"Che cosa facciamo adesso?" Gli chiesi, guardandolo; aveva il viso di profilo, con la linea della mascella ben evidenziata, a causa della contrattura.
Era diventato ormai pomeriggio, non avevamo avuto il coraggio di spostarci da dietro l'albero, cercando di evitare il più possibile di farci vedere. Non ci avevano scoperto per un pelo un paio di volte, rimarcando la sensazione di essere due topi in trappola.
"Proviamo a dividerci e vedere dove sono finiti." Disse alla fine, facendomi segno che lui sarebbe andato a sinistra.
Annuii dirigendomi nel lato opposto, facendo attenzione a rimanere nascosta dall'erba, i cespugli e gli alberi - dove era possibile -. Gli scienziati si erano separati e stavano continuando a perlustrare la zona intorno alla casupola, cercando qualcosa che a me era ancora sconosciuta. Avevano parlato di alcuni esseri particolari, più forti degli altri, che però erano riusciti a sfuggirgli durante uno dei loro tanti esperimenti. Queste creature - da quello che avevo capito - dovrebbero possedere un DNA molto più sviluppato, che avrebbe portato il genere umano a un livello superiore, molto più elevato di alcuni prototipi che avevano rinchiuso in una città utopistica. Non sapevo di cosa o chi stessero parlando, ma non ero sicura di volerlo sapere. Mi sporsi un attimo dal mio nuovo nascondiglio, riconoscendo la figura di Ralph e Manfred a pochi metri da me. Ritornai quasi subito con la schiena aderente al tronco dell'albero, percependo il cuore battere all'impazzata nel petto; c'era mancato pochissimo che mi scoprissero.
Come l'ultima volta che li avevamo visti, stavano litigando riguardo alle creature che stavano cercando, con Manfred che accusava Ralph di nascondere importanti ed essenziali informazioni su dove si trovassero gli esseri, tentando di nasconderli e proteggerli per motivi che - a detta di Manfred - sapeva benissimo di dover eliminare, in quanto intralciavano solamente il loro lavoro.
Sentii le loro voci allontanarsi progressivamente, lasciando andare istintivamente il respiro, rendendomi conto solo in quel momento di starlo trattenendo. L'ansia si era impossessata del mio corpo immobilizzandolo, mentre il cuore sembrava esplodermi fuori dal petto a momenti. Tentai di rilassarmi, allungando le dita per afferrare il tessuto dei jeans, stritolandolo successivamente tra le mani. Scaricai la paura e la tensione attraverso quel gesto, chiudendo gli occhi per un attimo. Avrei nettamente preferito trovarmi in un altro posto in quel momento, o almeno avere Jonathan al mio fianco che mi diceva che sarebbe andato tutto bene, e che lui mi avrebbe aiutato. A un certo punto qualcuno mi afferrò da dietro, trascinandomi via dal mio nascondiglio e facendomi scappare un piccolo urlo di sorpresa e paura.
"Stai ferma, non ti dimenare." Mi avvertì una voce alle mie spalle, facendomi voltare verso il proprietario, che riconobbi all'istante: Ralph. "Non dire niente, o ci scopriranno." Mi disse subito dopo lui, mettendosi un dito davanti alla bocca. Io annuii in tutta risposta, abbassando lo sguardo impaurita. "Non avere paura di me, voglio solo aiutarti." Tentò di rassicurarmi, poggiandomi una mano sulla spalla.
"Non so neanche chi tu sia." Dissi a fior di labbra, scuotendo la testa.
"Ti posso solo dire che sono l'unica persona di cui ti puoi fidare qua. Naturalmente tranne l'altro ragazzo, Jonathan." Provò di nuovo a rassicurarmi, ottenendo solo l'effetto contrario.
"Aspetta, come fai a sapere il suo nome?" Percepii la preoccupazione invadermi il corpo, non riuscendo a darmi una spiegazione adeguata a quel bizzarro dubbio.
"Conosco anche il tuo, Crystal, ma non è questo l'importante." Sviò il discorso, guardandosi intorno e piegandosi in avanti, in modo da avere la linea dei suoi occhi che coincideva con la mia. "Posso darvi del cibo e dei vestiti che vi terranno al caldo, ma non adesso, devo essere da solo." Mi rivelò, attirando ulteriormente la mia attenzione. "Incontriamoci stasera dietro alla casupola in cui avete dormito la scorsa notte." E detto questo, mi diede un abbraccio veloce, dicendomi di non dire niente a Jonathan di quella conversazione, almeno per il momento, ma di raccontargli invece che gli ero fuggita per un pelo buttandomi tra l'erba. Mi gettò da un lato, per scappare successivamente nella direzione opposta.
"Crystal, Crystal!" Sentii la voce di Jonathan chiamarmi, tentando di riprendermi da ciò che era appena successo. "Crystal, ma stai bene?" Mi domandò lui non appena mi ebbe raggiunto, chinandosi vicino a me. "Ho visto che Ralph ti teneva per la spalla e che ti stava parlando." Disse il tutto freneticamente, non fermandosi neanche un attimo a respirare.
"Voleva prendermi, costringermi a seguirlo; ma io mi sono lanciata da un lato e gli sono fuggita. È stata l'erba alta ad aiutarmi." Sentivo che le parole che stavano uscendo dalla mia bocca non erano propriamente mie, ma fossero automatiche; volevo provare a dargli una chance, e per farlo dovevo ascoltarlo.
"Ne sei sicura?" Mi chiese, accertandosi ulteriormente che io stessi bene.
"Sì, non preoccuparti, sto bene." Lui storse il naso a questa mia risposta, evidenziando il fatto che non fosse abbastanza sicuro della mia sincerità in quel momento. "Piuttosto, io credo che sia meglio rimanere qua anche stasera. Non è sicuro andare avanti, potremmo benissimo ritrovarli." Provai a consigliargli, ricevendo un segno di consenso da parte sua dopo qualche secondo, esitante.
Rientrammo nella piccola casupola, dove tentammo di cambiare argomento parlando di cose a caso, come i nostri sogni, i nostri desideri e le nostre intenzioni, senza tralasciare le speranze; quella più ricorrente era di uscire da quella situazione, anche se ci sembrava una meta distante anni luce. Riuscii a non dirgli niente del mio discorso con Ralph, cercavo di sviare ogni possibile frase che ci avrebbe potuti portare su quella questione. Leggevo ancora negli occhi e nei gesti di Jonathan che non mi credeva su ciò che gli avevo detto che era successo, nonostante lui ci provasse con tutto se stesso a credermi.
Quando giunse il momento di dormire, i nostri stomaci rimbombavano per colpa della fame: non avevamo toccato cibo tutto il giorno, per questo decidemmo di mangiare e spezzare anche l'ultima barretta. Decidemmo di dormire poi, anche se io feci solo finta, decisa a incontrare Ralph di nascosto e vedere che cosa aveva da offrirmi, nonostante potesse essere la decisione peggiore della mia vita.
STAI LEGGENDO
Experiment - The Island ||IN REVISIONE||
Science FictionCrystal Walker è una normale ragazza di diciassette anni di ritorno da una vacanza a Londra a casa di parenti inglesi, quando incontra all'aeroporto Jonathan Davis, un ragazzo di un anno più grande. Entrambi di Los Angeles, si ritroveranno sullo ste...