...
DRIIIIIN
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DRIIIIIN
...Il trillo assordante del cellulare mi fece sobbalzare dal letto. Non feci neanche in tempo a rispondere a causa della lentezza con la quale mi alzai a sedere sul letto. Ignorai il telefonino e mi fiondai in cucina, per prepararmi un caffè. La mattina ero più suscettibile.
Loki era sul divano, addormentato. Sembrava quasi innocente. Quasi. Preparai il caffè, lo bevvi d'un fiato e fissai il dio dell'inganno che ronfava supino sul mio divano. Non potei fare a meno di farmi scappare un sorrisetto.
Dopodiché, andai in bagno e lavarmi i denti e cambiarmi i vestiti. Quando rimisi piede nella sala, Loki era ancora là. Cominciavo a chiedermi se non fossi stata troppo severa con lui. Sospirai, avvicinandomi alla televisione per fare una partita a qualche videogame. Tenni il joystick tra le mani e non smettevo di fissare gli occhi chiusi di Loki.
"È così bello." Pensai, ritirando subito quel pensiero. "Ma che diavolo ho?"
Non accesi neanche la Play, dato che la mia attenzione era tutta puntata su di lui. Mi misi in ginocchio davanti al divano, dalla parte in cui dormiva. Sbattei le palpebre, imbarazzata.
"Non svegliarti, non svegliarti, non svegliarti."
Mi avvicinai di più.
"Sto abbassando la guardia. Ennie, riprenditi!"
Deglutii a fatica e poi posai delicatamente le mie labbra sulle sue. Non era un bacio complicato, bensì uno di quelli da bambini; quelli che sembrano più accattivanti perché proibiti e divertenti. Mi staccai subito e arrossii.
"Menomale che dorme."
«Sei più carina quando ti imbarazzi, lo sai?» disse una voce alle mie spalle.
Imprecai in silenzio tutte le divinità che conoscevo. Poi diedi un colpo sulla testa al Loki, che era stravaccato sul divano, che sparì di colpo."Era solo un'illusione, maledetto lui!"
Mi voltai, coprendomi la bocca. «N-non è come sembra, stupido!»
Loki indossava una felpa nera e degli jeans blu. Dai suoi occhi scaturiva un tale delirio da mandarmi in collera.«Lo trovi divertente?» domandai, arrabbiata.
«Sì, decisamente.»
Con un gesto della mano, lo feci inciampare e barcollare all'indietro. «Stronzo.» borbottai.
Mi sedetti dinanzi alla TV per iniziare a giocare. Prima che potessi accendere la play, notai che essa era su un canale di cronaca. Ebbi un colpo a cuore.«La polizia ha riferito che durante la notte dinanzi all'ospedale di Londra una donna e due uomini della polizia hanno perso la vita a causa di una sparatoria da parte di uomini incappucciati.»
«No, non è possibile.» sgranai gli occhi, le mani tramanti.
«La polizia di Londra ha fermato uno dei colpevoli, noto come Patrick Galmesh. Si presume che avesse puntato a una donna in particolare, ovvero la sua ex fidanzata, venuta direttamente a Londra da Washington per motivi lavorativi.»
Ebbi un fremito alle gambe.«Le cause dell'attacco, sono momentaneamente sconosciute. I due uomini che hanno perso la vita sono...»
Loki si piazzò davanti alla televisione, preoccupato.
«Mamma!» esclamai, fondandomi in camera.
«Ennie!» gridò Loki dalla sala.
Lo ignorai e corsi a prendere il telefono. Guardai lo schermo. La chiamata di qualche ora prima era da mia madre. La richiamai senza esitare, attendendo i primi squilli."Non ci credo... non ci credo!"
«Rispondi, rispondi.» mormorai in preda al panico.
«Pronto?» disse una voce maschile dall'altra parte.
Mi girò la testa e la pesantezza mi fece cadere sul letto. «C-chi parla?»
«Lei è la signorina Ennie Stark?»
Esitai. «Chi lo vuole sapere?»
«Sono l'agente Michael. Abbiamo trovato il cellulare di sua madre stamattina, durante la perlustrazione della scena del crimine. Il telefono era accanto alla povera donna.»
«Dov'è mia madre?»
L'agente dall'altra parte sospirò. «La preghiamo di stare calma, signorina Stark.»
