3. One Direction

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Harry p.o.v.

Quel giorno ero in ansia, tanto per cambiare. Avevo paura di come sarebbe andata a finire.

Tutto sarebbe potuto andare perduto quella stessa sera e tutti i miei sforzi e tutte le mie speranze si sarebbero sgretolare.

Era arrivato il giorno dell'eliminazione finale al Bootcamp e non l'avevo presa troppo bene.

Tutto sommato però dovevo stare tranquillo, ero arrivato già fin lì, no?

No, non sarei riuscito a stare tranquillo.

Ero terrorizzato.

Poi se si aggiungeva anche Louis chi stava più calmo...

Perché davvero, quel ragazzo era incredibile. Non riuscivo mai a capire cosa gli passasse per la testa.

Lo stronzo provò a scusarsi con me ogni giorno, per tutto il resto della settimana, ma io riuscii a non cedere ai suoi bellissimi occhi azzurri.

Almeno all'apparenza.

Diciamo.

Credevo di non essere un ragazzo vendicativo prima di allora, ma lui mi faceva davvero arrabbiare.

Lui, quel suo sorriso, quella sua bellezza... perché doveva piacermi proprio lui? C'erano tanti bei ragazzi oltre a Louis...

No okay, non è affatto vero. Nessuno è alla sua altezza.

Però restava un idiota.

Quando gli chiedevo il motivo per cui si fosse allontanato da me, dopo le sue scuse si rifiutava di spiegarmelo.

E ciò nonostante continuava a scusarsi.

Assurdo.

Ero curioso di vedere quanto tempo avrebbe continuato a venirmi dietro, sinceramente.

Quando riferii a Gemma quello che stava accadendo con Louis, lei disse di essere fiera di me e che le sembrava giusto quanto meno farlo "sudare freddo".

Mi sentivo in colpa a volte ma non riuscivo bene a capire se lo avessi perdonato o meno.

Da un lato credevo di no, ma poi lo guardavo e... è sempre stato capace di farmi sciogliere; fin dall'inizio.

Che confusione avevo in testa.

Un bel casino...

Ovviamente poi per peggiorare la situazione, i miei pensieri su Louis vennero interrotti dall'ingresso di Louis nella stanza.

Era sempre così ultimamente, ed era sempre più raro non pensare a lui, in effetti.

Mi aveva completamente fottuto il cervello.

«Hey, Harry», disse lo stronzo, venendomi in contro con tutta la sua bellezza.

Aveva una polo grigia su dei jeans - che anche senza vederlo sapevo gli fasciassero incredibilmente il sedere - e un cappello rosso.

La perfezione.

«Ciao», feci neutro.

«Allora, come va?».

«Fino a poco fa bene», risposi per poi avviarmi verso il bar.

Avevo voglia di un tè, ma ripensadoci una vodka era più adatta al momento...

Mi seguì in silenzio nel corridoio per poi chiamami e costringermi a voltarmi. «Mi dispiace», sussurrò con sguardo tormentato.

In quei momenti sembrava gli dispiacesse davvero, ma lui non si era mai scomodato a farsi sentire nell'anno precedente...

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