4) Bad Liar

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La serata procedette così: Loki scoprì per la prima volta quanto truffatori fossero i tipi delle bancarelle che ti chiedono di sparare a dei barattoli per vincere un premio. Ovviamente, dieci proiettili facevano 11$.

«Se ne abbatto almeno venti, avrò quell'orsetto gigante lassù?» aveva chiesto il moro al signore dietro al bancone, indicando un grosso orso bordeaux con un fiocco rosso al collo.
«Sì, signorino.» rispose l'uomo.
Conclusione: Loki abbatté diciannove barattoli. Tra un'imprecazione asgardiana e l'altra, non riuscii a dissuaderlo dal spendere altri 11$ per un altro giro. In quel frangente, riuscì a vincere l'orso.

«Ma fai sul serio?» avevo esclamato quando mi porse quel peluche di un metro e mezzo col fiocco rosso.
«Lo avevi guardato con cotanta ammirazione che mi faceva pena lasciarlo lì.» aveva risposto Loki.
Esitai prima di prenderlo. Ero troppo... confusa.
«Gli umani si fanno spesso regali così.» aveva commentato, con l'orso ancora tra le mani. «Soprattutto le coppiette.»

"È proprio il Dio dell'inganno." Pensai. "Il vero Loki non direbbe mai frasette sdolcinate e scontate, e non farebbe mai regali."

Alla fine cedetti e mi portai per tutta la città quel grosso orso bordeaux, che chiamai Jake.

***

Camminammo fino a tardi, ammirammo bancarelle e decorazioni a destra e manca, affascinati dalle numerosi luci e colori accecanti. Quasi mi dimenticai d'esser a braccetto col temibile fratello di Thor. Sembrava tutto così surreale e diverso dalle uscite con i ragazzi che avevo frequentato fino a quel momento.

Ad essere onesta, quelle uscite erano semplici "sveltine" con ragazzi della mia scuola. Mi rivedevo molto in mio padre Tony; lui era un playboy... e io una semplice liceale che, per divertimento e ribellione, usciva coi primi ragazzi che le capitavano a tiro, pur di ribellarsi in qualche modo alle disgrazie che capitavano in ambito familiare. In cuor mio però, ero certa che quelle sveltine con quei ragazzi non erano altro che un passatempo. Sapevo anche che nel mio cuore non c'era mai stata la parola "amore".

«Tutto okay?» domandò Loki, riferendosi al mio sguardo perso nel buio che fissava il pavimento selciato.
«Ero soprappensiero.» ammisi, scostando l'orso bordeaux sulla panchina su cui eravamo seduti.
«Più del solito.» mormorò Loki.
Feci spallucce, soffiando sulle mie mani per scaldarle. Loki esitò un momento e poi si sporse per prendermele. Feci in tempo a scansarmi, evitando il contatto.
«Per favore, smettila.»
«Di fare cosa?»
«Di fare così!» sbuffai una risata. «Posso fingere che vada tutto bene e sopportare fino a un certo punto. Beh, sono passati mesi da quando sei piombato nella mia vita.»
Il moro socchiuse gli occhi. Era impossibile non guardare quei suoi occhi verde smeraldo. Erano troppo magnetici perfino per un'insensibile come me.

«Questi mesi li ho passati con l'ansia e la preoccupazione che tu avessi potuto ferire mia madre.» dissi tutto d'un fiato.
Volevo sfogarmi, tirare tutta quell'angoscia fuori e capire perché io fossi così confusa per la prima volta in vita mia.

«Nascondere tutto a mio padre è stato difficilissimo. Non sono neanche andata più a trovarlo, nonostante mi avesse offerto il suo tetto e la sua protezione a New York, perché avevo paura che potessi combinare qualcosa. La mia vita era diventata perfetta, cazzo!»
Mi misi le mani tra i capelli, avvertendo del calore. Il freddo pungente mi impediva di piangere e non potevo evitare di battere i denti, di tanto in tanto.

Loki si era chinato in avanti, i gomiti sulle gambe e le mani intrecciate. Era pensieroso, oppure deluso... non riuscivo a capirlo. Mi faceva così arrabbiare!

«La colpa è tua, se ora ho questo potere. Non mi impedirai di ridartelo indietro, perché senza di esso... senza di esso non sono niente, chiaro?!» esclamai. «Tu ne hai già tanto, quindi perché cavolo lo rivorresti?!»

