forte

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Saremo sei a sparare al poligono di tiro. L'odore acre del chiuso ci travolge. Sono stufo di questa situazione. Sto cercando di stare calmo. Cerchiamo di centrare le nostre sagome con le pistole. Abbiamo le cuffie. Non sentiamo altro. In fondo non ci rimane altro che questo. Spariamo alle nostre sagome e non sappiamo ancora per quanto ne avremo. Mi giro e osservo gli altri. Mi dico che in fondo non sono tanto diversi da  me. Vedo Mario. Mi sembra il più agguerrito. Il più cattivo. Lui centra la testa ogni volta e lo vedo meno propenso a sbagliare. E' il più attento. Il più freddo. Perché mi stanco così facilmente. Siamo stanchi abbiamo il dovere di sparare non avrei voglia di riposare. Mio fratello mi osserva. Sembra prendermi per il culo come sempre. Non capisce molto mio fratello. Gli piace prendermi gioco di me. In fondo va bene anche così. Un odore di fumo di incenso. Sì sembra incenso. un odore forte intenso. Mi giro vedo la cassiera del bar. Non mi rappresenta questa gente. Non so che cosa voglia da me. Qui è cambiato tutto e io mi sento fuori posto. Mi sento fuori fase. Sento che piano piano mi sto allontanando da tutto questo. 

- Cosa hai - dico a mio fratello.

- Non ho niente. Mi sembra di essere strano. Non ho voglia di dire nulla. In fondo cosa possiamo fare domani. 

- Possiamo fare quello che possiamo fare. Vedi di fare discorsi normali, per favore. Ci manchi solo tu.

- Tu sei stanco. Ti vedo. Rilassati un attimo prendi una cosa al bar. Dammi retta. Non stare solo qui. 

Vado al bar. C'è il vecchio pescatore, Armando, quello che mi ha dato il pesce. Adesso ha un ghigno curvo. Non so come guardarlo. Lo vedo, ha gli occhi affogati nei pensieri. Gli dico se domani mi viene a vedere alla corsa delle machine. Mi dice, forse. Mi dice che forse ha qualcosa di meglio da fare. In fondo anche a lui interessa il giusto di quello che combinano gli altri. E a me quanto interessa degli altri se sono qui in questa scatola cercando le parole giuste per non finire da una parte. Mi dice che sono il solito esagerato, il pescatore. Che va bene così. In fondo devo smettere di dire sempre le solite sciocchezze. Di commiserarmi. Mi dice che li conosce i tipi come me. Penso di avere bevuto abbastanza. Comincio a sentire una leggera devastazione negli occhi e nell'anima. Non credevo che avrebbe avuto un sapore così dolce, la tristezza. Comincio a innamorarmi della tristezza.  Vorrei scoparmela.

Rivedo Daniela. E' bellissima. E' vestita di nero e ride in modo sguaiato. Io in questo momento sono fragile. E' venuta a vedere qualcun altro. Forse Roberto. Non avrei detto. Roberto mi ignora, dopo il colpo fallito. E' strano, c'è qualcosa che mi sfugge. Qualcosa che non riesco a capire. Non riesco ad andare oltre la fragilità delle apparenze. Ad andare oltre ciò che sono veramente. In fondo. Vedo questi ragazzi e penso che in fondo non avrei modo di pensare altro che questo. Daniela mi si avvicina. E' molto dolce, mi dice che devo fare attenzione. Che la spalla potrebbe migliorare. Questa tragica ridicola storia. Mi piace questo calore umano. Mi sento compreso. Sono stanco di questa battaglia. Dove so già che non vincerò. In fondo è solo questo. Mi riuscirà sempre più difficile. 

- Cosa pensi per domani.

- Non lo so penso che domani dovresti andare per divertirti.

- Mi piacerebbe fare qualche soldo.

- Non te ne è mai fregato un cazzo dei soldi. Sarà dura a quello che ho sentito. Tu vedi di fare il tuo. Di divertirti. L'unica cosa che conta. Il resto non conta. Credimi. 

Aiutatemi. Aiutatemi a divertirmi. Dove cazzo sto andando. I've been waiting for a guide to come and take me by the hand.

In fondo, al centro della stanza entra un uomo, rimane in silenzio.  Devo essere un pò brillo. Mi fa cenno di venire. Mi dice che in fondo va bene così. Che domani non devo pensare a nulla. Solo a guidare. Gli spiego che ho paura. Mi dice che è naturale. Mi allunga cinquecento euro. Mi dice che posso chiamarlo il freddo. Il freddo.  In fondo credo che sia un atto di generosità. Intendo i soldi. vado indietro con la memoria e ripenso a quando mi hanno regalato dei soldi. Non so bene perché lo faccia, mi dice che domani lui sarà nell'organizzazione. Ha un modo molesto di guardarmi. Un modo strano. Non so cosa voglia esattamente. 

Non mi sento bene. Esco. Il lungo mare brulica di automobili. L'asfalto sembra non finire mai. CI sono alcuni scooter che corrono sul lungomare. La mareggiata ha gettato sabbia bagnata sull'asfalto. Non so cosa farò domani. In fondo mi interessa il giusto.  Mi interessa veramente il giusto. Sono stanco. Vedo le auto sfrecciare. Penso che poi finisce male. Non lo so. Penso che Ostia è strana. E' come se fosse venuta fuori per caso. Per non impensierire troppo. Per non fare paura. 

Osservo i laterizi franati sul lungomare,  le casette di legno degli stabilimenti che sono state sfasciate dal vento. Nessuno a sistemato. Nessuno farà niente fino a primavera inoltrata. Ostia non cambierà mai. Come è brutto essere soli.

Ci siamo. Siamo anche noi a dire ciò che non rimane. 


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