«DOV'È MIA MADRE?!» esclamai, alzandomi dal letto.Loki entrò in stanza in quel momento, il viso pallido e preoccupato.
«La signora Joyce ha perso la vita a seguito della sparatoria. Un collega ha appena arrestato uno dei presunti colpevoli.»Scossi il capo. Le mie mani tremavano e il mio cuore accelerò fino a fermarsi. La stanza girò come una trottola e si insinuò come un grosso macigno nel petto.
«No, non è vero. No, non ci credo.» balbettai.
Ero nel panico. La paranoia si impossessò di me e persi il controllo sul mio corpo.
«Signorina Stark, la preghiamo di rivolgersi al parente più vicino a lei e di restare al sicuro. Stiamo facendo il possibile per...»
Non gli feci finire la frase che riattaccai. Avevo il respiro corto, mi faceva male la testa e non riuscivo ad accettare tutto ciò.Mi alzai di scatto. Loki mi bloccò. «Ehi, ehi, che succede?»
«Lasciami andare! Devo andare a Londra, devo...»
«Sei impazzita? Dove è appena avvenuta una sparatoria da parte del tuo patrigno?!»
«Ma lì c'è mia madre!» gridai.
Loki mi scrollò per le spalle. «È troppo tardi, tanto.»
Con uno strattone, mi liberai dalla sua presa.Dopodiché, con un semplice incantesimo, lo feci volare dall'altra parte della stanza e corsi di sotto. Infilai la giacchetta del giorno prima appesa all'appendiabiti all'ingresso e aprii la porta, venendo respinta da una barriera color smeraldo.
«No! Merda!» esclamai, andando incontro a quel campo di forza e picchiandolo più volte. «Maledetto Loki!»
Battei i pugni più volte, ma la barriera non voleva saperne di eliminarsi.
Imprecai e feci anche uso della mia magia, ma invano. Sentii i passi di Loki venire verso di me. Mi rifiutavo di restare lì. Dovevo andare da mia madre. Dovevo vederla!"Non posso credere che sia morta! Non lo è, so che non lo è!"
«Elimina questa barriera, subito!» gli gridai in faccia.
Loki aveva un segno rosso sul viso. Doveva aver sbattuto da qualche parte quando l'avevo lanciato dall'altra parte della mia stanza. Temetti più per la mia vita dopo quel colpo. Probabilmente Loki era infuriato."Mi ripagherà con la stessa moneta?"
«Fammi andare via!» esclamai con tutto il fiato che avevo un corpo.
Lui fece di no con la testa, così lo presi per il colletto e lo strattonai. «Fammi andare da lei! SO CHE NON È MORTA, IO LO SO!»
Non volevo accettarlo. Non potevo crederci.Loki rimase immobile, senza neanche alzare un dito. Battei un pugno sulla sua spalla e cominciai a singhiozzare: «Devo... devo vederla! Non è possibile che...»
Deglutii a fatica e caddi in ginocchio sulla neve gelida, stringendomi nelle spalle e scoppiando a piangere. Loki in risposta si chinò e mi mise le braccia attorno al collo, lasciandomi di più senza fiato. Affondai, senza pensarci, la mia faccia sul suo petto, bagnando la felpa nera delle mie lacrime.«Non è vero! Perché?!» esclamai, tirando su col naso e singhiozzando così forte da farmi tremare anche le labbra.
Il gelo sotto di me era irrilevante. La stretta del dio dell'inganno pure. Percepivo solo il dolore, la disperazione e la paura. Nel mio petto si insinuò ansia tanta da farmi venire un'attacco di panico.Loki mi strinse più a sé, le mani tra miei capelli. Ebbi un sussulto, poi vidi appannato. Non riuscivo a respirare e il mondo sembrò crollarmi addosso.
«Ennie?» mi chiamò Loki.
Io non risposi. Non avevo voce, né fiato. Chiusi gli occhi e caddi a peso morto su di lui, perdendo i sensi.
L'ultima cosa che sentii fu la voce del moro che mi chiamava, con tono preoccupato.————————————
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Daughter of Tony Stark [2] - Dark Legacy
FanfictionSequel del primo libro di "Daughter of Tony Stark".- Dopo circa tre mesi trascorsi nella sua nuova casa, la nuova sede Avengers, Ennie Stark aveva deciso di far visita a sua madre per raccontarle del suo soggiorno a New York e delle avventure trasco...