16) Blip

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«Ti sfido a chiamare tuo padre. Se risponde, sarai morta. In caso contrario, sei salva.» aveva detto Diane, non appena la bottiglia si era fermata dal fare giravolte, puntando proprio su di me.
Alzai gli occhi al cielo, intrecciando le gambe sopra alla panchina. «Non voglio disturbarlo. È da parecchio che non risponde. Sarà impegnato a fare cose eroiche, come salvare il mondo.»
Diane annuì. «Beh, dopo quella strana apparizione in centro, è comprensibile. Era tipo un'astronave o un buco o...?»
«Secondo me, erano alieni con uno spiccato senso dell'umorismo.» ridacchiai. «Oppure il loro capo ha misure piuttosto notevoli, if you know what I mean
Diane arrossì e mi diede una pacca sulla spalla. «Smettila.»
Risi di gusto. Mi piaceva essere pervertita, di tanto in tanto. Diane non lo dava a vedere, ma anche lei era piuttosto maliziosa.

«Sei la solita che pensa male.» bisbigliò lei.
Io sbuffai, tirai fuori il cellulare, ma non lo chiamai. Fissai lo schermo. Ci fu silenzio.
«Il tipo dell'altra volta, invece?» chiese la rossa.
Feci spallucce. «Ci siamo lasciati i contatti. Ho scoperto che è un grande amante della scienza.»
Diane fischiò. «E... cosa ne pensi?» stavolta, il suo tono divenne malizioso.
La fulminai con lo sguardo. «Solo un altro che vuole divertirsi con me, sicuramente. È carino, ma... non voglio nessuno nella mia vita.»
Lei storse le labbra, del tutto in disaccordo. «Non ti senti ancora pronta ad una relazione seria?»
Scossi il capo. «Mai più.»
«Sai, vero, che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio?»
Mi sforzai di sorridere. «Beh, gli starò lontana. Non voglio che il mio cuore faccia brutti scherzi.» dissi rammaricata.
«Quindi ti piace.»
«Dio, no!» esclamai.
«No, cioè non ti piace, o no cioè non vuoi fartelo piacere?»
Esitai. Diane sapeva sempre come cogliermi alla sprovvista. E poi, io ero tante cose, ma non riuscivo a mentire. Non ero mai stata in grado di farlo.
«Com'è che si chiama? Quent... Quen...» balbettò lei.
Mi sfregai le nocche. «Quentin.»
Diane poggiò il mento sulla mano. «Da quando l'hai conosciuto, sembri più allegra.»
Divenni cupa. «È bello, sì. Ma mi rifiuto di lasciare che questo influenzi la mia lucidità mentale.»
«Quel Finn è stato un vero pezzo di merda, per averti ridotta così.»
Annuii, pienamente d'accordo. Ah già, non le avevo detto che in realtà era Loki, il dio degli Inganni. Non so perché, ma preferii tenere quell'informazione per me, così come il celare a chiunque del potere.

«Beh, non pensiamoci, ora.» disse svelta lei. «Gira tu la bottiglia, dai.»
Sbadatamente, feci cadere la bottiglietta di plastica a terra dal tavolo di legno. Alzai gli occhi al cielo. «Davvero, io... non lo so, okay? Sono... sono confusa.»
Diane mi mise una mano sopra la mia. «Ci sarò sempre per te. Non metterti fretta. Quando vorrai sfogarti, beh... ti basta farmi uno squillo col tuo telefono dallo schermo rotto.»
Ridemmo assieme. Mi sentivo così rincuorata di averla al mio fianco. «Anche per te è lo stesso, Diane.»

Dopo averle sorriso, mi chinai per raccogliere la bottiglia, notando da sotto al tavolo che le gambe di Diane non toccavano terra.
«Mh? Da quando in qua fai la vandala e metti i piedi sopra al tavolo?» domandai sarcastica, alzando poi il capo. «Quello è compito mi-...»
Non appena guardai nella direzione della panchina di Diane, lei non c'era più. Sgranai gli occhi. Mi voltai, scrutando gli alberi dietro di me.
«Diane?» chiamai. «Come hai...?»
Controllai nuovamente sotto al tavolo e alle mie spalle, ma non c'era. Mi alzai. «Se questo è uno scherzo, beh... brava. Sai fare il ninja. Ora esci!»
Feci dei passi lungo il sentiero sterrato del parco, senza smettere di guardarmi attorno. Camminai in cerchio al tavolo dove eravamo qualche istante prima, ma non vidi nessuno. Ebbi un colpo al cuore quando mi resi conto che non volava una mosca. Tutto si era fatto più silenzioso.

«Diane?!» gridai a pieni polmoni. «Non è divertente!»
Tornai al suo posto a sedere, prendendo lo zaino poggiato a terra e notando della strana polvere sopra di esso. «Ma che cazzo...?»
Il cuore mi batteva all'impazzata. La mia mente vacillò. «Che sta succedendo?»

Avanzai verso la strada, sentendo lievi grida e pianti strepitanti. Deglutii, posando lo sguardo verso l'alto. Il cielo si era dipinto di arancione e rosso, il vento lieve mi scompigliava i capelli e le mie gambe tremavano. Corsi verso una signora inginocchiata sul marciapiede. «Sta bene? Che è successo?»
La signora dai capelli biondi strinse a sé il proprio bambino, avvolto in una coperta, e tra un singhiozzo e l'altro disse: «M-mio marito... mio marito è diventato...» non terminò la frase che indicò un mucchio di cenere e polvere accanto a noi. Un brivido mi percorse la schiena.

Corsi via. Per strada c'erano pochissime persone e le macchine erano ferme ai semafori verdi o lungo la strada. Il rumore di alcuni clacson mi deconcentrò. Avevo il cuore in gola. Voltai il capo a destra e manca, sentendomi mancare il respiro, per poi cadere in ginocchio.

Alzai il capo e vidi degli uccellini dissolversi in polvere, compresi dei signori di passaggio sul marciapiede, oltre la strada. Inspirai e respirai a fatica, colta da un attacco di panico. Scossi la testa, incredula, portandomi le braccia attorno al ventre e avvertendo una morsa alla gola.

"Non è possibile! Perché sta succedendo?!"

Avevo perso tutto... di nuovo.

***

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 28, 2019 ⏰

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Daughter of Tony Stark [2] - Dark LegacyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora