Fin da piccolo Elia era stato cresciuto sulla base di uno stereotipo, con l'idea di doversi presentare al meglio.
Non mostrare le proprie debolezze.
Non crollare.
"Gli uomini non piangono Elia" gli pronunciò suo padre all'età di otto anni, mentre gli asciugò velocemente una lacrima.Probabilmente quella fu una delle ultime volte che avrebbe davvero ascoltato le parole del padre.Per fortuna non aveva preso da lui.
Dopo il divorzio dei suoi genitori, che avvenne quando era ancora troppo piccolo per comprendere la situazione, andò a vivere da sua madre.
Lei era solare, quasi abbagliante. Aveva la capacità di illuminare ogni persona che incontrava con il suo sorriso. Ed Elia, sotto questo aspetto, era proprio come lei.
Eppure c'era quella frase che, senza saperlo, continuava a condizionarlo. Era una delle poche cose che suo padre gli aveva insegnato, diventando ormai parte di lui.
Era riuscito, però, a ritrarre il meglio da quelle parole. Era quasi diventato il suo scopo nella vita far sorridere le persone e ci riusciva perfettamente.Venerdì 21 dicembre
Elia si trovava a una tombolata organizzata a casa di uno dei suoi migliori amici, Martino.
Si stava divertendo, doveva ammetterlo. All'inizio non ci avrebbe scommesso neanche una lira su quella serata.
Per tutto il pomeriggio infatti fu convinto che quella "festa" si sarebbe rivelata uno schifo, perché nella sua mente c'era l'immagine di una casa senza musica piena di persone con cui non avrebbe mai avuto a che fare prima di quel giorno.
Era passata circa mezz'ora da quando Elia era in quell'appartamento e, doveva ammetterlo, non gli dispiaceva affatto essere lì anche se era in un angolino del soggiorno, lontano da tutti.Si guardò attorno e notò come quella casa era cambiata completamente grazie alle lucine natalizie e gli addobbi che tappezzavano i muri.
Tutti i presenti indossavano maglioni natalizi con renne e pompon annessi, erano in perfetto abbinamento con l'ambiente che li circondava. La maggior parte di loro erano occupati a giocare a tombola o a chiacchierare con i propri amici.
Il suo sguardo fu catturato dalla porta di casa aprirsi rivelando Eleonora Sava, appena tornata dall'Inghilterra, affiancata da un ragazzo dai capelli biondi che cominciò a parlare con Martino.
-"Ehi! vieni!" – lo chiamò il suo amico facendogli cenno di avvicinarsi con la mano.
Elia distaccò le spalle dal muro e raggiunse il gruppetto di ragazzi che si era radunato di fronte l'entrata.
- "Lui è Filippo, il fratello di Eleonora" – continuò il rosso appena il suo amico si avvicinò.
Si girò verso il ragazzo dai capelli biondo platino. Il suo viso era semi-nascosto nel grande sciarpone che gli avvolgeva il collo e che faceva intravedere solo un cenno del suo labbro superiore.- "Elia" – si presentò porgendogli la mano.
- "Filippo" – abbozzò un sorriso ricambiando la stretta.
- "Lui era la persona che volevo presentarvi" – spiegò Martino.
- "è un piacere averti conosciuto" - disse Niccolò rivolgendo un sorriso a Filippo.
- "Il piacere è tutto mio. Martino mi ha parlato di tutti voi" -
- "Beh...non esagerare" - il rosso abbassò lo sguardo verso le sue scarpe.
- "Ma io non sto esagerando, ti ricordi di quando mi hai parlato di Niccolò che..."-
- "Filo!" - lo sgridò Eleonora che spalancò gli occhi.
- "Era giusto per chiacchierare, non ti preoccupare. I suoi segreti sono al sicuro con me". - rispose facendo l'occhiolino a Martino. Il ragazzo rivolse un ultimo sguardo al gruppo di ragazzi.
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Stereotipi|Elippo|SKAM ITALIA
FanfictionCapitolo 1-Accendino- "Erano trascorsi mesi da quando i quattro ragazzi non passavano una serata in completa armonia e serenità, circondati dalle persone che amavano. Elia osservò i suoi amici e, vedendo i sorrisi stampati sui loro volti, desiderò b...