<Oh mà, grazie di essere venuta a prendermi> ci interruppe Niccolò poi si rivolse a me <Eh sì Fabrì hai visto stamattina stavo senza macchina ma so arrivato puntuale lo stesso> ne era quasi orgoglioso, come a rinfacciarmi ancora il mio primo ed unico ritardo <Vi siete già conosciuti quindi adesso suppongo ma comunque Fabrizio Anna, Anna Fabrizio>
<Sì non ti preoccupare Nic già fatto, andiamo però. Arrivederci> mi disse solo come fossimo due sconosciuti.
[...]
È arrivato l'ultimo giorno di prove, ormai Niccolò ha attaccato così tanta ansia anche a me, ma io ce la posso fare, devo solo fare del mio meglio per tranquillizzare lui.
È seduto in camerino a fumare una sigaretta <Nic non potresti fumare qui lo sai> ma quasi mi attacca <E chi sei tu, mio padre?>
A quelle parole mi si gelò il sangue, avrei voluto urlarglielo ma non si poteva, soprattutto in quel momento, sarebbe diventato ancora più agitato e isterico.
<Scusa Fabrì non volevo sono agitato. Ma che è sta faccia> giusto, chissà che faccia ho
<Niente, un pochetto sto teso pure io me lo permetterai no?> gli dico con un sorriso <Anzi sai che famo? Passame na sigaretta va> prendo la sigaretta e la accendo sperando che i pensieri svaniscano come il fumo <Spaccherai Niccolò. Io ne sono certo, sei di una bravura ineguagliabile, i tuoi testi, le tue canzoni sono emozionanti, forti, bellissime. Quando sarai la sopra neanche le vedrai quelle migliaia di persone, è come se fossimo ancora alla prove, te, il pianoforte e me se vuoi. Io sono già tanto orgoglioso di te>
Mi fissava <Grazie ancora Fabrì... grazie che ci credi così tanto, di tutto quello che pensi e di credere così in me. Cercherò di rilassarmi giuro>
Le sedie erano vicine e appoggiò la testa sulla mia spalla e non potei fare a meno di stringerlo.
Quando Niccolò si allontanò mi arrivò un messaggio –Sono Anna ho rubato il numero a Nic. Volevo dirti che domani sera ci saremo anche noi tutti-
'Bene' penso. Ma d'altronde è anche normale venire a vedere un figlio e un fratello. Prendo il pacchetto di sigarette di Niccolò e me ne accendo un'altra.
[...]
<Oh figlio mio, sta calmo eh!> non so come ho fatto a pronunciare quel modo di dire, ci sto pensando solo ora; ma forse davvero non c'è tempo per pensare a questo.
<5 minuti Fabrì, 5 minuti! Che sembrano un'ora ovviamente>
<Pensa a me che manca di più come me stai a fa salì l'ansia. Verrà tutto da sé, te l'ho detto, ne avrai altri milioni di momenti così ne sono sicuro. Sai che c'è? Vivili come vuoi i "dietro le quinte". Ma poi sul palco sarai sempre un'altra persona, emozionata quanto i tuoi fan e non vorrai mai deluderli, così darai sempre il meglio di te. Tu lo hai già fatto in tutte queste prove, te l'ho detto. Altrimenti se questo non bastasse c'è il classico "immaginali tutti in mutande"> gli dico ridendo cercando di sdrammatizzare. Riesco a farlo ridere ma sul suo volto torna improvvisamente l'espressione di panico non appena l'operatore gli dice "Niccolò tocca a te", prende in mano un microfono e lo annuncia al pubblico. Spero non mi svenga, davvero.
Io lo guardo dal monitor, è un po' impacciato ma riesce a salutare tutti e spiccicare qualche parola, ha gli occhi che luccicano come non mai.
[...]
Alla fine del concerto scendo dal palco e lo raggiungo in quattro e quattr'otto, gli do l'abbraccio più forte che abbia mai ricevuto <Te lo meriti, ti meriti tutto, hai visto quanti applausi Nic. Lo so riconoscere quando al pubblico piace qualcosa e te sei piaciuto da morì> mi sta per scoppiare in lacrime mentre lo abbraccio ma arriva la famiglia al completo
<Fabrì vabbè mamma già la conosci, questo è mio fratello Valerio, mio fratello Lorenzo e mio padre Sandro>
Il famoso signor Moriconi. Mi sento quasi più isterico di Niccolò prima del concerto nello stringergli la mano. Lo faccio con una stretta forte e decisa e guardandolo bene negli occhi. Mi ringrazia <E di che... Niccolò se lo merita> dico breve e conciso mentre tutti lo abbracciano e gli fanno i complimenti.
Rimango un poco da parte e Anna mi guarda, si avvicina a me <Grazie...> mi dice quasi tra i denti <Hai visto quanto è bravo, ha preso dal papà> gli dico accennando una risata ma sono riuscita a farlo fare anche a lei <ed è pure bello come il padre> mi aggiunge.
Lo salutano, è tempo di andare a festeggiare con tutta la banda.
Abbiamo bevuto un bel po' di vino per festeggiare, io e Niccolò ci facciamo una foto con i calici in mano per postare il successo su Instagram <Ancora grazie Fabrì, non so più come dirtelo>
<Non ti preoccupà Niccolò anzi, grazie a te>
<Ho scoperto che posso farcela pure davanti a tutte ste persone, senza immaginarli in mutande> ride rumorosamente <e ho conosciuto una persona fantastica cioè te, dove sei stato in tutti questi anni?> ride ancora, ma anche se non lo sa sembra mi stia accusando veramente. Già, dove ero in questi anni? Mi sono perso tutto... <Avevi ragione poi quando al bar avevi detto che avremmo avuto molte cose in comune sì.> rideva ancora ininterrottamente, sbiascicava un poco, aveva decisamente alzato il gomito forse bisognava finirla lì e di certo non lo avrei lasciato andare in macchina. <Niccolò io...>
<Dimmi dimmi> si era come bloccato a fissarmi
<Io ti voglio bene, semplicemente questo> non potevo dirgli la verità, ora non mi sembrava giusto
Posò il bicchiere e mi abbracciò <Ti voglio tanto bene anche io, ce l'eravamo detti pure tanto tempo fa senza conoscersi>
Salutammo tutti e lo riportai a casa.
STAI LEGGENDO
L'abbraccio di un figlio al padre || Ultimo e Fabrizio Moro
Storie breviFabrizio voleva riprendersi tutto il tempo che aveva sprecato utilizzando la sua, la loro, arma migliore: la musica.