La mattina seguente Niccolò arrivò puntualissimo alle prove, ma io no. Tutto il giorno prima lo avevo passato con i miei figli che erano quasi iperattivi, forse avevano preso anche loro due caffè già di prima mattina e ai bambini fa male il caffè. Ovviamente andai al letto distrutto anche se il compito di mettere i pargoli a dormire lo lasciai a Giada che non c'era stata tutto il giorno ma anzi era più esausta di me perché veniva da una giornata di lavoro; insistette comunque per farlo quindi perché obiettare, ne approfittai ma mi ero dimenticato di mettere la sveglia. In un giorno così importante.
Arrivai col fiatone ed era là, mi guardò poi guardò l'orologio, ci battette l'indice sopra più volte e mi disse <Beh, siamo in ritardo eh, ieri mattina guardavi l'orologio mentre arrivavo puntuale e tu invece>
Lui rideva e io ancora col fiatone <Aò ma che ne sai te Niccolò, ma che c'hai i figli> risi anche io e gli misi una mano sulla spalla <Sei carico?>
<Agitato sicuro>
<E so ancora solo le prove>
<Eddai così me metti ancora più ansia>
Entrammo e per il ritardo mi presero in giro anche i miei collaboratori di una vita, d'altronde non ero solito a fare tardi, forse è stata addirittura la prima volta. Lui si guardava intorno come un bimbo smarrito e mi fece anche molta tenerezza, gli rimisi una mano sulla spalla e gli sorrisi <Lo vedi tutto questo? Un giorno sarà tuo> lo presi in giro e in una risata nervosa <Ma va cagare Fabrì>
Lo stavo prendendo in giro ma non del tutto <Nono, non sto proprio scherzando, un giorno sarà tuo pe davero, lo riempirai pure te sto palazzetto, so sicuro>
<Magari, sarebbe un sogno...>
<Realizzabile. Daje annamo a suonà>
Le prove erano iniziate, ma per me per ora bastava così <Nic, ora tocca a te, vai>
Volevo ascoltarlo tutto, gustarmelo bene, presi una sedia e mi misi sotto il palco. Adesso erano solo lui e il pianoforte: un po' di note per vedere se era accordato bene, qualche riscaldamento della voce e partì. La scaletta non la guardava nemmeno già andava a braccio, aveva preso piena padronanza della scena già dalla prima prova, mi impressionai del suo modo di suonare e la sua voce dal vivo era ancora migliore, ancora più emozionante. Ed in effetti ero emozionato ma mi trattenni, quando finì tornò ad essere il bambino timido e ansioso che era ma ancora più emozionato.
<Bravo Niccolò, già hai spaccato pensa cosa potresti fare in futuro>
Non disse niente, solo un altro abbraccio che per come stavo poteva farmi scoppiare in lacrime.
Ma poi qualcosa lo disse <Lo sai ieri quando so tornato a casa dal bar ho detto tutto a casa però..>
<Però?>
<Però mi madre non sembrava proprio contenta. Poi mi ha fatto i complimenti e m'ha sorriso ma non mi sembrava per niente sincera anzi, pareva 'ncazzata pure>
'Ecco, potrebbe almeno fa finta de niente' pensai <Nic non ti preoccupare, avrà avuto i suoi motivi, deve per forza essere fiera. Forse ha solo paura che il suo bambino vada via>
[...]
Sono passati un po' di giorni e come sospettavo Nic va sempre meglio quindi un portento ormai ma ho scoperto sempre di più che è veramente tanto tanto ipocondriaco
<A Niccolò ma che cazz. Addirittura lo strumento per misurare la pressione te porti appresso? Ma come stai messo> questa cosa mi fa ridere tanto ma forse va veramente aiutato <Vabbè meglio che esco da sto camerino sennò o divento pazzo pure io o divento dottore>
<Vai vai tra un po' arrivo>
Vado dillà e sono già andati via tutti ma sento la porta aprirsi <Chi è e che te sei scordato?> urlo ma non ho nessuna risposta. Sento dei rumori di tacchi. No non è possibile è venuta qua. Mi si para davanti Anna, la madre di Niccolò, e non ha per niente una faccia amichevole.
<Hai intenzione di rovinare una famiglia?>
<La famiglia non c'entra proprio niente, c'entra solo che Niccolò è bravissimo e gli va data ancora più visibilità>
<Guarda che se glielo dici non so quello che succede>
*flashback*
<Anna è un bellissimo nome lo sai>
<Dai, pure Fabrizio non è male> la sua risata mi inebriava come il suo profumo
<Non è bellissimo solo il nome però, è bellissima anche la donna che lo indossa>
<Oh dai, sono una donna sposata io, sono la signora Moriconi>
<E se per una sola notte facciamo che sei la signora Mobrici?>
Non disse una parola prima che la baciai e neanche dopo. Ci ritrovammo solo sul letto e fu tutto come una danza
[...]
Ci vedemmo di nascosto <Fabrizio... io sono... incinta... e fidati che lo so che è tuo perché dopo di te e prima che me ne accorgessi non era più successo niente con mio marito. Invece poi l'ho dovuto far succedere per nascondere. Non voglio che succeda niente né al bambino né a me, mi dispiace>
<Anna... solo... chiamalo Niccolò per favore, è un nome che mi è sempre piaciuto. Ti prego>
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L'abbraccio di un figlio al padre || Ultimo e Fabrizio Moro
Short StoryFabrizio voleva riprendersi tutto il tempo che aveva sprecato utilizzando la sua, la loro, arma migliore: la musica.