiore.
-Un'amica... Certo- disse
-Signore- disse J- Non so cosa pensa della mia presenza, ma le assicuro che Dario non farà mai parte della mia lista- disse asciugando un bicchiere.
-Lista?- chiedemmo, io e mio fratello, all'unisono.
-La lista delle persone con cui potrei mettermi insieme- disse J chiudendo l'acqua.
-Ok, io vado in camera mia- disse mio fratello- Voi, fate pure le vostre liste- disse confuso.

J se ne andò in camera mia. Non capii.
-Dove vai?- chiesi seguendola.
-Questa scatola continua a suonare- disse prendendo il mio telefono- Non ce la faccio più- disse alzandolo.
-FERMA!- dissi prendendo il telefono- basta abbassare questa linea-
-Chi è Space Valley?- chiese alzando la mano dove era posto il telefono.
-Cosa?- dissi girando il telefono verso di me- Cazzo, le riprese!- dissi.
J non capiva.
-Devo andare a lavoro- dissi.
-Io che faccio?- mi chiese sedendosi sul letto.
-Tu... Ok, vieni con me- dissi prendendo i vestiti dall'armadio.

Dopo essermi vestito come una furia, salii in macchina.
-Metti la cintura- le dissi indicandola.
-Sai perché nel mio pianeta le cinture non esistono?- disse mettendosela- Perché le persone sono prudenti, e soprattutto ci tengono a non andare in prigione! E a non morire...-
-Va bene- dissi roteando gli occhi.

Aprii il gruppo con i miei colleghi:
Dario: Rega, va bene se una mia amica viene alle riprese?
Nels: Eheh, hai fatto centro
Cesu: Va bene, porcellino

-Quando si guida bisogna guardare la strada- disse preoccupata.
-Senti, guido da cinque anni. So come si fa- dissi sicuro di me.
-È rosso- disse con aria tranquilla.
-Cosa?- dissi, per poi inchiodare. Era rosso.
-Gli "extraterrestri" ne sanno una più di voi- disse sorridendo- Si dice sempre per prendervi in giro. Siamo anche un po' cattivi- disse facendomi l'occhiolino.

Mentre ero nella tangenziale, pensai alla colazione.
-Tu hai detto che il tuo pianeta è rispettoso della natura- dissi, ricevendo un cenno di affermazione -Allora, perché mangiate le piante? Fanno parte della cosa che venerate- dissi credendo di averla imbrogliata.
-Per avere la Dea più vicino a noi. È lei che ci offre il meglio per vivere- disse voltandosi verso di me- infatti, se non rispetti le 54 leggi naturali, non riceverai cibo- disse sorridendo.
-Che cosa crudele- dissi, con aria leggermente spaventata.
-Non è crudeltà, è solamente una forma di vita rigida- disse guardando il traffico.
-Quindi, tu che ti vanti del tuo pianeta Bio, hai torto- dissi sorridendo- non è perfetto, come mi fai credere-
-Non ho mai detto che è perfetto- disse- Ogni cosa ha il suo lato negativo è positivo-
-Con te è impossibile fare battute- dissi con il broncio.
-Giusto per curiosità- disse J, cambiando discorso- in che punto dell'Italia siamo?-
-Bologna- dissi fiero della mia città- Perché?-
-Come ho detto, "giusto per curiosità"- disse in modo scontroso.

Restammo zitti per tutto il tragitto. Arrivammo finalmente allo studio.
-Allora- dissi prima di farla entrare- Se ti fanno domande personali, tu guardami e leggi quello che dico dentro di me- dissi, guardandola dritta negli occhi.
-Semmai, "ascolta quello che dico dentro di me"- disse correggendomi.
-Va bene, "ascolta". Hai capito?- chiesi in modo serio.
-Certo- disse roteando gli occhi.

Solo adesso mi rendo conto della sua reazione: non la lasciavo libera. La tenevo sempre in delle catene immaginarie. Povera J. Forse è accaduto tutto questo per colpa mia. È colpa mia se è andata a finire così. Lo so.

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