Capitolo 2

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-Ehi amico, sembra che un camion ti abbia appena investito!- esclamò, Andrea, non appena vide Damian entrare in ufficio.

Alla fine, invece che vedersi al bar sotto casa di Damian come pattuito la sera precedente, decisero di vedersi in ufficio per organizzare meglio la mattinata.

-Lasciamo perdere, va', Andry. Stanotte ho dormito malissimo, e inoltre, questa mattina ho trovato la finestra di camera mia completamente spalancata- gli rispose, irritato, mentre poggiava di malo modo i fascicoli dei vari casi sulla scrivania, e si sedeva con fare svogliato sulla poltrona girevole.

Andrea avanzò verso di lui con una tazza fumante di caffè appena fatto, che Damian prese con piacere e lo ringraziò con un sorriso e un cenno del capo.

-Magari sei sonnambulo e non lo sai- azzardò, l'amico, e Damian per tutta risposta scosse la testa in segno di diniego, mentre prendeva un altro sorso della bevanda scura e bollente e nella sua testa mille domande iniziavano a tormentarlo.

E se fosse davvero sonnambulo?

E se avesse una qualche malattia più strana o seria?

Oramai era quasi una settimana che aveva qualche problema di equilibrio e costanti emicranie, e la cosa era peggiorata la sera precedente quando, per la prima volta, aveva perso i sensi.

Quella mattina, Damian, decise che si sarebbe fatto visitare.

-Ehi, Dam, dove vai?- chiese, Andrea, vedendo l'amico issarsi in piedi e, con una certa fretta, infilarsi il cappotto mentre, contemporaneamente cercava un numero scorrendo sullo schermo del suo smartphone.

-Vado dal mio medico, ci vediamo direttamente all'appartamento della vittima quando ho finito. Ti chiamo dopo!- esordì, uscendo di corsa dall'ufficio.

Per fare prima, non prese i mezzi pubblici, ma un taxi, che lo portò tempestivamente a destinazione.

Una volta entrato nell'edificio, aspettò qualche minuto nella sala d'attesa, prima che il medico lo ricevesse.

-Damian, ciao! Da quanto tempo!- lo salutò, Kalya, il suo medico: oramai avevano confidenza e si davano tranquillamente del "tu".

Damian avanzò verso la donna davanti a lui, dalla pelle ambrata e i capelli corvini Afro, e le strinse la mano.

-Ciao Kalya, per fortuna si, ne è passato di tempo- le disse, monocorde, sedendosi su una sedia posta davanti la scrivania del medico.

-Dimmi pure- lo esortò a parlare, Kalya.

Damian si schiarì la voce e iniziò a spiegarle i vari sintomi che sentiva da lì ad una settimana: problemi di equilibrio, spossatezza, emicranie costanti e le parlò anche dei strani fori sul collo che non ne volevano sapere di scomparire.

Kalya lo guardava con fare indagatorio, mentre pensava a cosa potesse avere Damian: lo fece alzare e sedere sul lettino posto accanto alla parete, e lo visitò.

-Questi sembrano comuni punture di insetto. Non devi preoccuparti, ti prescriverò una crema antibiotica. Per gli altri sintomi, prenotiamo per fare le analisi del sangue. Andrebbe bene domattina, intorno alle sette?- chiese il medico, tornando poi dietro la scrivania, e iniziando a scrivere sul taccuino.

Damian annuì -Si, va bene-
Scese poi dal lettino, e tornò davanti la scrivania, dove Kalya gli porse il foglietto con all'interno la ricetta per la crema che avrebbe dovuto comprare, e in più un piccolo appunto per ricordargli dell'indimani mattina.

-Mi raccomando, Damian. Puntuale, intesi?- lo ammonì bonariamente, Kalya, alzandosi dalla sedia e porgendogli la mano per salutarlo.

-Grazie Kalya- le disse, sorridendole e afferrandole la mano per ricambiare il saluto, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

The Smell Of The ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora