1. A summer not to forget

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Louis p.o.v.

La nostra è stata una storia sicuramente molto intensa, ma anche estremamente dolorosa.

Non è la classica storia d'amore in cui i protagonisti si incontrano, si innamorano e dopo qualche imprevisto o peripezia riescono finalmente a stare insieme ed essere felici.

Questa non è una favola, ma la nostra storia.

Abbiamo avuto momenti di sofferenza, momenti molto difficili in cui siamo crollati, ci siamo abbandonati e ritrovati tante volte per diversi motivi.

La nostra è una di quelle storie che fin dal primo incontro sai che ti influenzeranno per il resto della tua esistenza.

Non sai perché, vedi solo qualcuno che ti colpisce e dopo un po' capisci che quella persona sarà importante nella tua esistenza per sempre.

Questo senza nessuna ragione, semplicemente è il cuore a deciderlo per te.

Si può dire che tutto iniziò l'8 Febbraio 2009.

Quella sera andai ad un concerto dei The Script e costrinsi i miei amici a venire con me. Era un bel po' che aspettavo di sentirli cantare dal vivo, peccato che mi fossi già perso almeno un paio di canzoni e fossi anche l'unico felice di trovarmi là.

«Sarà una noia mortale», sentenziò Stan.

Alzai gli occhi al cielo. «Vi piaceranno, ragazzi», dissi, senza reale aspettative.

Non mi aspettavo in realtà che gli piacessero e nè tanto meno mi importava troppo comunque.

Tuttavia non volevo andare da solo quindi dovevo accontentarmi.

***

Il tempo volò in fretta e presto mi accorsi che la fine del concerto era ormai imminente.

I The Script spaccaronoro.

Ero contento di aver passato in quel modo la serata, era stata meravigliosa.

Era da un po' che non mi sentivo così libero; la musica aveva il potere di farmi stare sempre bene.

I ragazzi come avevo previsto non si erano divertiti più di tanto, ma il pubblico sembrava ancora entusiasta.

Mi guardai un po' intorno: la maggior parte dei ragazzi doveva avere circa vent'anni. Mi sentivo quasi piccolo messo a confronto con loro.

Lo sguardo mi cadde però ben presto su un ragazzino, qualche posto alla mia sinistra, che mi stava fissando.

Distolse immediatamente lo sguardo - imbarazzato di essere stato beccato a fissare uno sconosciuto, probabilmente - ma ormai aveva attirato la mia attenzione.

Era bassino, con i capelli ricci e aveva un che di socievole. Sembrava apprezzare il concerto, doveva avere dei buoni gusti musicali.

Mi era venuta la voglia improvvisa di scambiarci qualche parola.

Cercai di inquadrarlo meglio.

Era carino e non poteva avere più di quindici anni ma...

«Tommo».

Mi voltai di scatto. «Eh?».

«Andiamo?», disse Calvin, facendo cenno verso l'uscita.

Solo in quel momento mi accorsi che il concerto era finito e le persone stavano iniziando ad andarsene.

Mi guardai intorno incredulo. Quanto tempo ero rimasto solo con i miei pensieri?

«Ah, sì...». Scossi la testa come per riordinare le mie idee. «Andiamo».

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