I remember you

127 2 1
                                    

Il viaggio come avevo previsto non è stato poi così pesante tra gli attacchi acuti di ipocondria di Nic, la musica di tutti che usciva dalle cuffiette e le parole scambiate che si perdevano in quello scompartimento del treno come se fosse una situazione del tutto normale.

Finalmente siamo arrivati alla stazione di Sanremo, un quarto d'ora prima ho chiamato Ermal per dirgli di farsi trovare pronto là, così saremmo andati in albergo insieme invece di vedersi direttamente là. Appena il treno si ferma mi guardo bene stavolta dal tirare giù la valigia di Anna e lascio fare al marito. Scendiamo dal treno e mi guardo attorno "Ermal!" urlo appena lo vedo facendolo girare, dato che stava guardando dalla parte opposta "Oh Ermal che piacere rivederti, hai capito tutto, dove sta l'albergo e come arrivare?" "Sìsì, so tutto Fabrì, piuttosto con chi ho il piacere di fare conoscenza?" mi chiede indicando con la testa e con un sorriso "il bambino" accanto a me. Ha un sorriso fisso sul viso e gli occhi che gli luccicano ed è appeso al mio braccio "Lui è il famoso Niccolò di cui ti ho tanto parlato" "Ooh ecco ecco immaginavo, è un piacere conoscerti" dice Ermal allungando la mano verso di lui che si stacca dal mio braccio mentre il resto della famiglia si avvicina "e questa è la sua famiglia" dico con un sorriso mentre Ermal stringe le mani a tutti. "Anche io mi prenderò cura del vostro bambino" sento Ermal dire questa frase e mi si stringe lo stomaco "Allora andiamo tutti insieme? È lo stesso albergo. Fabrì? Fabrizio ci sei?" Ermal mi da una pacca sulla spalla e mi risveglia "Sì, andiamo va" riprendiamo tutti le nostre valigie e ci incamminiamo.

Arrivati in albergo ci salutiamo e ognuno sale nelle sue camere con la promessa che ci saremo rivisti dopo per cena. Appena entrato in camera con Ermal lascio la valigia in un angolo e corro a buttarmi sul letto "Che schifo sei stato sul treno con quei vestiti, sono sporchi" io mi giro con la faccia ancora sprofondata nel cuscino e lo guardo scoppiando a ridere entrambi "Nun comincià co le manie tue" gli dico e riabbandono il viso nel cuscino soffocando la risata. Intanto però agito le gambe "Dai stai calmo, nemmeno è cominciata la gara" mi dice Ermal mentre lui mette saggiamente apposto la sua roba nell'armadio e nei cassetti. Stavolta mi siedo "No vabbè non è solo per quello, ma anche." "Guai in paradiso? Problemi in famiglia?" mi alzo dal letto "Famme mette apposto pure a me va" mi guarda interrogativo ma non aggiunge altro. Tranne ricordarmi che tra poco abbiamo un'intervista. "Nun ce credo de già", scappo in bagno senza chiedere se Ermal ne avesse un bisogno più urgente di me e mi fiondo sotto la doccia andando con i pensieri oltre l'intervista ma già alla cena che sarebbe venuta subito dopo. Dopo tutto il viaggio fino a Sanremo avrei dovuto 'avere il piacere' di stare a tavola di nuovo con tutta la famiglia di Nic, anzi in particolare con un membro di loro.

*flashback*

"Pronto?"

"Pronto Fabrizio.. Sono Anna. Ti sto chiamando dall'ospedale, pensavi mi dimenticassi di te? Impossibile, qualche ora fa ho dato alla luce il nostro pulcino.. è piccolino e sta bene, se vuoi venirlo a vedere senza che nessuno ti noti comincia a partire tra dieci minuti ovunque tu ti trovi in questo momento, gli altri andranno via perché Sandro ha esigenze di lavoro. L'ospedale te lo dissi, a dopo"

Rimasi completamente immobile per quei 10 minuti che mi aveva chiesto, con la mente annebbiata, pensieri che si accavallavano fra loro e contemporaneamente si annullavano a vicenda, così come le emozioni. Come se avessi una sveglia dopo dieci minuti scattai andando alla macchina e guidando veloce fino all'ospedale. Salii di corsa le scale e per fortuna le visite erano ancora aperte per un bel po', non chiesi niente a nessuno ed ebbi fortuna perché nella prima stanza in cui guardai c'era lei seduta sul letto, un po' dolorante e provata ma con una faccia serena "Ciao.." non disse nulla, si alzò piano e mi abbracciò. Inutile dire che piangemmo. Chiamò l'infermiera e spacciandomi per il cugino chiese di portarci dal bambino per vederlo, arrivai davanti ad un vetro ed era proprio lì davanti, un tenero cucciolo con gli occhietti vispi e curiosi. Mi scesero le lacrime di nuovo, la gente che era lì a guardare gli altri loro figli mi faceva i complimenti e mi consolava mentre io facevo lo stesso per loro, non preoccupandomi di fingere perché con loro non ci saremmo mai più rivisti. Volevo prenderlo in braccio ma non si poteva ancora ma mi promise che nei giorni successivi sarebbe successo perché si sarebbe presentata la stessa situazione in cui lui doveva tornare a lavoro e quindi portare a casa anche gli altri due figli.

Il bambino stava bene quindi poteva essere in camera con la mamma e l'occasione del giorno prima si ripresentò quindi Anna non tardò a chiamarmi con le stesse modalità del giorno precedente.

Mi fiondai nella camera ed era lì beato che veniva allattato con quegli occhietti marroni semichiusi. Mi sedetti in silenzio vicino a lei e mi sentivo avvampare il viso cercando di trattenere di nuovo le lacrime. Finì di allattare e mi sorrise dolcemente mentre avvicinava il bimbo a me "Prendilo.." a quel punto le lacrime scesero un ennesima volta e mi sentivo così debole ma poi pensai anche che fosse la cosa più normale del mondo. Lo guardai e sorrisi mentre lo cullavo tra le braccia "Ciao Niccolò. Tu non ricorderai mai queste parole ma sono tuo padre. Vedrai che crescerai benissimo e sarò comunque presente anche se nell'ombra e un giorno ti giuro che ci rincontreremo di nuovo davvero.." lo avvicinai alle mie labbra e gli diedi un bacino sulla fronte. Guardai Anna e anche lei piangeva "Adesso prova a fargli fare il ruttino che ha mangiato" ridemmo e mi sentii un po' impacciato ma riuscii nell'intento "Ti manderò delle foto quanto più possibile Fabrizio, comunque sono sicura che ti somiglierà moltissimo e non parlo esteriormente" lo strinsi forte tra le braccia e respirai tutto il profumo buono che fanno i bambini appena nati.

**

"Fabrizio! Ci sei o devo chiamare qualcuno? Si sta facendo tardi dobbiamo andare!"

'Ah vero buongiorno mondo' "Arrivo Ermal ho fatto, sono vivo!"

L'abbraccio di un figlio al padre || Ultimo e Fabrizio MoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora