cromo

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Siamo d'accordo. Casa mia non è casa tua. Cerchiamo almeno una ragione apparente per non dover chiedere altro. Non chiediamo altro. Andiamo in strada.  Penso di avere fumato troppo. Va bene. Toglietemi pure il saluto. Non me ne frega un cazzo. Va bene così. Battiamo cassa. Non mi importa. Va bene così. Siamo fuori di testa ma va bene così. Accarezzo il cromo del revolver. Sento le pulsazioni. Vediamo dove andiamo a finire.  Non ho paura adesso. La luna si specchia sul lungomare.  Il rumore dell'acqua sovrasta il resto. Osservo i palazzotti disossati che sovrastano il cielo. La luce radente di Ostia.  Così va bene. Così ci siamo. Tanto va bene. Tanto va bene. Qualche spaccino.  Qualche figura. Poco altro intorno. Stringo l'aria. In lontananza tira una sirena. Ma si allontana. Aspetto il silenzio che si avvicina. Schiocco le dita. In fondo in questo film, ci siamo solo noi vero. Consideriamo i pro e i contro. Abbiamo consacrato i nostri idoli a una strana fortuna.Sono stanco di pentirmi dei miei desideri.

- Entriamo? - dico e non so cosa altro dire. In fondo dopo questo niente sarà più uguale.

- Entriamo certo sei pronto? - risponde Roberto. 

- Sono pronto. Ra ta ta ta. Andiamo Roberto.

- Non sono capace ad aspettare. Andiamo Andiamo.

Sarà solo una nottata come le altre. Solo che l'oro brilla sempre. Core al core. Andiamo frà era quello che sognavamo da pischelli. Andiamo. Vojo restà co'tte sinnò me moro....almeno racconteremo che ci siamo divertiti. Entriamo nella tabaccheria. Subito metto l'arma in bocca al titolare. Che apre gli occhi e pensa che stanotte non dormirà.

- Forza non dire niente sennò ti foro la lingua. Pensa a muovere le mani e dacci l'incasso.

Mi piace guardare i suoi occhi , non se lo aspettava proprio. In fondo non credeva che sarebbe stato così brutto subire una rapina. Roberto è troppo giovane per dire qualcosa. Non credeva che il denaro profumasse di merda. Fuori dalla finestra tutto scorre e passa. Il titolare muove le mani, rapido, come un automa. Riempie di pezzi da cento il sacchetto bianco che gli metto davanti. Un fruscio falso, accattivante. Guardo che non faccia mosse strane. Ci tengo che non faccia sciocchezze. Sento che mi ritorna a gola quello che ho mangiato. Ho aura anche io. Ma non posso dirlo a nessuno. 

– Bravo capò. Mi piace che hai capito. Che non hai fatto cazzate. Non ne vale la pena credimi. In fondo va bene così. - 

Sorride e non dice altro. Pensa che fra poco sarà tutto finito. E noi saremo già lontanissimi.

In fondo capisco di non avere altra possibilità, sono in questa posizione. Solo ora mi chiedo se  possa entrare qualcuno. Ma nessuno si avvicina, fuori c'è Fabrizio, che ci aspetta in fissa. Sarà fuori di testa, lì rinchiuso in macchina a fare il palo. Fabrizio è un ragazzo. Sarà meglio muoversi. Il tabaccaio mi osserva in un modo strano. Troppo strano. Fossi un pò meno scemo, mi farei qualche domanda in più. Invece non capisco, continuo a premergli la pistola in bocca, come se fosse una cosa naturale. Ma non credevo che sarebbe successo. Non immagina chi siamo. Che possiamo fare. 

Tira anche lui fuori un'arma e preme. Mi prende di striscio. Il suo colpo mi ferisce lungo il fianco. Sento il dolore premere e salire rapido fino al cuore. Un dolore sul dolore.  Anche stanotte non dormirò. Io lo colpisco con il calcio del revolver sulla testa e lui cade a terra. Sacco floscio. Lo vedo esaurirsi. Non starà freddo in una cassa. Si rialzerà.

Mi ha preso di striscio. Vedo appannarsi tutto di fronte a me.

Roberto mi guarda come se mi avesse colpito un alieno. Il sangue esce piano e non riesco a credere all'intensità della notte. Sento come fa. Mi sento andare giù piano.

Sento che non riesco a camminare. 

Sento l'odore acre, intenso della notte.

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