Attirai la sua attenzione, perché alzò la testa verso di me.
«Da che ho memoria e che ho imparato a controllarlo, questo potere mi ha resa speciale e forte. Una super-eroina. Io non ho mai sognato altro che diventare come lui
Il moro mi guardò negli occhi. Avvertii un brivido. Il suo sguardo era compassionevole, quasi da ipocrita. Stava solo recitando, come suo solito.

«Non... non mi guardare come se fossi una povera disgraziata che cerca attenzioni!» replicai, distogliendo lo sguardo.
«Tu sei già forte, senza quel potere.» disse cauto.
Evitai di scoppiare a ridere. «Smettila! Lo dici solo perché vuoi comprarmi, ingannarmi e riavere il tuo stupido potere!»
Lui fece per replicare, ma lo precedei. «Non dire una parola! Sono stanca delle persone che mi usano in continuazione per qualunque cosa. Non sei il primo e non sarai l'ultimo ad avermi ingannata e ferita!»

Deglutii, tenendo la testa bassa. Avevo così tante cose da dire; il problema era esprimerle e spiegarle. Non ci riuscivo.
Strinsi i pugni sopra le mie gambe. «Dei ed esseri umani non sono così diversi, in fondo: ingannano, mentono, feriscono e guardano dall'alto ridendo, senza far nulla, solo per piacere personale.» alzai gli occhi, abbozzando un sorriso incredulo. «Siamo tutti fottutamente uguali, alla fine.»

Feci uno starnuto e poi tirai su col naso, sfregandomi le mani. Loki si accostò a me e stavolta prese le mie mani fra le sue per scaldarle. Lo lasciai fare, perché ero davvero davvero stanca di combattere e di preoccuparmi di tutto.

«Sì, sono un bugiardo e un traditore.» ammise. «Ma non mento, se ti dico che sei una ragazza davvero forte e piena di qualità.»
Non credevo a una sola parola.
«Voglio dire, ti sei battuta contro una chimera... due volte.» ridacchiò Loki.
Lo guardai storta, come per dire "ehi, ti ricordo che quella chimera eri tu!".

«Hai dimostrato coraggio e non grazie a quel potere, ma perché tu sei coraggiosa dentro. Riesci a spiazzare perfino il geniale Tony Stark, sai sparare all'impazzata sui videogiochi...»
«Quella è solo esperienza.» borbottai, annoiata.
«Esatto!» esclamò. «Esperienza. Se hai quella e un ottimo cervello come il tuo, beh... non c'è super potere che tenga.»

"E se avesse ragione?"

Guardai Loki negli occhi, mentre la mia testa era divisa tra il credergli e prendere tutto con le pinze, mentre i miei occhi scrutavano qualunque movimento e le mie orecchie erano ben aperte, in caso di eventuali inganni da parte sua.

Avrei dovuto rispondere, ma ero come bloccata, quasi distratta ad attendere qualunque cosa. Mi aspettavo una pugnalata alle spalle, un incantesimo, qualcosa, finché Loki non mi mise una mano calda sulla guancia. Ebbi la tentazione di scansarmi, ma fui frenata dal freddo. Rimasi ferma a godermi il calore emanato dalla sua mano, mentre i suoi occhi verdi mi tenevano incollata.

"Sarà una magia? Mi sta facendo il lavaggio del cervello?"

«Non lo sto dicendo perché voglio il tuo potere, okay?» la sua voce era profonda e calda. «Anch'io ultimamente mi sento... diverso
Il freddo oscurava le mie capacità di giudizio... o forse erano i suoi occhi? Non ne ero sicura.

«Ti giuro che... nessuna mi ha mai fatto questo effetto prima, Ennie.»

Non appena pronunciò il mio nome, cedetti. Probabilmente avevo perso la lucidità, perché abbandonai qualunque pensiero e sensore d'allerta, rigettando la testa in avanti. Il mio voleva apparire come un gesto di spossatezza e stanchezza. Il gelo poi sembrava trapassarmi le vene.

Loki dal canto suo esitò per un momento e poi mi prese la testa tra le braccia, facendomi adagiare su di lui. Era piacevole, così piacevole che credetti di sciogliermi. Non era come abbracciare Tony, indubbiamente, ma era comunque... bello!
«Se... se vuoi torniamo a casa. È davvero troppo freddo per te.» mormorò Loki con serietà.

"Ah già, il gigante di ghiaccio qui presente non sente il freddo!" Pensai divertita.

Annuii. Prima che potessi alzarmi dalla panchina, tirai su il capo, incontrando quei suoi occhi smeraldo. Ebbi un sussulto, finché Loki non si sporse un po' troppo e posò le sue fredde labbra sulle mie.

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Daughter of Tony Stark [2] - Dark LegacyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora