6. In your eyes

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Louis p.o.v.

Sospirai.

Era ormai tarda sera e io e Harry eravamo a casa mia a guardare Le pagine della nostra vita - uno dei suoi film preferiti - per l'ennesima volta.

Come d'abitudine eravamo seduti l'uno accanto all'altro, ma diversamente dal solito tra di noi c'era una strana tensione.

Nell'aria si percepiva qualcosa di molto simile alla corrente elettrica. Per un attimo mi venne anche il timore di venire fulminato.

Era così fin da quando ci eravamo addormentati insieme ascoltando Look after you.

Il nostro rapporto stava in qualche modo mutando anche se senza un apparente motivo.

Provammo a scioglierci per un bel po', parlando anche durante la visione del film, ma sembrava vano ogni tentativo.

«Lou», mi chiamò improvvisamente il riccio, mentre Allie si recava in albergo da Lon. «Sembri pensieroso».

«Mh», risposi, non sapendo bene cosa dire.

Si voltò a guardarmi. «Va tutto bene?».

«Ecco...».

«Sei forse arrabbiato con me?».

Mi voltai anche io, di scatto, verso di lui. «No», dissi subito. «Perché dovrei?», chiesi, prendendogli le mani tra le mie.

Spalancò leggermente gli occhi a quel gesto. «Ultimamente ti ho visto spesso distratto e...».

Gli accarezzai le mani con i pollici. «Cosa?».

«Credo di essere stato più appiccicoso del solito», spiegò, abbassando lo sguardo, imbarazzato.

«E chi ti ha detto che mi dispiaccia?», sussurrai.

Mi fissò incredulo ma non disse altro.

«Poi sì», confermai, «sono con la testa da un'altra parte... ma lo sai il perché».

«Per Hannah?».

Annuii e lui sospirò. «Mi dispiace vederti così».

Lo guardai confuso. «Così come?».

«Triste».

Accennai un sorriso. «In questo momento non lo sono, te lo assicuro».

Mi sorrise anche lui. «Davvero?».

«Davvero», confermai. «Con te accanto è molto difficile essere tristi», gli feci presente.

Mi fissò negli occhi per un breve momento, poi abbassò lo sguardo sulle nostre mani e prese un forte respiro. «Lou, ascolta», disse, stringendo appena il groviglio creato delle nostre mani.

«Dimmi».

«Ehm, ecco...», iniziò. «Non so come chied- insomma...».

Vedendo il suo sguardo smarrito liberai le nostre mani e gli misi un braccio intorno alle spalle, incitandolo così a poggiare la testa sulla mia spalla.

Risi leggermente e gli accarezzai i capelli. «Calma, Hazza».

Sentii il suo respiro accelerare. «Lou?».

«Sì?».

«Vorresti uscire con me?».

Quella domanda mi pietrificò sul posto.

«Uscire... con te?», ripetei.

Annuì. «Tu mi piaci», disse ora con più sicurezza.

Spalancai gli occhi. «Eh?», riuscii a chiedere.

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