Neppure quando Hermes lasciò l'Erebo la rabbia di Ade parve placarsi.
Si trincerò dietro uno scontroso mutismo, rifiutandosi di ascoltare le parole di Core o i pacati consigli di Ecate.
Durante il banchetto – organizzato per onorare le antiche divinità ctonie – il re non pronunciò una sola parola, limitandosi a sorseggiare il vino degli Inferi con aria cupa.Per la prima volta, Core si accorse di quanto l'umore di Ade influenzasse l'intera corte: le divinità presenti sembravano irrequiete, e persino il loro aspetto sembrava più alieno e selvatico che mai.
Core si costrinse ad accettare quel silenzio ostinato, consapevole che insistere, in quel momento, sarebbe stato inutile. Come ogni figlio di Crono, Ade si arroccava sulla propria posizione senza scendere a compromessi; per lui come per sua madre, la mediazione aveva già in sé il seme della sconfitta.
Con un sospiro, la ragazza lanciò un'occhiata verso Ecate, certa che fosse preoccupata quanto lei. In effetti, la dea degli spettri stava fissando Ade con particolare intensità, quasi volesse comunicargli qualcosa; ma lui teneva lo sguardo fisso sul proprio calice, con tanta caparbietà che Core si domandò come mai la ceramica non fosse già finita in frantumi.
Per un po' non si ebbero altre notizie dall'Olimpo; in compenso, furono le anime dei mortali a raccontare della terribile carestia che aveva colpito le campagne, e che poco alla volta stava raggiungendo le grandi città. Parlavano di un'ombra nera che malediceva i campi, battendosi il petto e chiamando a gran voce un nome di fanciulla; e di come nessun sacrificio bastasse a placarla.
Sulla sua piccola panca d'ebano, Core fu costretta ad ascoltare storie terribili di madri costrette a soffocare nella culla i propri figli, o di uomini ormai privi di forze che si lasciavano morire vicino ai templi, implorando la pietà degli dei.
Il re dell'Erebo ascoltava con rabbia crescente quei racconti, stringendo il bidente nel pugno fin quasi a sbiancarsi le nocche. Sebbene non avessero più affrontato l'argomento, Core riusciva a percepire il dissidio del marito: lui, che credeva nell'equilibrio e nel giusto tempo, non poteva ignorare l'ingiustizia e l'atrocità di quelle morti, provocate dalla sua prova di forza con Demetra; allo stesso tempo, però, non avrebbe mai ceduto a quello che, ai suoi occhi, restava un ricatto dell'odiata sorella.
Intanto, quei piccoli riti quotidiani che avevano costruito si sgretolavano sotto il peso del silenzio. Ogni volta che Core provava ad avvicinare il suo sposo, questi si allontanava senza neppure preoccuparsi d'inventare una scusa, o di rendere meno evidente il suo bisogno di quiete.
Non si nascondeva, Ade, né fingeva una tranquillità che non provava. Non la invitò più a passeggiare con lui nell'Eliseo, e non la cercò nell'intimità della loro camera da letto; in principio ne fu ferita, ma non se ne lamentò mai. Lo conosceva abbastanza da sapere che Aidoneus non ricercava la solitudine, ma la lucidità.
Comunque, quella lontananza le diede modo di riflettere. Se persino Zeus aveva deciso d'intervenire, mandando il proprio araldo a supplicare un fratello che di norma preferiva ignorare, allora la situazione doveva essere critica; e Core non poteva che tormentarsi, sentendosi in qualche modo colpevole.
Mentre lei imparava ad amare il proprio carceriere, sua madre si disperava per la sua assenza.
Aveva provato a cercare consiglio in Ecate, ma la dea sembrava sfuggente quanto suo marito: passava il tempo a colloquio con le Moire, interrogandole con un cipiglio sinistro. Non condivise mai i propri pensieri con Core, pregandola soltanto di avere pazienza.
La sua irrequietezza la condusse nell'Eliseo, l'unico luogo in grado di distenderle la mente dalle preoccupazioni. Raggiunse le Isole Beate con Philotes, la sua fedele compagna, e passeggiarono a lungo godendosi la luce sognante e opalina del Lete. A un certo punto trovarono un luogo riparato, quasi nascosto, dove le rocce lasciavano sgorgare acqua cristallina in quella che sembrava una vasca naturale. A Core ricordò la fonte del Parnaso, in cui talvolta faceva il bagno con le ninfe di sua madre; così, aiutata da Philotes, prese a sciogliersi il velo e il lungo peplo.
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Aidoneus - Le soglie dell'Erebo
FantasíaCore, la giovane dea della fioritura, ha sempre vissuto una vita pacifica fra le ninfe di sua madre, Demetra. Non sa che, nascosta agli occhi degli dei e degli uomini, un'ombra segue ogni suo passo. Ade e Persefone, la mia personalissima reinterpret...