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Era in tremendo ritardo. Lui, Akaashi Keiji, era in tremendo ritardo il suo primo giorno di scuola alla Fukurodani. Si poteva essere più sfortunati di così?

Keiji non lo sapeva, ma sperava vivamente che il professore non gli avesse messo l'assenza. Non sapeva per niente orientarsi in una città grade come Tokyo, soprattutto se abitava dalla parte opposta della sua scuola: Non poteva scegliere la Nekoma? Ovviamente no! Non poteva essere tanto intelligente.

Raggiunse velocemente l'ingresso della scuola e, sempre correndo, arrivò davanti la sua classe. Entrò e il professore lo guardò malissimo. Si scusò e si andò a sedere all'unico banco rimasto vuoto nella classe. Perché aveva scelto la Fukurodani tra le oltre cento scuole di Tokyo? Aveva visitato tutti i licei della città, a partire da quelli vicino casa sua, e alla fine si era iscritto li. Ma non era stato durante le visite alle scuole che aveva scelto la sua nuova scuola. No, l'aveva scelta durante una partita di pallavolo che aveva visto involontariamente alla Nohebi. Le due squadre stavano facendo una partita d'allenamento e in un primo tempo Keiji non aveva riconosciuto la scuola. Aveva chiesto a uno dei ragazzi li presenti, molto probabilmente un primino visto che aveva la divisa e non stava giocando. Il ragazzo lo aveva guardato con una faccia confusa per poi guardare verso la squadra avversaria con rabbia.

-è la Fukurodani, non hanno un buon alzatore, ma almeno loro i primini li fanno giocare- e il ragazzo non aveva detto più niente continuando a guardare la partita con rabbia. Akaashi aveva ringraziato ed era tornato a guardare la partita. Era stata proprio quella partita a convincerlo ad iscriversi alla Fukurodani sperando, segretamente, di poter diventare l'alzatore di quella squadra formidabile, l'alzatore di quel ragazzo n.13 che aveva appena schiacciato un lungolinea al limite del possibile e che sorrideva felice saltando come un gufo. A pensarci in quel momento Keiji si dava dello stupido. Aveva iniziato a giocare a pallavolo alle medie perché i nonni gli avevano detto di sfogarsi con uno sport. La pallavolo l'aveva preso tantissimo e si era ritrovato in terza media a giocare il nazionale, non era riuscito a passare il primo turno con la squadra, e non era riuscito nemmeno a combattere l'anoressia che, nonostante ci avesse provato, non lo lasciava mai in pace. Aveva smesso di giocare e si era ripromesso di non farlo al liceo.

Nonostante ciò Keiji si trovava nella palestra della scuola che ospitava il club di pallavolo a guardarsi intorno cercando il n.13 con lo sguardo. L'allenatore stava dicendo qualcosa, ma Keiji non lo stava seguendo minimamente. Possibile che quel ragazzo bravissimo fosse del terzo anno? Tra i ragazzi che si stavano allenando non c'era. Keiji era troppo perso nei suoi pensieri per vedere il pallone che gli arrivò dritto in testa facendolo barcollare all'indietro.

-Oddio scusami! Stavo provando la mia nuova schiacciata! Spero non ti sia fatto troppo male!- Un ragazzo bizzarro si piantò davanti a lui. Aveva i capelli tra il grigio e il nero sparati all'insù, quasi a formare due orecchie da gufo, e gli occhi enormi e dorati che lo scrutavano con interesse. Avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque. Erano gli stessi del n.13 che aveva visto schiacciare durante quella partita.

-BOKUTO SMETTILA DI PROVARE LE TUE SCHIACCIATE MENTRE STO PARLADO CON LA GENTE!- l'allenatore aveva rimproverato il ragazzo che si era messo a ridere per poi riprendere la palla dalle mani di Keiji e ritornare ad allenarsi insieme ad un ragazzo con i capelli biondi e un sorrisetto divertito sul volto. Keiji continuò tranquillamente a non seguire l'allenatore, la sua concentrazione era completamente dedicata a Bokuto.

Keiji non lo sapeva ancora, ma quel ragazzo sarebbe stato la sua rovina.

Tutta colpa del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora