6.6//¡No es culpa mía!

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Il clima teso era quasi surreale, dentro quella macchina.
Anna piangeva disperata, mentre Dani fissava la strada con sguardo duro, resistendo al forte impulso di girarsi a guardarla e cedere difronte al suo pianto.

Arrivarono a casa dopo minuti che sembravano interminabili, e lui non perse nemmeno un secondo a scendere dalla vettura, non volendo stare un secondo di più chiuso in uno spazio stretto con lei.
La ragazza, dal canto suo, si sentiva soffocare dalle troppe lacrime, e temeva per la salute dei piccoli.
Le sembrava di non respirare più.
Prese delle grandi boccate d'aria per calmarsi, e finalmente uscì anche lei da quell'abitacolo privo di ossigeno.

Oltrepassò la porta di ingresso, lasciata aperta da quello che, aveva paura, potesse diventare il suo ex-ragazzo.
Non poteva lasciarla ora, con due bambini in grembo e una vita davanti.
La stessa vita che vogliono promettere di finire insieme.

«Perché Anna?» le chiese, frustrato, confuso e amareggiato.
Erano talmente tante le emozioni negative che non sapeva più quale provare.
Era una miscela opprimente, che schiacciava il petto e provocava un dolore lancinante al cuore.

«Dani, credimi, fidati di me. Non è stata colpa mia, mi stringeva troppo forte, avevo paura di fare del male ai bambini eh..» scoppiò nuovamente a piangere, non riuscendo a reggere tutta quella pressione.

In cuor suo, il ragazzo sapeva che non c'entrava niente, ma faceva comunque male.
Ma, forse, faceva ancora più male vederla con le guance bagnate e gli occhi lucidi.

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