Capitolo 9

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Damian, quella mattina, si svegliò con un martellante mal di testa e una sensazione di spossatezza.

Sbadigliò e si tolse le coperte di dosso, abbandonando il torpore del letto e poggió i piedi a terra alla ricerca delle pantofole: una volta recuperate fece per issarsi in piedi quando un capogiro lo travolse, facendolo finire a peso morto sul letto.

-Cosa diamine...- sibilò a denti stretti, visibilmente confuso.

Era da un paio di giorni che i sintomi non si ripresentavano.

Pensava di aver finalmente sconfitto quella strana influenza che sembrava aver preso il controllo del suo corpo da un paio di settimane a quella parte: ma, a quanto pare, si sbagliava di grosso.

Era sicuro che a breve avrebbe dovuto richiamare Kalya, il suo medico curante, e chiederle di ripetere le analisi del sangue.

Dopo un attimo di smarrimento iniziale, riprovò ad alzarsi nuovamente in piedi: questa volta ci riuscì con successo.

Avanzò lentamente verso il bagno ed entrò dentro: si guardò allo specchio e il suo aspetto era tutt'altro che fresco e riposato.

Scure e violacee occhiaie facevano capolino da sotto i suoi occhi verdi, che parevano stanchi e spenti: la sua pelle sembrava più ruvida al tatto, come se fosse invecchiata di colpo, e verso il collo spuntavano delle piccole bollicine rosse.

Damian le toccò con la mano, ma non sentiva prurito o fastidio, sembravano più foruncoli acneici che qualche altra forma di dermatite.

Arcuò di più la vista e ciò gli permise di notare quello che ai suoi occhi era sfuggito prima : i due fori, quelli che lo tormentavano da giorni ma che aveva imparato ad ignorare, sembravano spiccare ancora di più sulla pelle.
Li sfiorò e sentì uno strano formicolio partite dalla carotide—dato che era lì che si trovavano—e irradiarsi ovunque: sul petto, sulle braccia, sulla schiena e sulle gambe.

Era come se una leggera scarica elettrica gli avesse attraversato il corpo: si guardò di nuovo allo specchio e spalancò gli occhi.

Ok, devo essere impazzito o qualcosa del genere, pensò.

La figura riflessa mostrava sempre il solito Damian, gli occhi vivaci, la pelle tornata morbida al tatto: la strana dermatite acneica era scomparsa; l'unica cosa che si poteva notare erano sempre i soliti fori, anche se la loro grandezza era diminuita notevolmente.

Scosse la testa e ridacchiò sommessamente poi si abbassò verso il lavabo e aprì il rubinetto, mise le mani a conca e si portò l'acqua fresca sul viso più e più volte.

Devo decisamente cambiare vita, pensò riferito allo strano momento appena vissuto.

Chiuse l'acqua, prese l'asciugamano posto sul mobile accanto al lavabo e se lo portò al viso tamponando piano: dopodiché si diede un'ultima occhiata veloce allo specchio, come per assicurarsi un'ultima volta che fosse tutto a posto.

Una volta appurato questo, si passò una mano tra i capelli corvini per ravvivarli un po' e uscì dal bagno per recarsi in camera e prendere i vestiti da indossare.

Mentre si infilava una maglia a maniche lunghe nera, digitò velocemente un messaggio ad Andrea: dopo che l'amico gli aveva scritto la sera prima, non gli aveva ancora risposto e, seppur fosse restio a farlo, doveva assolutamente dal momento che erano colleghi.

Inoltre, quella mattina si sarebbero dovuti recare dal loro capo, il signor Peterson, per riferirgli ciò che Killian Gauthier aveva detto loro, e per informarlo che quella sera stessa sarebbero voluti andare al pub di cui l'ex ragazzo di Vicky gli aveva parlato.

The Smell Of The ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora