2) Guardarsi le spalle

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«Quindi che vogliamo fare?» domandai a Loki, ormai tramutato in Finn.
Il moro alzò lo sguardo, interrogativo. «Hai mangiato tutte le mie pedine!»

Alzai gli occhi al cielo e misi da parte la scacchiera con cui stavamo giocando sopra al tavolo della cucina.
«No, volevo dire... intendi restare in casa mia senza lavorare o "fingere" di andare a scuola?» incrociai le braccia. «Mamma si insospettirebbe.»
Finn rabbrividì. «Odio la scuola.» disse quest'ultima parola come fosse veleno.

Soffocai una risata, mentre finii di rigirare la carne che si stava cuocendo in padella. Mamma era a lavoro, perciò dovevo cucinare io. «Si chiederà anche il perché non torni mai dalla tua famiglia, perché non vai a scuola e soprattutto cosa intendi fare in futuro.»

Finn ci pensò un po' su, ma ero abbastanza sicura che stesse fingendo di preoccuparsene. «Beh, dirò che sono di buona famiglia e che momentaneamente mi piacerebbe passare il Natale con la mia ragazza.»
Sbuffai.
«Ehi, non mi hai ancora neanche presentato decentemente a tuo padre!» esclamò, facendo tremare il labbro inferiore.
«Ti farà a pezzi. Ti conosce, sa che sei una minaccia, Finn
«Cambierò aspetto. Ehi, posso trasformarmi nel tuo attore preferito, se lo desideri!» così detto, il suo aspetto mutò e al suo posto apparve...

"Ma fa sul serio?!"

Sgranai gli occhi. Era davvero bello! Non era il mio attore preferito, ne ero consapevole, ma averlo davanti agli occhi mi mise in imbarazzo.
«Sei ridicolo.» commentai, concentrandomi sul nostro pranzo.

Poco dopo, lo servii a tavola, dandogli le spalle per apparecchiare. Avvertii una strana sensazione. In quel frangente, mi voltai di scatto e bloccai un attacco a sorpresa che Loki aveva intenzione di scagliarmi. Era tornato col suo aspetto di sempre, dai lunghi capelli neri che gli ricadevano sul viso. Alzai la mano e gli bloccai il polso, fissandolo con disgusto.  «Sei proprio un pezzo di merda.»
Lui fece spallucce e si liberò dalla mia presa, sedendosi a tavola come nulla fosse.

Vederlo col suo aspetto da Loki mi rassicurò in un modo strano; avrebbe dovuto incutere timore, rabbia e preoccupazione. Con me aveva l'effetto opposto, certe volte. Quando si comportava da ragazzo normale, senza prendere altre sembianze, sembrava quasi innocente e gentile, come un cane.

Non appena servii a tavola, mi accorsi che Loki aveva i suoi occhi verdi glaciali su di me. Ricambiai con un'occhiataccia.
«Perché così suscettibile?» chiese divertito.
«Secondo te?» risposi fredda, sedendomi.

Iniziai a mangiare, non curandomi dei suoi occhi che passavano dalla carne a me. Mi chiesi se stesse guardando la stessa identica cosa; un pezzo di carne che serve unicamente per soddisfare un bisogno. Una volta terminato quel pezzo, ce ne sarebbe sempre stato un altro per il futuro. E no, non parlo della bistecca che avevo appena cucinato.

***
{12 Dicembre}

«Okay, mamma. Ci risentiamo.» non appena attaccai il telefono, alzai lo sguardo sul moro, intento a giocare alla mia PlayStation4.
«Mammina sarà via per molto?» domandò, come se avesse sentito tutta la conversazione.
«Solo fino a gennaio.» risposi sarcastica. «Il lavoro la terrà occupata all'estero.» sbattei il telefono fisso sulla parete. «Proprio adesso!»

Loki sogghignò. «Oh, dai. Sono un buon babysitter e fidanzatino io!»
«Preferirei farmi fecondare dal mostro di Alien!» sbuffai tra i denti.
«Cos'è Alien? Un alieno immagino.»
Alzai gli occhi al cielo. Ero stufa di dare spiegazioni a tutto. L'ignoranza mi faceva imbestialire.

Loki fece muovere il suo personaggio e cominciò a sparare all'impazzata. Il gioco in questione era Uncharted 4, uno dei miei preferiti. L'avevo finito l'ameno venti volte, prima che andassi a New York da mio padre. Una volta tornata a casa, non ho avuto tante occasioni per rigiocarlo. Ero troppo occupata a guardarmi le spalle da Loki.

«Come si fa a fermare i tipi sulla montagna?!» esclamò Loki agitando il Joystick tra le mani.
Feci finta di nulla, digitando un messaggio a Visione. Io e lui eravamo rimasti molto più in contatto che con Tony. In fondo, mio padre aveva molto da fare: salvare la città, fermare brutti mostri alieni provenienti dallo spazio, fare il playboy alle feste... oppure stare con Pepper.

«Maledizione, mi hanno ucciso.» si lamentò il moro accanto a me sul divano. Io ero sdraiata goffamente con le gambe accavallate sul bracciolo.
Lui mi squadrò e mi passò il joystick. «Mi faresti questa parte?»
Gli rilanciai il controller. «Scusa, ma non mi va.»
«Eh dai!»
Scossi il capo.
«Cucinerò qualcosa per te in assenza di mammina. Ti farò assaggiare una pietanza Asgardiana.»
Abbassai il cellulare, in modo tale da poterlo guardare. «Era una battuta?»
Lui fece spallucce. «Nah, quelle riescono meglio a te.»

Alzai un sopracciglio. Loki insistette. «Fammi solo questa parte!»
Mi sporsi in avanti, portando le dita al mio orecchio. «Come, scusa?»
«Fammi questa parte.» ripeté.
«Come?»
Loki alzò gli occhi al cielo e sbuffò: «P-per favore.»
Sorrisi vittoriosa, gli strappai il joystick dalle mani e iniziai a giocare.

Non appena riuscii a sbloccare il prossimo obiettivo, mi accasciai allo schienale del divano.
«Come hai fatto? I comandi sono fastidiosissimi.»
«Basta fare tanta pratica.» ammisi, passandogli il controller.
«Ah, impressionate comunque!» ammise.
Non capii se fosse una presa in giro o stupore vero. Deciso di restare col dubbio e controllai lo schermo del cellulare. Nessun messaggio di risposta ancora da Visione.

Loki poggiò il joystick sul tavolo basso avanti a noi e incrociò le braccia. Senza neanche voltare la testa, dissi: «Se mi tocchi, giuro che ti spezzo un braccio.»
Lui in risposta alzò le mani in aria. «Non ho fatto niente!»
«Non si sa mai. Nel dubbio, avverto.»

Mi drizzai a sedere e lo guardai. Notai che aveva gli occhi spenti, quasi delusi. «Continui a giocare?» domandai.
Storse la bocca. «Solo se mi fai compagnia.»

"Sì, certo. Così mi fa un altro attacco a sorpresa."

Alla fine però decisi di restare. Ora che mamma era via, sentivo il bisogno di avere qualcuno che mi facesse compagnia. Non che non mi piacesse il silenzio e la solitudine, anzi: il più delle volte preferivo passare una giornata intera a casa da sola piuttosto che uscire. In quel momento però, ebbi una tale malinconia e tristezza dentro che non avrei retto a stare una intera giornata sola. Avvertivo delle strane fitte al petto, come se qualcosa stesse per andare storto, o come un attacco di panico.

Mi piazzai a quaranta centimetri da lui, cercando di evitare qualsiasi contatto fisico, le braccia incrociate. «Vediamo che sai fare.» lo sfidai, riprendendo il joystick e passandoglielo.

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Daughter of Tony Stark [2] - Dark LegacyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora